John Carlin, la Repubblica 17/6/2012, 17 giugno 2012
MURDOCH
Rupert Murdoch avrebbe dovuto dar retta a sua madre, quando nel 1969 gli consigliò di non comprare il giornale scandalistico inglese
News of the World,
che già allora era soprannominato
News of the Screws
(il giornale delle scopate). «Ma mamma», gli replicò lui, «in Inghilterra ci sono decine di migliaia di persone che non hanno praticamente nulla nella vita e desiderano cose di questo genere ». Quarantatré anni dopo, Elisabeth Murdoch è ancora viva — ha appena compiuto 102 anni — mentre chi è morto è il
News of the World,
e proprio per mano di Rupert, che oggi vede vacillare il suo gigantesco impero mediatico costruito sul pilastro del defunto tabloid. Il giornale, che nel suo periodo di massimo successo arrivava a vendere ogni domenica sette milioni di copie, si è trasformato nel tallone di Achille forse anche della sua News Corporation, la multinazionale che controlla reti televisive, case di produzione cinematografica, case editrici e quotidiani in tutti i continenti.
L’imperativo commerciale di
News of the World
di irrompere nella vita privata degli altri era diventato talmente redditizio da spingere il quotidiano a commettere reati. Al punto che era diventato di fatto il modus operandi anche del suo fratello gemello, il
Sun,
il secondo quotidiano acquistato da Murdoch nel Regno Unito. A seguito di un’accurata serie di inchieste da parte della polizia, della magistratura e del Parlamento nel corso dell’ultimo anno, i quotidiani del gruppo sono stati accusati di aver intercettato le utenze di telefonia mobile o gli account di posta elettronica di migliaia di persone, di aver effettuato intrusioni informatiche e di aver corrotto sistematicamente poliziotti, militari e funzionari dello Stato, sempre con l’obiettivo di ottenere informazioni private su attori, calciatori, uomini politici o persone comuni le cui tragedie solleticavano l’appetito morboso dei lettori. A tutt’oggi sono state arrestate quaranta persone, trenta delle quali giornalisti della News International: tra di loro l’amministratrice delegata della società, ex direttrice del
News of the Worlde
gran favorita di Murdoch, Rebekah Brooks. La polizia ha arrestato anche Andy Coulson, altro ex direttore che dopo aver lasciato l’azienda è stato nominato responsabile della comunicazione dell’attuale premier britannico David Cameron, subito dopo la vittoria elettorale nel 2010. Coulson è stato costretto a dimettersi, ma era troppo tardi per evitare che uscisse alla luce del sole, con grande imbarazzo, la perversa rete di complicità esistente fra Murdoch e i governi britannici che si sono succeduti a Downing Street, sia laburisti che conservatori, sia Margaret Thatcher che Tony Blair, sia David Cameron che Gordon Brown, nel-
l’arco di oltre quarant’anni. La News Corporation ha sborsato 150 milioni di euro in risarcimenti e spese legali alle vittime delle intercettazioni, e questa cifra potrebbe moltiplicarsi se le indagini che sta portando avanti l’Fbi sull’altra sponda dell’Atlantico dovessero sfociare in procedimenti legali che colpiranno gli interessi delle potentissime corporation che Murdoch controlla negli Stati Uniti, come il colosso hollywoodiano Twentieth Century Fox, la rete televisiva nazionale Fox Television e il
Wall Street Journal.
In questo caso la catastrofe si estenderebbe alle grandi reti televisive e ai periodici che Murdoch controlla in Cina, Germania, Italia e Australia (il Paese natale di Murdoch, anche se oggi è cittadino statunitense).
