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 2012  giugno 19 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. LA FORNERO RIFERISCE IN PARLAMENTO SUGLI ESODATI


REPUBBLICA.IT
ROMA - Nessuna cifra errata sugli esodati né il tentativo di nascondere la verità. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, intervenuta in Aula al Senato per riferire sul tema caldo degli esodati, parte all’attacco di quanti l’hanno accusata di aver tentato di nascondere la vera entità del problema: "Respingo con forza ogni insinuazione sul fatto che io abbia fornito cifre non vere o che io abbia inteso sottrarre dati alla pubblica conoscenza. Rivendico chiarezza e trasparenza volta a risolvere subito i problemi nel rispetto di stringenti vincoli finanziari". Fornero ha garantito di voler dare "chiarimenti al Paese" su un tema che genera "forte interesse e forte apprensione", affermando che la situazione è "oggettivamente complessa" e ribadendo che le persone interessate sono 65 mila: "Si sono voluti salvaguardare lavoratori già usciti dal lavoro e quindi più a rischio di rimanere senza reddito e senza pensione". Ma ha anche aggiunto: "Sono circa 55mila i soggetti da tutelare oltre i 65mila esodati già individuati. Tra questi 40mila sono quelli in mobilità ordinaria al 31 dicembre e potrebbero rientrare nello status di salvaguardati". Per far fronte a questo problema, oltre a quelli già salvaguardati o che il Governo intende salvaguardare con prossimi provvedimenti, il governo, ha sostenuto il ministro, potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità.
Da Inps polemica alimentata impropriamente. Poi, in merito alle polemiche esplose dopo la diffusione dei dati Inps, il ministro ha dichiarato di non aver mai fornito dati non veritieri e ha sottolineato che le cifre rese note dall’istituto di previdenza sono parziali e fuorvianti. Il numero di 400.000 lavoratori nella Relazione dell’Inps sui lavoratori esodati ’’non è numero dei lavoratori da salvaguardare’’, ha insistito. "La tabella dell’Inps ha impropriamente alimentato la polemica considerato che il dato è stato interpretato come il numero di lavoratori da salvaguardare. Cosa che
non c’è".
Confronto con le parti sociali. "Sento l’esigenza di un intervento serrato con le parti sociali per interventi più approfonditi e per individuare situazioni di criticità per misure tempestive e per interventi finanziari modulati nel tempo", ha sostenuto Fornero, ipotizzando anche una "sede permanente di monitoraggio" del problema degli esodati.
Possibili modifiche alla riforma. Nella riforma del mercato del lavoro "non c’è dogmatismo, il che significa che bisogna essere disposti e preparati a monitorarla per vedere se gli effetti si discostano, e in quale misura, dagli obiettivi che ci si è posti e bisogna anche essere disposti eventualmente a cambiare qualcosa", ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un collegamento telefonico a un convegno sul lavoro organizzato dalla Fondazione Craxi, poche ore prima di intervenire in Aula al Senato. "La riforma - ha aggiunto Fornero - rappresenta un buon equilibrio tra le esigenze spesso contrapposte delle parti. Se ci sforziamo tutti insieme di guardare alle cose positive che ci sono nella riforma, all’equilibrio che essa realizza, credo che faremo un buon passo nella direzione di un futuro migliore per questo Paese".
L’iter del ddl. Il governo vuole approvare la riforma del mercato del lavoro entro il Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno. Il ddl è all’esame della commissione Lavoro della Camera in seconda lettura. Per assecondare i desideri dell’esecutivo, la Camera dovrebbe quindi dare il via libera al ddl senza modifiche rispetto al testo del Senato.
