Andrea Secchi, ItaliaOggi 19/6/2012, 19 giugno 2012
Eventi, il biglietto si rivende online. Negli Usa un ticket al secondo, in Italia è vietato dalla legge – StubHub, il più grande sito-mercato degli Stati Uniti per la vendita fra privati o da professionisti di biglietti di concerti o incontri sportivi ha già messo un piede in Europa
Eventi, il biglietto si rivende online. Negli Usa un ticket al secondo, in Italia è vietato dalla legge – StubHub, il più grande sito-mercato degli Stati Uniti per la vendita fra privati o da professionisti di biglietti di concerti o incontri sportivi ha già messo un piede in Europa. A marzo ha infatti aperto la propria sede in Gran Bretagna, a fine anno lo farà in Germania e i piani sono per un’ulteriore espansione, forte di un biglietto al secondo venduto negli Usa e di un’offerta di 20 milioni di ticket che in ogni momento si può trovare online. Anche l’Italia è un mercato ambito dalla società, che prima però deve cercare di trovare una via d’uscita ai limiti imposti dalla legge: mentre per vendere i biglietti «di prima mano» basterebbe stringere accordi con il club calcistico o con l’organizzatore del concerto, permettere la rivendita di un privato potrebbe rientrare nel reato di bagarinaggio e per questo è vietato. StubHub sta così studiando il da farsi nel paese, anche perché il 65% delle transazioni negli Usa avviene fra privati, solo il 35% da broker professionisti. In pratica, chi ha acquistato un biglietto in anticipo e non può più andare all’evento può piazzarlo sul sito, mentre chi cerca ingressi anche introvabili nella maggior parte dei casi qui li può trovare. StubHub è nato dodici anni fa negli Stati Uniti e nel 2007 è stato acquistato da eBay. In inglese si parla di «secondary ticket market», mercato secondario dei biglietti, e si stima che valga 10 miliardi di dollari all’anno, tre milioni dei quali attraverso Internet, con una crescita del 300% negli ultimi tre anni e prezzi dei biglietti calati di oltre il 20%. La quota che passa per StubHub è di oltre un miliardo di dollari. C’è da dire che gli Stati Uniti sono un mercato molto florido e la deregulation che c’è nel campo favorisce gli scambi. Gli americani sono abituati a cercare biglietti «di seconda mano» e per questo si rivolgono a siti come StubHub, il 75% per eventi sportivi e solo il 25% per la musica. Già con la giovane esperienza inglese, però, si nota una differenza, perché queste percentuali sono capovolte, con lo sport che finora ha avuto la parte minore. Il prezzo medio è generalmente più basso rispetto a quello del biglietto originario, anche se un evento per cui gli ingressi sono introvabili può raggiungere prezzi più alti. Ed è su questo che la legge italiana cerca di porre una tutela: la rivendita a prezzi maggiorati dei biglietti. Di fatto il capo della comunicazione Usa di StubHub, Joellen Ferrer, in Italia in questi giorni per tastare il terreno insieme a quello Uk, Fiona Chow, insiste: «Se compro qualcosa, dall’auto alla casa, posso subito rivenderlo, perché per la proprietà dei biglietti non è lo stesso?». Inoltre la società insiste sulla tracciabilità che consente una simile piattaforma, sia sull’acquirente che sul venditore, un modo molto più efficace per combattere il bagarinaggio. La nominatività dei biglietti delle partite di calcio, poi, non dovrebbe essere un problema, potendosi cambiare il nome fino all’ultimo. In ogni caso, StubHub non decide i prezzi, si limita a offrire un marketplace e a dare una garanzia all’acquirente: se il biglietto non arriva (per via elettronica o via corriere) o c’è un altro problema, l’acquirente viene rimborsato, mentre il venditore può essere soggetto anche a pagare delle penali. StubHub trattiene il 15% del prezzo del biglietto per il venditore, mentre il compratore paga un 10% in più, oltre alle spese di spedizione. Si tratta di percentuali piuttosto alte, che fanno lievitare il prezzo del biglietto ma che StubHub giustifica con i servizi e la sicurezza che garantisce. In Uk, inoltre, non si applicano le commissioni di acquisto.