Gianni Boncompagni, il Fatto Quotidiano 19/6/2012, 19 giugno 2012
COMPLIMENTI - ALL’AFFIDABILITÀ - NE HANNO DETTE DI TUTTI I COLORI SU DI LORO. E
invece, in fondo, si sono dimostrati dei bravi ragazzi, veri sportivi, mai interessati al denaro. Mai. Hanno ogni mese giustamente il loro bravo stipendio, niente di trascendentale, un buon stipendio, niente di più. Del resto devono lavorare sodo almeno 12 ore al giorno con gli allenamenti e poi la domenica il grande stress prima e dopo la partita, si perda o si vinca (congiuntivo presente). E poi le interviste, le fotografie con le vere o le false amanti, i pettegolezzi, le accuse di corruzione solitamente false, l’omofobia dilagante negli spogliatoi e quando qualche giocatore di punta rimane incinto, nessuno si fa avanti come padre e quindi ecco l’inevitabile e deprecato aborto. Insomma una vita d’inferno. Meglio fare il tesoriere dei partiti. Se sei bravo, nessuno ti becca.