Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 17/6/2012, 17 giugno 2012
INDEGNA INDENNITÀ
La scena va osservata con cura. In via Roma, a Cagliari, sono le dieci di mattina ma il sole picchia già che è una meraviglia. Sulla panchina di marmo bianco, davanti al palazzo della Regione Sardegna, sale un cittadino comune e comincia a declamare uno per uno i nomi dei consiglieri che, con un blitz notturno, hanno riportato a quota 9.023 euro le loro indennità mensili (più supplementi speciali per posizioni di vertice e gruppi consiliari) annullando gli effetti del referendum con cui, un mese fa, gli elettori dell’isola avevano promosso un taglio secco. Invece niente, la politica ha fatto rientrare dalla finestra il quantum sottratto, ed ecco che al Comitato promotore è rimasta l’unica soddisfazione di presentarsi ieri mattina proprio sotto quelle finestre citando i paladini dello stipendio pieno. A ogni nome, il pubblico presente ha riservato una ola in stile curva sud. Per chiudere degnamente, il coro di gruppo: “Bregungia, bregungia!”. Ovvero vergogna vergogna, anche se nessuno sembra essersi scomposto particolarmente ai piani alti.
Dove spiegano che, dopo il taglio brutale del referendum, era tecnicamente indispensabile intervenire onde evitare che i consiglieri restassero completamente a secco. Così ha concionato l’assessore alle Riforme, Ma-rio Floris: ’’Le indennità sono previste dallo Statuto sardo che all’articolo 26 recita: i consiglieri ricevono un’indennità fissata con legge regionale. Col referendum si è voluto modificare le modalità di calcolo dell’indennità, non certo abrogare la norma statutaria. Senza dimenticare – ha aggiunto Floris - che anche la Costituzione italiana fissa il diritto a un’equa retribuzione. Si ipotizzava forse di bloccare l’attività del Consiglio regionale, privando i gruppi delle necessarie risorse umane ed economiche?”.
Certo che no. Ma intanto, tra complessi conteggi e contorsioni legislative che risalgono alla notte della casta, chi ieri protestava in piazza aveva idee molto semplici da proporre. "Avremmo voluto che i calcoli fossero fatti in un altro modo, rispettando le indicazioni venute dal voto della gente, e invece ci siamo trovati di fronte a un emendamento che non va proprio bene" ha detto Efisio Arbau, uno dei promotori della manifestazione. Ancor più stringato il messaggio del collega di protesta, Antonello Gregorini : “Vogliamo che le indennità siano proporzionate allo stato di povertà in cui versa la Sardegna”.
Nei blog isolani tutti si domandano a cosa sia servito il voto, e qualcuno si lamenta pure con i ribelli di via Roma. “Perché non è stata pubblicizzata una protesta così importante? La gente ci sarebbe andata con i forconi, a migliaia, se solo l’avesse saputo. Pocos, locos y mal unidos....” scrive un deluso Kontro.
Ma c’è anche chi ricorda che ad Arzachena la nuova giunta, nata da una lista civica, ha deciso di azzerarsi lo stipendio:
100mila euro in più nelle casse del Comune.
Tanto poi ci pensa la Regione ad alzare la media.