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 2012  giugno 19 Martedì calendario

QUEI FIGLI DELLA CRISI EUROPEA SEDOTTI DALLA DESTRA XENOFOBA

Quelli della greca Alba d’oro sono nazisti che non si nascondono. Sono violenti, brutali, razzisti. Non si vergognano della svastica. Porteranno però il loro folto drappello nel Parlamento greco sospinti da un forte voto giovanile, da una cieca rabbia sociale che considera troppo «di sistema» persino l’estrema sinistra antieuro che pure ha conquistato quasi il 27 per cento. La reazione più sciocca sarebbe quella di liquidarli come un lugubre residuo del passato. Sono il presente invece. E rischiano di essere il futuro, se la pigra euroburocrazia priva di anima democratica non la smetterà di liquidare come populismo ogni richiamo alla sovranità popolare.
L’estrema destra in Europa è un fenomeno variegato, riconducibile ad unità solo con un’ipersemplificazione che acquieta la coscienza ma interpone un velo sui fenomeni di rigetto che la crisi dell’euro stanno producendo. Il fenomeno lepenista in Francia non è nuovo, ma è nuova la sua base sociale, che spesso coincide con la parte più marginale e diseredata della società, ed è nuovo il vastissimo seguito giovanile, che le società gerontocratiche e immobiliste care all’establishment europeo non riescono a comprendere e che invece un proclama di secessione con cui la gioventù messa ai margini sfida élite logore ed esauste. E in Germania, come ha scritto Der Spiegel, l’estrema destra oltranzista e nazistoide miete consensi ed esercita il suo potere intimidatorio anche verso la cancelliera Merkel. Chi critica, sia pur con ottimi argomenti, Angela Merkel, deve però tener conto che anche lei ha un elettorato in subbuglio, ispirato a un oltranzismo nazionalista che vuole rifiutarsi di pagare con valuta tedesca i debiti degli spendaccioni europei, per lo più identificati con la parte meridionale e mediterranea dell’Europa, quella meno incline ad accettare i parametri della potenza teutonica. Le democrazie europee possono morire per un eccesso di austerità e di rigore. Ma la democrazia tedesca potrebbe pagare un caro prezzo sulla sua destra xenofoba e intollerante se si mostra troppo accomodante con chi ha dilapidato la ricchezza con la spesa facile e gli immensi sprechi del passato.
Certo è difficile e paradossale mettere nello stesso calderone i nazi greci che, vera nemesi della storia, si richiamano alla mitologia del Terzo Reich in odio all’Europa e alla Grecia «germanizzate» e il partito di Le Pen oppure i partiti nazionalisti e antisistema che si fanno largo persino in Gran Bretagna, o la cintura di ultradestra che dal Nordeuropa alla Scandinavia promette di rifarsi a ideologie di stampo nazionalsocialista per dare una parvenza di ordine a forme semiparanoiche di rifiuto del Sistema, cioè della democrazia così l’abbiamo storicamente conosciuta. Ma è un fatto che stiamo assistendo a un’inversione di una tendenza che sembrava irreversibile. Prima i partiti del centrodestra moderato riuscivano a tenere a bada una frangia estremista più o meno forte ma pur sempre confinata in un recinto infetto. Oggi è il centrodestra moderato, in tutta Europa, a soffrire di spinte centrifughe che, assieme alla mediazione politica, rifiutano il mercato e la democrazia, la finanza, il capitalismo, la società aperta e liberale.
Figli della crisi che travolge l’occupazione e il benessere degli europei? In parte sì, ma accontentarsi di una parte della spiegazione per decifrare il tutto dell’avanzata dell’estrema destra in Europa, dalla Francia alla Grecia, dalla Germania all’Olanda e alla Scandinavia, può risultare anche molto consolatorio. Anche in Italia c’è una sacca dell’elettorato di destra che ha bisogno di trovare uno sbocco a risentimenti e disagi, nelle fasce giovanili soprattutto. Non è detto che una Lega Nord di opposizione non possa recuperare una parte dell’appeal perduto con le grottesche vicende che hanno coinvolto la famiglia e il clan bossiani. O che il partito di Storace non possa avvantaggiarsi di una protesta molto dura che però non si indirizzerà mai verso gli approdi della sinistra. Sono solo ipotesi. Ma è difficile pensare che l’Italia, all’indomani della vittoria elettorale in Grecia, e con la conferma sostanziale di una radicata e diffusa simpatia lepenista in Francia, possa essere esente da questo fenomeno, anche grazie alla liquefazione del Pdl, sinora in grado di assorbire anche le pulsioni più estremiste: si è aperta in Europa una nuova, inedita storia.
Pierluigi Battista