Maria Laura Rodotà, Corriere della Sera 20/06/2012, 20 giugno 2012
SCONFITTA E MULTATA: SALVATE SEGOLENE DAI SUOI TROPPI NEMICI
Capita alle donne che passano o hanno passato i cinquanta di provare la sensazione che tutto stia andando in malora. Nel caso di Ségolène Royal qualche motivo c’è. Dopo aver perso le elezioni presidenziali, il padre dei suoi quattro figli (ora all’Eliseo con la nuova fidanzata), la segreteria del partito socialista, le primarie per il candidato presidente, e domenica scorsa il seggio di deputato a La Rochelle (dopo che la nuova fidanzata aveva incoraggiato il suo avversario Olivier Falorni via Twitter), ha rischiato una multa di 75 mila euro e una condanna all’ineleggibilità per avere concesso la sconfitta alle 19 e 50; dieci minuti prima della fine dell’embargo sui risultati. Royal è stata spesso accusata di vittimismo; ma se stavolta ha dichiarato — su Twitter, pure lei — di sentirsi «vittima di un accanimento», non si può darle torto. Anche se forse proprio il suo senso del dovere le ha creato quest’ultimo guaio.
La multa non arriverà. Il Conseil National de l’Audiovisuel ha deciso di non sanzionare né lei né i media che hanno dato la notizia. La condanna sembra improbabile, dovrebbe arrivare dopo un’indagine della commissione di controllo sulla campagna elettorale o del procuratore della Repubblica. Di una repubblica con un neopresidente preoccupato; per il disastro politico-personale prodotto dalla gelosia retroattiva della sua «première gaffe» (Valérie Trierweiler non voleva essere chiamata première dame; c’è riuscita) e dal declino della sua ex compagna. «Bisognerà trovare qualcosa da fare a Ségolène», si dice al partito e sui social network. Bisognerà arginare l’antipatia crescente per Valérie; la sciuretta mannara sta facendo rivalutare lo charme narcisista di Carlà e l’ostentato eroismo da madonnina infilzata di Ségo. Che nelle ultime elezioni presidenziali si è comportata molto bene, e ha fatto campagna a tappeto per Hollande. Come aveva fatto quattro anni fa, in America, Hillary Clinton, dopo essere stata sconfitta alle primarie da Barack Obama. Ma non era la sua ex, e ora è un segretario di Stato, non una signora neotrombata. E «macellata», commentavano ieri, sul solito Twitter, molti francesi.
Anche per aver avuto troppa fretta nell’affrontare, da ardimentosa figlia del colonnello Royal (un militare reazionarissimo a cui, da ragazza, fece causa) la batosta di La Rochelle. Però adesso Ségo è un personaggio in cui s’identificano le donne di mezza età più o meno disgraziate e più o meno divorziate. Solo, è più tenace della media. «La mia determinazione resta intatta», dichiara; e forse punta a diventare segretario del Ps, sfidando la sua «miglior nemica» Martine Aubry al prossimo congresso. Intanto, in Francia e altrove ci si appassiona al nuovo pasticcio. E non si rimpiangono Nicolas Sarkozy e le sue mogli: la telenovela Hollande-Royal-Trierweiler è più intricata, attuale, accessibile. Meno patinata, più faida da famiglia medioborghese allargata. Non manca nulla, dalla neocompagna intrigante ai figli di primo letto che non le parlano più. Incluso il primogenito Thomas, avvocato ventottenne gentile e perfido. Ai giornalisti di Le Monde che gli chiedevano come mai non usasse il suo account su Twitter, ha risposto sorridente «François non si fida dei miei tweet»; ma alludeva alla non-matrigna, che Hollande ha dovuto sconfessare. Una piccola soddisfazione, per una plurisconfitta che resta presidente della regione del Poitou-Charentes, mamma apprezzata, e donna con cui si finisce per ammettere «tu non molli mai». Come diceva, in Come eravamo, alla militante Barbra Streisand il più composto Robert Redford, che l’aveva mollata.
Maria Laura Rodotà