FULVIA CAPRARA, La Stampa 20/6/2012, 20 giugno 2012
Cinema d’Italia nonostante tutto una bella giornata - Sembrava morto, e invece è pieno di vita, fermenti, inversioni di tendenze
Cinema d’Italia nonostante tutto una bella giornata - Sembrava morto, e invece è pieno di vita, fermenti, inversioni di tendenze. Nella torrida estate della crisi, la fotografia della situazione cinematografica italiana, presentata oggi alla Luiss di Roma, funziona come un’iniezione di ottimismo. I dati, raccolti nel rapporto sul «Mercato e l’industria del cinema in Italia» curato dall’Ente dello Spettacolo presieduto da Dario Viganò, si riferiscono alla stagione 2011 e quindi non parlano dell’inverno appena finito, sicuramente meno felice. Però i segnali sono forti, chiari, e anche inattesi. Aumenta il numero dei film prodotti in Italia, cresce l’occupazione nel settore, diminuisce in modo radicale la quota delle pellicole realizzate con i sostegni statali, facendo vacillare, finalmente, il vecchio stereotipo del cinema italiano super-assistito: «I contributi di natura pubblica - si legge nel Rapporto - hanno toccato nel 2011 il minimo storico in valori sia assoluti, 23,0 milioni di euro, sia percentuali, 5,4%.» Dei 132 film completamente italiani (cioè realizzati senza l’aiuto di fondi stranieri) prodotti al termine dell’anno scorso, contro i 114 del 2010, e i 97 del 2009, la maggioranza (84) «porta la firma del capitale privato mentre 48 sono prodotti con l’aiuto dei contributi statali». Il miracolo ha ovviamente la sua ragione: «Il graduale declino della contribuzione dello Stato al settore cinematografico appare parzialmente compensato dal credito d’imposta che nel 2010 ha “coperto” una quota pari al 32,5% e nel 2011, secondo le prime stime, al 41,7%». In tutto i film prodotti sono stati 155, «la migliore performance della storia recente del nostro cinema, seconda soltanto al record del 1960 quando furono prodotti e co-prodotti 163 titoli». Un’epoca d’oro che sembra lontanissima, e invece, stando ai numeri, non è poi così remota. Nella Top 20 dei film con i maggiori incassi, sono ben nove le posizioni occupate dalle opere made in Italy. Dopo il fenomeno Zalone con Che bella giornata (48,47 milioni di euro di introiti), al terzo e al quarto posto ci sono Immaturi eQualunquemente , all’ottavo Femmine contro Maschi , all’undicesimo I soliti idioti . Seguono La peggior settimana della mia vita , Vacanze di Natale a Cortina , Nessuno mi può giudicare eLa banda dei Babbi Natale . Insomma, la commedia stravince, in tutte le possibili salse, elegante, sboccata, demenziale, multietnica. Ne fa le spese perfino l’imbattibile cinema americano, mentre guadagnano posizioni i film inglesi e tedeschi, in attesa, per il 2012, con i successi di Quasi amici , The artist e gli altri, del grande boom francese: «La produzione statunitense risulta in flessione sia in termini di presenze, scese per la prima volta sotto la soglia del 50%, sia di incassi, calati dal 63,79% al 50,20%». Anche alle major, simbolo dello strapotere hollywoodiano, capita di dover battere in ritirata. È accaduto alla Sony Italy, osserva Viganò, «che nell’ultimo bilancio ha lasciato sul campo attività per quasi 20 milioni di euro con un passivo di 4 milioni». La classifica delle società di produzione che hanno guadagnato di più è guidata da RaiCinema, seguono Medusa e Warner Bros. Nel campo della distribuzione gli equilibri cambiano, «Medusa Film» in testa e «Warner Bros Italia» subito dopo. Il Fondo unico per lo Spettacolo, minacciato da tagli sostanziali, tanto da far scendere il cinema italiano in piazza, nella famosa manifestazione dell’ottobre 2010 in coincidenza con la serata inaugurale del Festival di Roma, ha mantenuto gli stessi livelli dell’anno precedente «stanziando per il 2011, 75,8 milioni di euro». Ma le sorprese non finiscono qui: «Nel triennio le forze lavoro complessive del cinema sono aumentate di 7.497 unità, pari al 9,7%, e 5307 di queste, ossia il 70,8%, appartengono ai gruppi di lavoratori che riescono a mettere insieme oltre 100 giorni di contribuzione annua».