Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 19 Martedì calendario

UN ANTENATO BIANCO PER MICHELLE: FIGLIO DI SCHIAVISTI NEL PROFONDO SUD —

Ad alcuni fa piacere. Ad altri meno, perché non vogliono passare per schiavisti. È una storia di «radici», con la R maiuscola. Perché arriva sin dentro la casa più importante d’America. La Casa Bianca. E coinvolge la first lady Michelle Obama.
Dopo due anni di ricerche, una giornalista del New York Times ha scoperto che la consorte del presidente ha origine bianche. Un legame che la porta nel profondo Sud, quello dello schiavismo e della segregazione.
Al centro c’è la trisavola di Michelle, Melvinia. All’età di 15 anni è messa incinta da Charles Marion Shields. Il ragazzo — bianco — appartiene alla famiglia che ha comprato la schiava. Da quell’unione nasce Dolphus T. Shields, il padre del bisnonno della first lady. È l’inizio di una «saga» che ha conseguenze imprevedibili: la first lady oggi ha dei lontani parenti bianchi in Texas, Carolina del Sud, Alabama e Georgia. Cugini che fino a poco tempo fa ignoravano dell’esistenza di quel rapporto.
A farlo emergere è stata Rachel Swarns. Mettendo insieme decine di frammenti, spunti e storie, test del Dna di afroamericani e bianchi, ha ricostruito l’albero «familiare», i passaggi, gli intrecci e i rapporti non certo facili in quegli anni. Un lavoro investigativo racchiuso nel libro «American Tapestry: The Story of the Black, White and Multiracial Ancestors of Michelle Obama», da oggi in vendita nelle librerie americane. Libro che forse spingerà la first lady a uscire dal riserbo, visto che, pur sollecitata, non ha voluto commentare le conclusioni alle quali è arrivata la reporter.
La prima traccia di quello che somiglia a un romanzo ma è verità cruda risale attorno al 1852, quando l’allora Melvinia, 8 anni, arriva nella fattoria degli Shields in Georgia. La famiglia, neppure troppo ricca, coltiva cotone, grano, patate dolci. E come tanti nel Sud compra e usa gli schiavi. La piccola Melvinia sgobba nei campi. Vita dura, senza orizzonti, di grandi privazioni. Il suo mondo è delimitato dai confini della piantagione. Ed è sempre all’interno di quel microcosmo che Melvinia diventa madre. Secondo le ricerche quando ha circa 15 anni è messa incinta dal ventenne Charles. Sulla relazione ci sono due versioni. Alcuni pensano che sia stata vittima di uno stupro. I padroni bianchi — ricordano le testimonianze — si «divertivano con le schiave». La teoria della violenza è respinta da altri membri della famiglia che parlano di un legame affettivo. Di sicuro, non poteva essere reso pubblico. Con crudeltà e ipocrisia si nascondeva l’evidenza. Anche se all’epoca si è sempre sospettato che Dolphus fosse il figlio di un’unione mista. Come migliaia di altri schiavi. Il seguito della storia vede i discendenti di Dolphus sparpagliarsi dal Sud al Nord. In cerca di lavoro, di opportunità, di riscatto. Una lunga marcia che porta alla Casa Bianca. Una conclusione che Melvinia non avrebbe mai potuto immaginare.
Guido Olimpio