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 2012  giugno 20 Mercoledì calendario

1944: i miei esami di maturità durante il D-Day - Gentile Direttore, l’articolo «La notte prima degli esami» di ieri mi ha fatto rivivere i miei esami di maturità e, nonostante il terribile momento in cui mi sono trovata a sostenerli, mi hanno riempito di nostalgia

1944: i miei esami di maturità durante il D-Day - Gentile Direttore, l’articolo «La notte prima degli esami» di ieri mi ha fatto rivivere i miei esami di maturità e, nonostante il terribile momento in cui mi sono trovata a sostenerli, mi hanno riempito di nostalgia. I miei esami di maturità (o meglio di diploma) li ho sostenuti nel 1944, esattamente nel mese di giugno. Quell’anno, per cause belliche, gli esami erano stati aboliti e bastavano gli scrutini; ma io che frequentavo la III classe superiore dell’Istituto Tecnico Commerciale (allora le scuole funzionavano secondo la riforma Gentile), mi ero preparata da sola per poter dare gli esami di IV superiore, e cioè gli esami per il diploma. Erano tempi molto duri: la mia famiglia composta da madre e due figlie di cui io ero la maggiore (il papà era in Etiopia dal 1935 e si erano interrotti i contatti fin dal 1940), aspettava che io finissi la scuola e trovassi un lavoro al più presto per aiutare le magrissime finanze. Nonostante tutto, i miei 18 anni erano spensierati e allegri, trovavo il tempo per studiare, per fare lo struscio serale in centro con le mie amiche (non oltre le 19 perché poi scattava il coprifuoco), e davo lezioni private ad alcuni bambini delle scuole medie per guadagnare qualche soldo. Eravamo afflitti dai disagi di cui soffrivano tutti fra i quali la fame, il freddo, la mancanza di scarpe, abiti ecc. Il giorno degli esami mi presentai con la paura comune a tutti i maturandi, aggravata dal fatto che avevo l’assoluta necessità di essere promossa. Mentre i professori mi interrogavano, alcuni di loro erano occupatissimi a parlare fra loro sottovoce: l’insegnante di economia che, insieme a molti altri, non aveva aderito alla Repubblica di Salò rischiando il licenziamento, dava ai colleghi una clamorosa notizia: era il 7 giugno 1944 e il giorno prima gli alleati erano sbarcati in Normandia. Così ricordo i miei esami di maturità e ricordo anche che pochi giorni dopo venni chiamata in uno studio professionale come ragioniera, malpagata, con un orario di lavoro che durava fino alle 19, ora del coprifuoco. Non posso dire «bei tempi», ma solo che ero giovane e incosciente e che, nonostante tutto, ero felice. V. BETTONI