Squinzi (Confindustria): "Riforma così è vera boiata". "Sulla riforma del mercato del lavoro e sul decreto per la ripartenza stiamo cercando di moderare i nostri toni, perché in un momento complicato non vorremmo aggiungere ulteriori complicazioni. Però la riforma del lavoro, come è stata fatta, è una vera boiata, ma non possiamo fare altro che prenderla così, perché ci dobbiamo presentare all’incontro europeo del 28 giugno con la riforma approvata" ha dichiarato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi all’assemblea dell’Andil. "Mi auguro - ha concluso - che ci sarà occasione per tornare nel merito e avere la possibilità di intervenire con correttivi". Squinzi, che sul fronte della crisi ha affermato che in Italia c’è "una situazione di grande preoccupazione" che si colloca "in un quadro politico sconcertante", ha parlato anche del decreto sviluppo, criticando ’’la mancanza di incentivi seri per ricerca e sviluppo’’. Il ministro Corrado Passera, ha dichiarato Squinzi, ’’mi ha detto che aveva inserito capitoli poi cassati dalla ragioneria dello Stato, ma che ci rimetterà mano con determinazione nei prossimi mesi’’. Poi ha concluso: "I problemi grossi sono in Italia, altre aree stanno riprendendo un percorso di crescita. Il problema siamo noi in Italia perché abbiamo voluto rientrare in maniera troppo rapida, sproporzionata alle nostre forze" sul fronte dei conti pubblici, deprimendo i consumi. E sull’evasione: "Ho insistito molto con Passera e Monti, perché il sommerso dev’essere portato fuori, non controllando le targhe dei suv, ma con politiche di recupero attivo", ha detto.
Le reazioni. Sulla questione della riforma del lavoro è intervenuto anche il Pd che condiziona il via libera alla riforma del lavoro in tempi brevi allo stanziamento di risorse adeguate alla copertura di tutte le situazioni degli esodati. Nel corso di una riunione del gruppo alla Camera, dove era presente Pier Luigi Bersani, il presidente dei deputati Dario Franceschini ha detto ’Sì’ alla riforma entro il 28, ricordando però che ci sono molte cose che il Pd vuole correggere. "Nell’incontro di oggi con il ministro Fornero ci aspettiamo risposte precise e vincolanti sulle modalità per correggere la riforma sul mercato del lavoro e per risolvere il problema degli esodati", ha detto Franceschini. Poco dopo Bersani ha aggiunto: "Stiamo dicendo al governo che siamo pronti ad accelerare le norme sul mercato del lavoro, anche se non ci soddisfano e dovremo tornarci sopra assolutamente, ma a fronte di questo ci vuole una risposta non verbale sul tema degli esodati perché non si può lasciare la situazione in così grave incertezza". Contrario alla riforma è Renato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl: ’’Se il governo Monti deciderà di mettere la fiducia sulla riforma del mercato del lavoro, io non la voterò. Perché è sbagliata, fa male al Paese e distrugge posti di lavoro’’, ha detto. ’’Una riforma serviva e serve, per liberalizzare il mercato del lavoro, per renderlo più efficiente, più flessibile, sia in entrata sia in uscita, ma quella che ha fatto il governo Monti è esattamente di segno opposto".
(19 giugno 2012)

REPUBBLICA.IT - LE POLEMICHE SUI DATI INPS (11 GIUGNO 2012)
MILANO - Continua la guerra dei numeri tra il governo e l’Inps sui lavoratori esodati. Secondo l’Inps i lavoratori che potrebbero avere diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole secondo il decreto Salva Italia e il Milleproroghe sono 390.200. Sono i numeri della Relazione che l’Inps ha inviato al ministero del Lavoro prima della firma del decreto che fissa a 65mila la quota dei salvaguardati. Ed è scoppiato il nuovo scontro con la Fornero. Che ha immediatamente convocato i vertici dell’Istituto per poi emettere una nota adirata nella quale "disapprova" la diffusione del documento, ribadisce che i "salvaguardati" restano 65.000 anche se il governo "è consapevole che la platea è più ampia". Un giallo dai contorni un po’ grotteschi - che sembra giocarsi tra l’interpretazione dei termini esodato e salvaguardato - se non riguardasse l’incubo che la crisi sta provocando nella vita di decine di migliaia di persone.
Nella Relazione inviata al ministero firmata dallo stesso Nori, si definiscono le categorie interessate alla salvaguardia rispetto alle nuove regole di accesso alla pensione sulla base delle impostazioni normative e interpretative della Ragioneria generale (la frase che esplicita questa definizione della platea in soli 65mila soggetti è stata poi eliminata dalla versione definitiva della Relazione). In pratica, secondo la Relazione, la platea complessiva dei lavoratori esodati sulla base del decreto Salva Italia e del Milleproroghe è di 390.200 persone,
platea ridotta a 65mila lavoratori salvaguardati (e che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole) sulla base di criteri restrittivi nell’interpretazione delle norme messi a punto dai ministero del Lavoro e dell’Economia.
