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 2012  giugno 19 Martedì calendario

L’ultima trovata dei professori: vogliono rubarci persino le ferie - Le ferie, già compromesse dalla crisi, potrebbero essere rovi­nate da un numero

L’ultima trovata dei professori: vogliono rubarci persino le ferie - Le ferie, già compromesse dalla crisi, potrebbero essere rovi­nate da un numero. O meglio da una frazione, cioè dal rapporto tra un numeratore che è il deficit e un denominatore che rappresenta il Pil, la somma del valore di tutte le attività economiche del Paese, da­gli stipendi agli scambi. L’impe­gno dell’Italia con l’Ue è di porta­re il rapporto deficit Pil vicino allo zero nel giro di uno o due anni, ma dalle parti dell’esecutivo è spunta­ta anche l’idea di farlo agendo sul denominatore, cioè facendo au­mentare il Pil. Attenzione, non fa­vorendo la crescita con qualche magia keynesiana, come si augu­ra un bel pezzo di maggioranza, e neppure premendo sull’accelera­tore della produttività, vero pro­blema irrisolto dell’Italia. L’idea è di togliere una settimana di ferie agli italiani che lavorano. La battuta è scappata ieri al sot­tosegretario all’Economia Gian­franco Polillo. «Nel brevissimo pe­riodo, per aumentare la produtti­vità del Paese - ha spiegato - lo choc può avvenire dall’aumento dell’input di lavoro, senza varia­zioni di costo; lavoriamo media­mente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve». Secondo Polillo, «avrem­mo un impatto sul Pil immediato di circa un punto». Non è la prima volta che l’idea salta fuori. Negli anni Settanta, mentre la politica iniziava a minare le fondamenta dello Stato innescando la miccia del debito pubblico e metteva il co­sto del lavoro in un binario che avrebbe di lì a poco trasformato l’Italia in uno dei paesi meno com­petitivi dell’occidente, si iniziaro­no ad abolire le festività. Ci ha pro­vato anche l’ultimo governo con Giulio Tremonti, in modo forse più semplice, concentrando alcu­ne feste civili come il 25 aprile e il primo maggio nelle domeniche prossime alla ricorrenza. Polillo spera di risolvere taglian­do le ferie di una settimana. Il sot­tosegretario che è un economista di valore, ha precisato che questa misura avrebbe senso nel brevissi­mo tempo. Tradotto, significa che la settimana rubata a spiaggia e ombrellone sarebbe solo una top­pa sul buco, una tassa per compen­sare il vero male antico dell’Italia che è una produttività bassissi­ma. Un’ora del nostro lavoro vale meno di quella di un tedesco o di un francese. Negli ultimi anni la nostra produttività è calata ulte­riormente, mentre nel resto d’Eu­ropa è cresciuta. E in questo conte­sto aggiungere una settimana di la­voro serve a poco. Il sottosegreta­rio rilancia: «Se per i lavoratori di­pendenti tre mesi di ferie l’anno in media vi sembran pochi». Ma i suoi appelli cadono di fronte al­l’obiezione che, questo governo non ha i titoli per chiedere più pro­duttività. Idea «confusa e non ge­niale » per la Cgil. Per Rosi Bindi, con il boom di disoccupati «non è la soluzione».Va al vero nodo la Ci­sl: «Se Polillo vuole fare qualcosa per far ripartire la produttività, fac­cia ripristinare la detassazione de­gli accordi aziendali e territoria­li », auspica il segretario confede­rale Luigi Sbarra. Il fatto è che è sta­to l’esecutivo Monti a imporre una stretta alle misure per favori­re la produttività introdotte dal mi­nistro Sacconi. Lavorare più ore senza stimolare la produttività ­sintetizzava ieri un sindacalista ­«è come premere sull’accelerato­re quando la macchina piantata nel fango». La rinuncia a una setti­mana di ferie peraltro, osservava ieri il Pd Armando Cirillo, penaliz­zerebbe il Turismo. Ma c’è un’altra obiezione, me­no immediata, ma molto attuale. Se più Pil serve per fare crescere il denominatore e quindi per fare ca­lare il valore del famoso rapporto con il deficit, allora si potrebbe puntare sul numeratore. In altre parole, tagliare la spesa pubblica. Gli italiani avrebbero le ferie sal­ve. E non solo quelle. Il lavoro del governo su questo fronte va avanti e la spendig re­view potrebbe arrivare al consi­glio dei ministri alla fine della setti­mana. Tra le novità circolate ieri, l’aumento della cifra attesa dai ri­sparmi di circa 7 miliardi. Da tro­vare con tagli ai ministeri o con mi­sure sul pubblico impiego. Anche se ieri l’unica che circolava era una stretta sulle promozioni.