Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 19/6/2012, 19 giugno 2012
IL FATTO DI IERI - 19 GIUGNO 1951
Profetico apologo sulla classe media, “White Collars”, un classico della sociologia contemporanea di Charles Wright Mills, pubblicato nel giugno ’51, in piena America maccartista, è un formidabile saggio sulla società di massa e sulla inesorabile parabola della middle class. Ripreso dieci anni fa da Einaudi col titolo “Colletti bianchi” è, in tempi di crisi, un libro da ripescare e rileggere. Non solo per lo spietato rigore con cui Mills, teorico di punta della “sociologia critica”, demistifica il mito della middle class americana, ma anche per la visionaria lucidità con cui, più in generale, tratteggia il destino di un ceto medio in irreversibile tramonto. Scriveva Mills nel ‘51: “...i colletti bianchi sono entrati silenziosamente nella modernità, se hanno avuto una storia, essa è priva di eventi, se hanno interessi comuni, non sono tali da farne classe omogenea, se avranno un futuro non sarà certo opera loro. All’interno il gruppo è atomizzato, diviso... all’esterno dipendono da forze più grandi di loro…”. Disarmante identikit di una fascia sociale esclusa dai veri processi decisionali, sempre più stretta tra spersonalizzazione e impoverimento. Anticipato 60 anni fa da Mills nel suo attualissimo saggio.