Il durissimo comunicato arrivato dal Ministero in tarda sera di questi ultimi (i salvaguardati) parla. La Fornero "ribadisce la correttezza di quanto contenuto nel decreto sui "Salvaguardati" che, sulla base delle risorse finanziarie già stanziate, definisce il loro numero in 65mila persone". Poi l’aggiunta che "Il governo, come scritto nel comunicato stampa congiunto Lavoro-Economia del 5 giugno scorso, è peraltro consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia e conferma l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili".
A far lievitare il numero degli esodati sarebbero coloro che hanno scelto la prosecuzione volontaria (133mila persone autorizzate ai versamenti volontari, nate dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011) e i cosiddetti "cessati", ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati (180mila secondo l’Inps). Per queste due categorie il decreto del Governo prevedeva rispettivamente solo 10.250 e 6.890 salvaguardati.
Il Governo, infatti, sottolinea nel decreto in via di emanazione che potranno andare in pensione con le vecchie regole per queste due categorie solo coloro che maturano la decorrenza della pensione entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Salva Italia (6 dicembre 2011) e quindi di fatto che, considerata la finestra mobile, maturano i requisiti entro maggio 2012 se autonomi e entro novembre 2012 se dipendenti.
Ma platee più consistenti, secondo l’Inps, non ci sono solo per cessati e prosecutori volontari ma anche per la mobilità (45mila persone tra mobilità ordinaria e quella lunga a fronte dei 29.050 salvaguardati dal decreto), per i fondi di solidarietà (26.200 a fronte dei 17.710 previsti dal decreto) e beneficiari del congedo straordinario per l’assistenza ai figli gravemente disabili (3.330 a fronte dei 150 previsti dal decreto in via di emanazione). Sulla mobilità la differenza la fa il fissare nel 4 dicembre 2011 la data entro la quale il lavoratore che potrà andare in pensione con le vecchie regole dovrà essere già uscito dal lavoro e essere in mobilità (e quindi non la data entro la quale è stato fatto l’accordo collettivo con l’azienda).
(11 giugno 2012)

ALTRI NUMERI SUGLI ESODATI
MILANO - Se non sono 390 mila, di sicuro gli esodati non scendono sotto i 370 mila. A tirare le somme sul balzello dei dati, circa i ’pensionandi’ a cui il ministero del Welfare deve dare risposta, è un’indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro che mette ordine nei diversi numeri circolati in questi giorni.
"Se è vero - sottolinea Rosario De Luca, presidente della Fondazione - che 65 mila lavoratori sono stati salvaguardati dal decreto, ne restano almeno altri trecentomila che in virtú della normativa vigente si ritroveranno presto ’esodati’ in attesa della pensione senza aspettare le nuove regole previste dal dicastero guidato da elsa fornero". Nel 2011 sono stati infatti oltre un milione e mezzo i lavoratori destinatari dei trattamenti di cassa integrazione e mobilità. Per individuare il numero degli interessati dal problema si deve applicare il tasso di uscita incentivata dal lavoro (ovvero l’anticipo del raggiungimento dei requisiti per la pensione) che nel settore industria raggiunge la percentuale del 14% di coloro che hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali.
A questi vanno aggiunti i lavoratori, nati dopo il 1946, autorizzati alla prosecuzione volontaria e con un ultimo versamento contributivo versato in data antecedente il 6 dicembre 2011 (circa 133 mila soggetti). Tirando le somme, appunto, la matematica non lascia scampo: circa 370 mila esodati sui quali è necessario intervenire.
"Una situazione - commenta De Luca- che non lascia margini interpretativi
ma che impone interventi immediati del governo. Sino a questo momento ci si e molto concentrati sui numeri e sull’impatto economico della vicenda ’esodati’. Nessuno si è però soffermato sull’aspetto umano della vicenda che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, di famiglie, di persone.
Un numero immenso di soggetti che non hanno chiesto di vivere senza reddito e senza sussidi per diversi anni; che non l’hanno chiesto ma che si trovano in una situazione di disagio per un ’errore’. Con la speranza che non vi sia ’errore’ anche negli altri interventi in materia di lavoro".
(19 giugno 2012)

CORRIERE.IT
«Sono circa 55mila i nuovi soggetti da tutelare, oltre i 65mila già individuati»».
