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 2012  giugno 20 Mercoledì calendario

E nel 2012 crolla il mercato della casa - Crolla il mercato delle case: il bene rifugio più caro agli italiani soffre i colpi della crisi come mai prima d’ora

E nel 2012 crolla il mercato della casa - Crolla il mercato delle case: il bene rifugio più caro agli italiani soffre i colpi della crisi come mai prima d’ora. Le vendite del primo trimestre sono diminuite, rispet­to allo stesso periodo dell’anno scorso, del 17,8%: ma per il settore residenziale il calo sfiora addirit­tura il 20 per cento. Un dato così negativo non era mai stato regi­strato, almeno a partire dal 2004, da quando cioè sono cominciate le rilevazioni trimestrali. Anche le grandi città, che normalmente so­stengono il settore, vedono cali nell’ordine del 20%. E la situazio­ne si annuncia difficile anche per i due trimestri successivi, il secon­do e il terzo 2012. A fare il punto sulle compraven­dite immobiliari è l’Agenzia del Territorio, che misura il mercato sulla base dei rogiti: ma poiché le decisioni di acquisto precedono l’atto di qualche mese, per capire che cosa è accaduto «occorre veri­ficare più correttamente le varia­bili socio-economiche del trime­stre precedente», spiega Gianni Guerrieri, direttore dell’Osserva­torio del mercato immobiliare del­l’Agenzia del Territorio. Agenzia che, in base alla bozza del Decreto Sviluppo, dovrebbe essere sop­pressa e accorpata nell’Agenzia delle Entrate: quindi, si preoccu­pa di assolvere l’Imu dall’accusa di strangolare il mercato. «Non è ravvisabile una correlazione tra i dati di riduzione del mercato im­mobiliare e l’aumento della tassa­zione degli immobili», afferma Guerrieri: la crisi «dipende total­mente dalle condizioni negative della nostra economia, dal conte­nimento della domanda interna e dall’aumento del costo del dena­ro per l’acqui­sto di abitazioni». Ma quanto invece pe­serà l’Imu sull’atteso calo del se­condo e terzo trimestre? Guerrieri insiste: rispetto alla gravità della si­tuazione economica la tassa è so­lo una piccola parte del problema e comunque verosimilmente non sarà l’elemento che determinerà se acquistare o no. La pensa diversamente Mario Breglia, presidente di Scenari Im­mobiliari: «L’acquistodi una casa oggi è una corsa a ostacoli. É già tanto che più di centomila perso­ne, comunque, abbiano compra­to in questi mesi, con tutto quello che succede: la crisi, la rigidità del­le banche nel concedere i mutui, la penalizzazione fiscale, con l’Imu sulle seconde case che sta ammazzando l’investimento in immobili. Anzi, noi avevamo rile­vato un calo della propensione d’acquisto già dalla fine dello scor­so anno. In realtà, la tensione abi­tativa c’è e rimane forte: almeno 600mila persone comprerebbero casa, ma non possono farlo per l’impossibilità di accedere al mu­tuo. Oggi, infatti, per ottenerlo ser­vono garanzie molto maggiori che in passato, e comunque non copre più del 60-70% del valore re­ale dell’immobile. E nella catego­ria del “vorrei ma non posso” tro­viamo i giovani che vorrebbero mettere su famiglia, ma anche gli immigrati regolari, i cui acqui­sti di case negli ultimi anni si sono dimezzati: senza di­menticare gli esodati, che magari avevano fatto con­to di utilizzare la liquidazio­ne per la casa e ora devono usarla per vivere. Anche l’al­ternativa dell’affitto è sempre più difficile: in Francia la legge age­vola chi acquista immobli da affit­tare, qui invece viene penalizza­to ». Anche per la Confedilizia «con l’Imu gli effetti sul mercato immo­biliare sono disastrosi, soprattut­to in riferimento alla totale scom­parsa dell’investimento per loca­re, con i conseguenti effetti sociali che già