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 2012  giugno 19 Martedì calendario

Il terzo salvataggio di Atene rischia di costare caro all’Italia - È durata poco la soddisfazio­ne ai vertici dell’Eurozona per il fatto che in Grecia hanno vinto i partiti che vogliono che il Paese rimanga nell’euro

Il terzo salvataggio di Atene rischia di costare caro all’Italia - È durata poco la soddisfazio­ne ai vertici dell’Eurozona per il fatto che in Grecia hanno vinto i partiti che vogliono che il Paese rimanga nell’euro. È errato suppor­re che ciò farà diminuire i pro­blemi del no­stro debito pub­blico, per non parlare di quel­lo spagnolo. Infatti, l’eu­ro continua a essere sotto at­tacco come pri­ma, semmai più di prima, perché comun­que la Grecia ha bisogno di aiuti addizio­nali e non si sa se, e quando, e come l’Unione europea deci­da di darglieli. In ogni caso, l’Italia dovrà pagare ancora per la Grecia, salvo nell’ipo­tesi di miraco­li, che spieghe­rò più avanti. L’attacco speculativo contro l’euro da parte della grande finanza del­l’area del dollaro, che vorrebbe sopprimere la moneta europea, continua con l’appoggio degli economisti keynesiani di sini­stra, capeggiati da Paul Krugman. Questi sostiene che ora l’Eurozo­na st­a peggio che se in Grecia aves­se vinto la sinistra estrema, avver­saria dell’euro. Il che non è vero: la scelta era tra un terremoto di scala 10, con la Grecia in rivolta e nel caos, e uno di scala 6, con una coalizione di centrodestra che de­ve cercare l’incerto aiuto euro­peo. Ci siamo presi il terremoto di scala 6, con il caseggiato europeo in gran parte non a norma, che ha crepe che si accrescono,sotto l’at­tacco della finanza internaziona­le. Il Wall Street Journal scrive, pessimisticamente, che la mag­gioranza del nuovo governo gre­co, costituita da Nuova Democra­zia ( il centrodestra) e il Pasok (i so­cialisti) è piccola e per sua natura instabile. Il nuovo governo, con i 129 seggi di Nuova Democrazia e i 33 del Pasok ha 162 seggi contro i 138 dell’opposizione, una mag­gioranza sottile. E alla Grecia, che ha un Pil di 240 miliardi, per ridur­re il deficit dal 10 del Pil al 5,5% ser­vono 11 miliardi. La manovra del precedente governo è insufficien­te, essendoci una recessione, con decrescita del 5% del Pil che ridu­ce le entrate. Maggiori tasse di­struggerebbero quel poco di ener­gie produttive che è rimasto. E i nuovi tagli di spesa non sono pos­sibili in modo rapido, nella misu­ra desiderata. In Grecia ci sono pensioni e salari troppo alti, un be­nessere fittizio. Basti dire che il Pil pro capite greco è 24mila euro, contro il nostro di 26mila, con una differenza abissale di capaci­tà industriali. Atene, così, ha un enorme deficit di bilancia con l’estero. Sino ad ora la Grecia ha ricevu­to aiuti per 240 miliardi di euro. Potrebbe rimettersi a posto solo se riprendesse a crescere. Ora ha bisogno di un aiuto, per mantene­re il deficit al 7-8% quest’anno e scendere al 5% nel 2013. Dunque le servono 12 miliardi nel bien­nio. Una parte potrebbe venire dal bilancio europeo, che è di 140 miliardi, con stanziamenti straor­dinari del fondo regionale di svi­luppo e del fondo sociale, ma te­mo che questo miracolo non acca­da. E temo non accada l’altro mi­racolo, che la Bce presti alla Gre­cia altri 12 miliardi, comprando suo debito pubblico a basso tas­so. Ammesso che l’Unione euro­pea si decida a concedere altri sol­di alla Grecia la farà con il Fondo salva-Stati, a cui noi italiani con­tribuiamo al 17%. Per ora, però, Angela Merkel è sul negativo e re­gna un gran scetticismo sul futu­ro dell’euro. Ciò anche per l’erro­re di Monti, che insiste nel chiede­re alla Germania che accetti l’emissione degli Eurobond.Que­sti consistono nel mettere insie­me, in un unico pacco di debito pubblico europeo, i debiti italia­ni, tedeschi, francesi, spagnoli, portoghesi e compagnia bella. Bild , giornale popolare tedesco diffusissimo, pubblica la foto di Obama, Hollande (neopresiden­te francese), Barroso (il presiden­te portoghese della Commissio­ne europea), Rajoy (il premier spagnolo) e Monti col titolo «Que­sti vogliono i nostri soldi». Il risul­tato è preoccupante perché, men­tre su ciò la Germania non cede, questa richiesta la fa irrigidire sul resto. E ciò avvalora la sensazione degli operatori che l’euro non reg­gerà. Monti dovrebbe unirsi a Dra­ghi nel chiedere che si faccia l’unione bancaria europea per mettere ordine nelle banche e ri­lanciare il credito, e si attui un pro­gramma europeo di investimenti con progetti robusti per invertire la recessione che rende difficile riequilibrare i bilanci e ridurre il rapporto tra debito e Pil, in quan­to riduce il Pil. E comunque la poli­ti­ca di crescita occorre per l’Italia, che non è la Grecia, e deve pensa­re ad aiutarsi da sé.