Alla fine, ecco i numeri dei nuovi esodati. Il ministro del lavoro Elsa Fornero non cita mai il termine («la definizione corretta è quella di lavoratori che meritano di essere salvaguardati dagli effetti dal recente inasprimento dei requisiti per l’accesso alla pensione») ma fa chiarezza sul tema con un’informativa al Senato. La premessa: «Respingo di aver dato informazioni non vere sui lavoratori interessati - spiega - e di aver sottratto dati. Anzi, rivendico di aver assunto, coerentemente, un atteggiamento di chiarezza e trasparenza per risolvere subito i problemi più prossimi e trovare soluzioni più eque per quelli più lontani, in un’ottica finanziaria stringente».
LA CIFRA - La verità insomma, dice Fornero, è che il governo sapeva di un’altra platea di lavoratori interessati, ma «la non imminenza del problema che riguarda coloro che andranno in pensione dal 2014, e l’assenza di risorse finanziarie per un bilancio già messo a dura prova - ha spiegato - ci hanno fatto ritenere si potesse affrontare il problema degli altri esodati nei mesi successivi con criteri di equità e sostenibilità finanziaria». Poi, la cifra corretta: «La nuova platea di lavoratori da salvaguardare è quantificabile in 55 mila soggetti» da aggiungere ai 65 mila soggetti già individuati nel decreto ministeriale.
SOLUZIONI - Sulle soluzioni per risolvere il problema, il ministro puntualizza: «Sono allo studio diverse ipotesi su cui il governo vuole confrontarsi con le parti sociali e il Parlamento». Poi gli esempi: «Si potrebbe pensare ad una norma per estendere il contributivo pieno anche agli uomini - ha spiegato - oltre che per le donne, come opzione di scelta da demandare a lavoratore e all’azienda». Un’altra ipotesi potrebbe essere «una deroga alla nuova disciplina pensionistica». Saranno comunque privilegiati coloro che sono interessati da accordi collettivi di uscita dall’impresa e coloro che maturano il diritto alla pensione entro il 2014 o hanno superato una certa soglia di età. Per i più giovani, invece, il governo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione o pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità. Entro la fine dell’anno, comunque, ha tenuto a precisare Fornero «sarà istituita una commissione per verificare le forme di gradualità nell’accesso al pensionamento: su questo - ha assicurato - ci sarà il massimo impegno nel corso dei prossimi mesi».
INPS -Il ministro ha poi contestato fortemente la tabella fatta circolare dall’Inps sugli esodati: «Il numero di 400mila lavoratori non è il numero dei lavoratori da salvaguardare - ha spiegato - è una tabella parziale e, senza adeguate spiegazioni, fuorviante così da prestarsi a facili strumentalizzazioni». Parziale perché non contiene tutti gli accordi di mobilità i cui effetti si perfezioneranno nei prossimi anni, ma anche fuorviante «perché individua - spiega Fornero - un insieme eterogeneo di soggetti costituenti la base dati, entro la quale è stato individuato il contingente effettivo dei 65.000 lavoratori salvaguardati con il decreto». Nessun riferimento invece alla ricerca della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro secondo cui sono almeno 370 mila i lavoratori che nei prossimi anni rischiano di restare senza lavoro e senza pensione a causa dell’allungamento dell’età pensionabile previsto dal decreto Salva Italia. «La nuova cultura del lavoro - ha aggiunto Fornero - deve liberarsi dall’idea che superati i 50 anni ci si avvicini verso il declino delle capacità lavorative e che sia impossibile per un sessantenne trovare un lavoro anche solo part-time».
REAZIONI - Diverse le reazioni al discorso della Fornero, da parte degli esponenti dei vari partiti politici: l’Italia dei Valori chiede le dimissioni del ministro, mentre il Pdl, tramite Fabrizio Cicchitto, ribadisce la necessità «che il Governo si guardi bene dall`intervenire sui vertici dell`Inps». «È un vero e proprio dramma sociale - ha detto Nicola Latorre, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato -. Le centinaia di migliaia di esodati sono confinati in una terra di nessuno, dove non ricevono né la pensione e né la retribuzione dalle aziende che hanno lasciato». L’informativa del ministro Fornero sugli esodati «dimostra che il problema c’era, è consistente e va affrontato con urgenza» ha detto il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri. «Noi non disponiamo di dati - ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - ma francamente, quelle della Fornero, continuano a sembrarci cifre assolutamente inaffidabili».
Corinna De Cesare