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 2012  giugno 19 Martedì calendario

Petrolio, la cassaforte venezuelana Grazie al bacino dell’Orinoco la produzione raddoppierà– Il Venezuela ruba all’Arabia Saudita il primo posto nella classifica di chi possiede più riserve di petrolio

Petrolio, la cassaforte venezuelana Grazie al bacino dell’Orinoco la produzione raddoppierà– Il Venezuela ruba all’Arabia Saudita il primo posto nella classifica di chi possiede più riserve di petrolio. La graduatoria, stilata dal colosso Bp, ha calcolato le quantità di oro nero nei diversi paesi a fine 2011. In vetta si trova appunto Caracas con 296,5 miliardi di barili, pari al 18% del totale mondiale, seguita dall’Arabia con 265,4 miliardi (16%). Nettamente distanziati sono, nell’ordine, il Canada (175,2), l’Iran (151,2) e l’Iraq (143,1). Nell’arco di un solo anno le ricchezze petrolifere venezuelane hanno registrato un incremento del 40%. E questo a causa del balzo delle quotazioni del greggio, che mediamente nel 2011 è stato scambiato a Londra a 111,26 dollari. Così è diventato più redditizio estrarre petrolio dal bacino del fiume Orinoco, nel Nord del paese: è una vasta zona dell’Amazzonia conosciuta da tanto tempo per le sue riserve. Il paese sudamericano ha assolutamente bisogno che il prezzo del petrolio si mantenga su livelli elevati: sia per i conti statali, sia per finanziare nuovi investimenti nel settore estrattivo. Il ministro Rafael Ramirez ha dichiarato che quotazioni stabili sopra i 100 dollari rappresentano il minimo indispensabile affinché le risorse petrolifere continuino a essere sviluppate. Gli investimenti sono molto costosi, specialmente se bisogna ricorrere a tecnologie di ultima generazione. Da qualche anno a questa parte estrarre greggio dal territorio dell’Orinoco è diventato abbordabile economicamente, grazie alle maggiori entrate provenienti dall’export di oro nero. Il petrolio dell’Orinoco, infatti, è definito heavy oil per la sua viscosità: per estrarlo bisogna renderlo più fluido, così che possa essere trasportabile. I costi sono, dunque, più alti e le tecniche estrattive più complesse. Nell’ultima riunione dell’Opec, il cartello che raggruppa le nazioni esportatrici, proprio il paese guidato da Hugo Chavez ha chiesto di abbassare la produzione per sostenere il prezzo del petrolio, che da marzo ha ceduto circa 30 dollari. Ma la proposta non è stata accettata. Il greggio costituisce la quasi totalità delle esportazioni del Venezuela e corrisponde alla metà delle entrate pubbliche. Nel 2011 il paese sudamericano ha estratto 2,7 milioni di barili al giorno, sempre secondo il rapporto di Bp, allo stesso livello dell’Iraq ma di gran lunga dietro l’Arabia Saudita, che si è collocata a 11,1 milioni di barili. L’obiettivo di Caracas è innalzare la capacità produttiva, che dovrebbe più che raddoppiare a 6 milioni di barili nel 2018. La chiave di volta di questa strategia è rappresentata dal bacino dell’Orinoco, che attira numerose compagnie mondiali, tra cui la francese Total, partner del progetto Petrocedeno a fianco del gruppo nazionale Pdvsa, che dal 2008 punta all’estrazione di greggio nell’area dell’Orinoco.