Morya Longo, Il Sole 24 Ore 20/6/2012, 20 giugno 2012
I DANNI «COLLATERALI» CHE FERISCONO L’ITALIA
Potremmo chiamarli danni "collaterali". Il deprezzamento dei titoli di stato e dei bond bancari sta facendo terra bruciata intorno agli istituti di credito italiani: dato che ormai per ottenere qualunque tipo di finanziamento tutte le banche devono consegnare titoli in garanzia (chiamati appunto "collaterali"), più questi titoli si deprezzano meno finanziamenti le banche italiane riescono ad ottenere. In Spagna è ancora peggio: proprio ieri la cassa di compensazione Lch ha aumentato le garanzie richieste a chi consegna titoli di Stato spagnoli. È così che la bufera in Borsa, i rating e le regole della finanza finiscono per esasperare una crisi diventata ormai economica e sociale: perché tagliano le gambe proprio a chi, per la sola "sfortuna" di trovarsi in un Paese debole, è più in difficoltà.
Prendiamo per esempio i finanziamenti presso la Bce. L’istituto centrale presta alle banche tutti i soldi di cui hanno bisogno. C’è un’unica condizione: che queste diano alla stessa Bce dei titoli in garanzia. Cioè del "collaterale". Ebbene: più il rating di questi titoli è basso, meno soldi la Bce eroga. Dato che le banche dei Paesi più deboli hanno da offrire titoli di Stato o bond bancari con rating più bassi (perché il loro portafoglio è spesso concentrato sul proprio Paese), la loro possibilità di "abbeverarsi" a Francoforte è dunque limitata. Ma il problema vero nasce per le banche con rating "spazzatura" (sotto la "BBB-"): dato che la Bce non accetta nulla con quel tipo di rating (con alcune eccezioni per Grecia, Irlanda e Portogallo), questi istituti perdono la possibilità di consegnare in Bce le proprie cartolarizzazioni o i propri bond. Dunque perdono in parte le possibilità di finanziarsi a Francoforte.
Stesso discorso sui derivati. Ogni banca stipula contratti derivati con controparti internazionali. I più comuni sono gli swap, che servono per coprire i rischi di tasso. Ogni contratto di questo tipo è garantito da titoli dati come "collaterale". Ebbene: più si deprezzano questi titoli, o più si deteriora la qualità stessa della banca italiana, più le controparti estere chiedono di reintegrare le garanzie. E, sostengono alcuni banchieri, in alcuni casi ormai non accettano più nemmeno i BTp: vogliono solo Bund tedeschi, T-Bond Usa o cash. Ecco perché le banche più deboli si indeboliscono sempre di più. In Italia non c’è ancora allarme "rosso", come in Spagna, anche perché la Bce ha abbondantemente foraggiato tutte le
banche. Ma i danni "collaterali", soprattutto negli istituti medio-piccoli, si vedono già.