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 2012  giugno 20 Mercoledì calendario

La tregua in Siria dura il tempo della partita - In Siria l’unica tregua che tie­ne veramente è quella del calcio

La tregua in Siria dura il tempo della partita - In Siria l’unica tregua che tie­ne veramente è quella del calcio. Sembra incredibile, ma lunedì se­ra a Damasco, nell’affascinante città vecchia, erano tutti incollati ai televisori dei locali, aperti fino a tardi, per seguire gli Europei del gioco più bello del mondo. La capi­tale siriana è tornata per una notte alla completa normalità lascian­do l’orrore del conflitto alla matti­na dopo le partite dell’Italia e del­la Spagna. La Siria continua a scan­narsi in una sanguinosa guerra ci­vile, i cessate il fuoco non valgono nulla e gli stessi osservatori del­l’Onu gettano la spugna, ma nel di­sastro generale il calcio fa il «mira­colo ». La vecchia Damasco si è ritrova­ta affollata come ai tempi dei turi­sti con negozi, bar e ristoranti che offrivano in diretta le partite di Eu­ro 2012. I siriani li hanno presi d’as­sal­to tifando per l’Italia contro l’Ir­landa del Trap e per la Spagna, che ha battuto la Croazia evitando la vergogna del biscotto. Per assi­stere in prima fila alle partite biso­gnava prenotare con largo antici­po. Complice al frescura serale, dopo il gran caldo del giorno, Da­masco, patrimonio dell’Unesco, è sembrata rivivere davanti ai gol di Cassano e Balotelli. Solo pochi giorni fa i ribelli in ar­mi hanno lanciato un’offensiva nei sobborghi di Damasco, che è stata respinta dalle forze governa­tive. Le raffiche di mitragliatrice e il fumo delle esplosioni davano l’impressione che anche la capita­le rischiasse di diventare una bar­ricata come le città massacrate di Homs, Deraa e al Houla. Dama­sco è st­ata colpita da terribili attac­chi kamikaze di terroristi importa­ti dall’Iraq in una strategia della tensione che fa comodo pure ai fal­chi del regime. Lunedì sera con l’Italia che entrava nei quarti di fi­nale assieme alla Spagna questo clima torbido sembrava essersi dissolto. Verso mezzanotte i tifosi siriani hanno cominciato a torna­re a casa. Un imponente schiera­mento di militari garantiva la sicu­rezza con posti di blocco lungo le arterie principali che portano al centro. Il segnale che la guerra civi­le è dietro l’angolo, come dimo­strano le allarmanti ed incontrol­late notizie di gigantesche mano­vre navali che coinvolgerebbero la flotta russa, cinese e iraniana di fronte alla Siria. Ieri l’agenzia semi ufficiale Fars, legata agli ayatollah di Tehe­ran, ha annunciato «esercitazioni anfibie congiunte lungo le coste si­riane nelle prossime settimane». Secondo gli iraniani l’Egitto sta per autorizzare il passaggio attra­verso il canale di Suez di 12 navi ci­nesi. I russi dovrebbero mandare sottomarini nucleari e portaerei. L’agenzia di Teheran parla di 90mila uomini impiegati, unità di contraerea, missilistiche, 400 veli­voli e mille carri armati. Forse è so­lo propaganda, ma lo stesso regi­me siriano aveva annunciato la «più grande esercitazione milita­re mai compiuta in Medio Orien­te ». Da Mosca, dove è in visita, Bouthaina Shabaan, consigliere del presidente siriano Assad ha però smenti­to la notizia: «È un’informazio­ne falsa, come ce ne sono tan­te sulla Siria». Una guerra dei nervi e della di­sinformazione che ha coinvol­to anche la marina russa. I giorna­li americani hanno rivelato che il Tsesar Kunikov ed il Nikolai Fil­cenkov, avrebbero dovuto rag­giungere il porto siriano di Tartus dove i russi hanno una base. Le na­vi anfibie, zeppe di marines, sono salpate da Sebastopoli, in Crimea, ma per esercitazioni nel Mar Nero. La Gran Bretagna ha bloccato al largo della Scozia il mercantile russo Alaed diretto in Siria. Nella stiva trasporta elicotte­ri d’a­ttacco Mi 25 di Damasco spe­diti in Russia per «riparazioni». La faccenda aveva provocato uno scambio di accuse fra Mosca e Washington. Il governo di Londra ha obbligato la compagnia ingle­se che assicura la nave a ritirare la polizza, come previsto dalle san­zioni europee. Senza assicurazio­ne il mercantile è costretto a rien­trare a Kaliningrad. Nel frattem­po, però, uno dei più importanti esportatori di armi russo sta for­nendo un sistema difensivo missi­listico avanzato a Damasco, che sarebbe un duro ostacolo in caso di intervento aereo alleato in Si­ria.