Rupert Murdoch aveva sempre sognato di assicurare la sopravvivenza della dinastia, trasmettendo ai suoi figli una multinazionale sana e robusta. Accerchiato dai nemici, oggi, a 81 anni, contempla la rovina di un sogno che nel suo vivido immaginario personale affonda le sue radici non in sua madre, ma molto più indietro, a metà dell’Ottocento. Murdoch è stato paragonato più volte, e con scarsa originalità, al celebre protagonista del film di Orson Welles
Quarto potere,
Citizen Kane. Kane era un magnate della carta stampata che nelle parole del narratore, alla fine dell’opera, «ottenne tutto quello che voleva e poi lo perse». Come ogni cinefilo sa bene, l’ultima parola che sussurra Kane nel film prima di morire è
«Rosebud» (tradotto “Rosabella” in italiano), il nome di uno slittino che gli avevano regalato i genitori quand’era bambino. Il concetto freudiano con cui si congeda la pellicola è che nonostante tutto il denaro che aveva guadagnato nella sua vita, la cosa che più bramava il grande Kane era recuperare l’innocenza felice della sua fanciullezza.
Anche il più che reale Murdoch si presta a interpretazioni freudiane. Il suo yacht nel Mediterraneo e il suo villone a Long Island, New York, hanno lo stesso nome, Rosehearty. No, Rosehearty non è il nome di uno slittino, ma il nome di un paesino scozzese dove si insediò il suo bisnonno James Murdoch, pastore della calvinistissima Chiesa di Scozia, nel 1843. Un altro illustre antenato era sir Keith Murdoch, padre di Rupert, delle cui imprese come reporter nella Prima guerra mondiale, e poi come fondatore di una catena di periodici in Australia, il figlio non si stanca mai di parlare.
I Murdoch fornirebbero materiale sufficiente per una di quelle serie televisive che presentano l’essere umano in condizioni di estrema ricchezza e torbide influenze politiche, un misto di
Dinasty
e
Dallas,
con elementi di
West Wing
e
I Soprano,
più un pizzico del mondo svitato dei
Simpson,
la serie a cartoni animati per cui la murdochiana Fox forse verrà ricordata con maggior gratitudine. In testa all’elenco c’è il capo di tutti i capi e la sua attuale sposa, Wendi Deng, che ha quasi
quarant’anni meno di lui e dieci di meno della più grande dei sei figli (da tre matrimoni) del tycoon di origine australiana.
Dei figli di Murdoch, tre rimangono lontani dai riflettori: la più grande, che non a caso si chiama Prudence, perché vive in Australia, lontana dal bailamme murdochiano, e le due figlie di Wendi perché sono ancora troppo piccole. Ma gli altri tre, i figli del secondo matrimonio, sono quelli che si contendono l’ormai dubbio onore di ereditare la presidenza dell’impresa paterna. Lachlan Murdoch, il secondo, sembrava essere l’erede designato fino al 2005, quando lasciò la sede centrale della News Corporation, abbandonando (o secondo alcune voci solo accantonando) le sue aspirazioni globali per cercare rifugio nella relativa tranquillità del mondo imprenditoriale australiano. Da quel momento il favorito è diventato il più piccolo, James, nonostante quell’aria classica da figlio inibito dall’enorme successo del padre. Più interessante è la figlia primogenita del secondo matrimonio di Murdoch, Elisabeth. Mentre James è finito nel tritacarne a causa dello scandalo del
News of the World,
lei è riuscita a tenersi relativamente ai margini della vicenda. Ambiziosa e brillante, Elisabeth, che ha quattro figli, lasciò il primo marito dopo essere rimasta incinta dell’uomo con cui è attualmente sposata, Matthew Freud. Freud, ricco già di suo e proprietario di una famosa società di pubbliche relazioni londinese, possiede l’insolito pregio di essere il bisnipote del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Un antico priorato nell’Oxfordshire, dove la facoltosa coppia ama tenere sfarzosi ricevimenti, funge da scenario ideale per dimostrare la complicità incestuosa fra la famiglia Murdoch e la classe politica britannica. Era in alloggi lussuosi come questo che i Murdoch e i direttori dei loro giornali si riunivano, cenavano, bevevano e forgiavano rapporti intimi con David Cameron, Gordon Brown e con il fervente cattolico Tony Blair, che si è vestito di bianco per fare da padrino per il battesimo delle due figlie di Rupert e Wendi, nel marzo dell’anno scorso, sulla riva di un fiume in Giordania.
