Notizie tratte da: Malcom Gladwell # Avventure nella mente degli altri # Mondadori 2012 # pp. 392, 18,50 euro., 20 giugno 2012
Notizie tratte da: Malcom Gladwell, Avventure nella mente degli altri, Mondadori 2012, pp. 392, 18,50 euro
Notizie tratte da: Malcom Gladwell, Avventure nella mente degli altri, Mondadori 2012, pp. 392, 18,50 euro.
Anni fa la Heinz Company condusse una ricerca di mercato mandando gli operatori a casa delle persone per vedere come veniva usato il ketchup. Uno di loro notò che i bambini a tavola non potevano prendere liberamente la bottiglia di salsa, che pesava più di un chilo. Ma un bambino di cinque anni, lasciato libero di servirsi, consuma circa il 60 per cento di ketchup in più rispetto a un adulto. L’azienda capì che doveva mettere il condimento in una bottiglia che i piccoli potessero maneggiare: furono inventate le confezioni di plastica morbida che si spremono. Nelle case in cui vengono usate, il consumo di ketchup è cresciuto del 12 per cento.
Per vincere la disapprovazione verso le tinture per capelli, la pubblicitaria Shirley Polykoff per l’azienda Miss Clairol pensò lo slogan «Lo fa o non lo fa?». S’ispirò alla madre dell’uomo amato, un’ebrea ortodossa dai capelli neri severamente tirati indietro, la quale, contrariata, aveva fatto notare al figlio che la fidanzata si tingeva i capelli.
Ilon Specht, unica ragazza tra i creativi della McCann, a pensare come dovesse essere lo spot per le tinture L’Oréal: «Volevano fare qualcosa con una donna seduta a una finestra e il vevnto che soffia fra le tende. La donna non era nient’altro che un oggetto, mi sembra che non parlasse nemmeno». Piena di rabbia per l’immagine da stereotipo, buttò giù lo slogan: «Perché io valgo».
L’antropologo canadese Grant McCracken parla di una «tavola periodica della biondezza», secondo la quale le bionde si dividono in sei categorie: la esplosiva (Marilyn Monroe, Mae West), la solare (Doris Day, Goldie Hawn), la sfrontata (Candice Bergen), la pericolosa (Sharon Stone), quella di società (C.Z. Guest), la fredda (Marlene Dietrich, Grace Kelly).
Herta Herzog inventò il nome delle sigarette Oasis. Furono le conoscenze psicoanalitiche a suggerirglielo: Oasis, richiamando alla mente le sorgenti fresche e gorgoglianti, avrebbe esercitato una grande attrattiva su persone affette da fissazione orale come i fumatori.
Emile Zola, amico d’infanzia di Cézanne, tutore e consigliere per il pittore. Fu lui a convincerlo a trasferirsi a Parigi dalla Provenza. In una lettera: «Parigi ti offre un vantaggio che non troveresti altrove, quello dei musei, dove si possono studiare i maestri dalle 11 fino alle 4. Ecco come potresti dividere il tuo tempo. Dalle 6 alle 11 in uno studio a ritrarre modelli dal vero; poiil pranzo; e da mezzogiorno alle 4 al Louvre o al Lussemburgo, a copiare il capolavoro che più ti piacerà. Saranno nove ore di lavoro; credo che ti basteranno». Per convincerlo gli fa anche i calcoli per le spese: «Una camera 20 franchi al mese, una colazione 18 soldi e un pranzo 22 soldi, il che fa due franchi al giorno, 60 franchi al mese… dovrai inoltre pagare il tuo studio di pittura: l’Atelier Suisse, uno dei più a buon mercato, costa credo 10 franchi al mese; inoltre metti 10 franchi di tele, totale 100 franchi. Ti resteranno dunque 25 franchi per il bucato, il lume, mille piccole cose indispensabili».
Cézanne ebbe la sua prima personale all’età di 56 anni grazie ad Ambrose Vollard che, spinto da Pissarro, Renoir, Degas e Monet andò di persona ad Aix per acquistare opere sue. Una la trovò impigliata fra i rami di un albero: una natura morta gettata lì dall’autore stesso, disgustato.
Vollard posò per centocinquanta volte, dalle otto alle undici e trenta del mattino senza interruzione, per un ritratto che Cézanne voleva fargli ma che poi abbandonò trovandolo brutto. Durante una posa Vollard si addormentò e cadde. Fu ripreso dall’artista, irritato: «Una mela si muove?».
Cézanne in preda alla frustazione tagliava a fette le sue tele.
Per portare a termine Huckleberry Finn Mark Twain impiegò quasi dieci anni.
Secondo le stime di Eric Hanushek, economista alla Stanford University, gli allievi di un pessimo insegnante impareranno in media in un anno di scuola il corrispondente di mezzo anno, quelli di un ottimo insegnante il corrispondente di un anno e mezzo.
Secondo John Douglas e Robert ressler dell’Fbi, i serial killer si dividono in due categorie. Il killer organizzato pianifica l’omicidio, seleziona e bracca la vittima con l’astuzia o l’inganno, mantiene il controllo durante tutta l’aggressione, prende tempo con la vittima e mette in atto tutte le sue fantasie, non lascia armi, nasconde il corpo. Il killer disorganizzato sceglie la vittima a caso e la assale all’imporvviso, lascia armi sul posto, il delitto è approssimativo e spesso la vittima ha modo di reagire. Ciscuno di questi stili corrisponde a una personalità: l’assassino organizzato è intelligente e si esprime bene, si sente superiore agli altri; il disorganizzato non ha nulla di attraente e ha una cattiva immagine di sé, spesso soffre di qualche tipo di menomazione, è chiuso, non ha moglie o fidanzata; se non vive da solo vive con i genitori; ha materiale pornografico nascosto nell’armadio e se ha la patente guida dei rottami.
A metà degli anni Novanta il ministero degli Interni britannico analizzò 184 delitti per vedere quante volte i profili avevano portato all’arresto di un criminale. Essi avevano funzionato in cinque casi.
La correlazione fra quoziente d’intelligenza e rendimento sul lavoro, in una scala che va da 0,1 (minimo) a 0,7 (massimo), è compresa tra 0,2 e 0,3.
Secondo gli psicologi Hogan, Raskin e Fazzini, i manager scadenti si dividono in tre categorie: il “nuotatore”, che fa carriera perché non prende mai decisioni difficili e non si fa dei nemici; “homme de ressentiment” è quello che ribolle sotto la superficie e complotta contro gli avversari; il “narcisista”, la cui autostima lo porta in alto nella scala gerarchica. I narcisisti sono manager terribili, restii ad accettare suggerimenti perché convinti di apparire deboli, certi che gli altri non abbiano mai qualcosa di utile da dire, inclini ad attribuirsi più meriti di quanto sia legittimo, ma mai responsabili dei fallimenti. Eppure, siccome esprimono giudizi con sicurezza, in una situazione di gruppo diventano più influenti di altri: grazie alla loro fiducia in se stessi si autocandidano e in caso di vuoto di leadership prendono il posto di comando.