cominciano a vedersi». Tanto più che a soffrire della cri­si delle compravendite sono tutte le grandi città italiane, che regi­strano complessivamente un tas­so tendenziale pari a- 17,9 per cen­to. Spiccano le forti flessioni di Pa­lermo (-26,5%), di Genova (-21,8%) e di Firenze (-21,1%). Ma anche a Roma il mercato è diminu­ito del 20,6%, a Milano del 10,7%, a Torino del 18,1%, a Bologna del 18,4%. Il calo più contenuto (-9,8%) è invece a Napoli. Non va meglio nell’hinterland, dove il mercato delle abitazioni presenta complessivamente una discesa del 15,9 per cento. Laura Verlicchi *** Il boom del mattone inglese contro le super tasse - Tassa e ritassa, alla fine l’italiano scap­pa. Succede così che, chi può permetterse­lo, porta all’estero,legalmente, soldi,baga­gli e domicilio fiscale. Accade nel vicino Canton Ticino, dove molti connazionali comprano casa ma anche a Londra. Un con­cetto valido anche per altri Paesi che minac­ciano alte tasse per i supericchi. Tanto che ieri il premier inglese, Came­ron, ha detto di essere pronto a «stendere il tappeto rosso» ai francesi che andranno in Gran Bretagna se il presidente francese Hol­lande metterà l’aliquota del 75% per redditi superiori al milione di euro. E se il ministro transalpino per gli Affari europei, Bernard Cazeneuve, ha risposto di essere sicuro del «patriottismo» degli imprenditori francesi, in patria monta già la polemica. Del resto gli inglesi, in fatto di tasse so­prattutto sulla casa, sono molto permissivi. Ed è per questo che l’introduzione dell’Imu, che colpisce pri­me, mainparticolaresecon­de case in maniera davvero insostenibile, ha favorito gli investimenti in mattone in­glese, che oltretutto non so­no neppure proibitivi, gra­zie all’euro che resta forte nei confronti della sterlina. E proprio a Londra gli italia­ni hanno investito massic­ciamente in immobili di pregio, a partire dal gennaio scorso. Il risultato, non certo con­fortante, è che gli investitori del Belpaese hanno sorpassato ogni altra nazionalità nel­la classifica degli acquirenti più attivi. Russi compresi. Stando ai dati dell’agenzia immobiliare Knight Frank, pubblicati ie­ri dal Sunday Times , il 7,6% del totale dei rogiti nei quar­tieri alti della capitale bri­tannica, ossia Chelsea, Kni­ghtsbridge e Mayfair, è sta­to effettuato da italiani. Un dato che nel 2011 sfiorava solo il 4%. Un aumento di quasi il 100%. «In questi me­si abbiamo avuto lunghe co­de di italiani che si sono ri­volti a noi per trasferirsi a Londra»,ha riferito al domenicale britanni­co Marco Pasi, proprietario della Global M&P Properties, agenzia specializzata in Kensignton&Chelsea. «È una scelta impor­tante soprattutto per la vita dei loro figli: per la qualità dell’istruzione e la possibilità in fu­turo di trovare un lavoro. Comprare casa nella capitale britannica offre, poi, anche la possibilità di proteggere la ricchezza accu­mulata ». Sullo sfondo lo spettro della crisi molto forte che l’Italia sta attraversando. Ed è per questo che Londra, per molti, è un’opzione possibile. Anche perché la Gran Bretagna è slegata dall’euro, ha una giustizia efficiente e leggi fiscali molto chiare. Gli esempi non mancano. Gary Hersham, direttore dell’agenzia Beau­champ Estates, ha di recente venduto un appartamento a una coppia di italiani per cinque milioni di sterline.L’esodo,secon­do lui, è appena iniziato. E le contro misu­re adottate dal governo Monti, che ha pen­sato di applicare una tassa dello 0,76% an­che per le case degli italiani all’estero, pos­sono essere agevolmente superate. Basta intestare la casa a una società con sede in qualche isoletta della Manica, pratica­mente dei paradisi fiscal e il gioco è fatto. Maddalena Camera