Il 4 luglio dell’anno scorso, il
Guardian,
quotidiano disprezzato da Rupert Murdoch per il suo progressismo benpensante, fece esplodere la bomba rivelando che il
News of the World
aveva assoldato degli esperti per intercettare gli sms del cellulare di una ragazzina di 13 anni, Milly Dowler, pochi giorni dopo il suo rapimento. Si trattava di una storia che aveva commosso tutto il Paese: Milly era sparita nel marzo del 2002 e sei mesi dopo il suo corpo era stato ritrovato senza vita. Un conto era intercettare le utenze telefoniche di personaggi famosi come Hugh Grant, o anche di membri della famiglia reale, ma per il pubblico britannico interferire nell’angoscia di una famiglia normale superava i limiti del tollerabile. Da
quel giorno il colossale impero di Murdoch ha cominciato a sgretolarsi.
Cameron si è visto costretto a prendere posizione sulla questione e quarantotto ore dopo ha annunciato la creazione di una commissione di inchiesta. Il giorno seguente, James Murdoch ha annunciato che il
News of the World,
dopo 168 anni di vita, avrebbe chiuso i battenti. Il giorno dopo ancora, Coulson è stato arrestato con l’accusa di corruzione e intercettazioni illegali. Una settimana più tardi, Rebekah Brooks ha rassegnato le dimissioni da amministratrice delegata della News International ed è stata arrestata con l’accusa di aver commesso gli stessi reati di cui è accusato Coulson.
L’episodio più surreale è avvenuto nel Parlamento britannico il 19 luglio 2011, il giorno in cui Rupert e James hanno dovuto comparire di fronte a una commissione d’inchiesta. È stato il primo atto della sospirata vendetta della classe politica contro il tycoon. «È la più grande lezione di umiltà della mia vita», ha riconosciuto Murdoch padre. Suo figlio si è coperto di ridicolo ancora di più, balbettando dall’inizio alla fine. Di fronte alle domande aggressive dei deputati, finalmente liberati dalle loro catene, le risposte di padre e figlio si sono limitate, come gli imputati del caso Watergate, a negare di essere a conoscenza dei fatti, ad affermare di non essere stati informati delle intercettazioni e delle azioni illegali che erano diventate la norma nei suoi giornali, a sostenere che «non sapevano». Ma è la Brooks quella che potrebbe pagare il prezzo più alto delle nuove rivelazioni che stanno emergendo sui metodi giornalistici poco convenzionali del defunto tabloid. L’accusa più grave è di aver «comprato» i servizi di vari funzionari dello Stato costituendo, «una rete di funzionari corrotti» che includeva poliziotti e militari, che passavano informazioni riservate ai giornalisti del gruppo.
Una volta Murdoch ha dichiarato che «la premessa fondamentale della democrazia in cui viviamo dev’essere il diritto del cittadino di sapere la verità». Ora sanno la verità su di lui, sanno che la democrazia non è compatibile con l’abuso del potere dell’informazione che lui ha commesso. I soldi che ha guadagnato manterranno i suoi familiari al sicuro dalle crisi che affliggono gran parte dell’umanità ancora per generazioni, ma il suo sogno di lasciare in eredità ai figli qualcosa di nobile e grandioso, al di là della ricchezza materiale, muore insieme alla sua massima aspirazione personale, l’influenza e il potere. Il nome di Murdoch, il nome dei suoi antenati — quello di suo padre, sir Keith, quello del pastore calvinista di Rosehearty — di cui ha sempre voluto magnificare la gloria, risuonerà nei secoli come sinonimo di bassezza morale. Sua madre non si era sbagliata.
Traduzione Fabio Galimberti © El Pais Semanal 2012