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 2012  giugno 17 Domenica calendario

RISPOSTE IN TEMPI RECORD AGLI SMS COSÌ SPRECANO IL TEMPO GLI STATALI


In tempi di crisi imparare un mestiere nuovo non guasta: così nell’era della tecnologia mi sono dato alla sondaggistica. Ho mandato un sms a un campione di persone conosciute scelte con oculatezza per verificare la tempistica di risposta in base all’occupazione svolta. Ovviamente nessuno di coloro che risultavano lavoratori dipendenti aveva il cellulare spento durante l’orario d’ufficio. Si sa il telefonino è un diritto di chi scalda la panca, ci mancherebbe altro: anni di lotte sindacali saranno pure servite a qualcosa, direbbe mademoiselle Camusso. Qualsiasi strumento distolga l’iscritto dal Cgil da quella sventura umana che è l’impegno lavorativo dev’essere costituzionalmente garantito. Così il dipendente delle Poste ha risposto al mio sms dopo cinque minuti, le raccomandate possono aspettare. Il dipendente comunale in dieci minuti, tanto l’inamovibilità è garantita per legge al pari del menefreghismo. La palma di miglior risponditore-sms non può che spettare al magistrato: lì, si sa, entriamo nella sfera dell’onnipotenza, quindi l’utilizzo del cellulare in orario di lavoro non è un diritto, ma l’esercizio della potestas imperii da esercitarsi anche in udienza al cospetto dei sudditi clamanti giustizia. Il giudice risponde a un sms seduta stante, purchè il contenuto del messaggino non sia di tipo lavorativo, altrimenti i tempi si allungano causa la scarsa dimestichezza delle toghe con l’olio di gomito. Altro mondo invece quello privato dove il dipendente ha risposto alle mie solleticazioni di telefonia mobile con un certo scarto di tempo variante dal quarto d’ora in su. I privati sono minusquam in Italia: hanno diritti di serie B. Prima il dovere, poi il piacere! Non vorremmo mica paragonare un dipendente di Equitalia con la segretaria di un avvocato: il primo tutela lo scippo legalizzato e in quanto tale straripa di diritti in assenza di doveri. La seconda, essendo prestatrice d’opera di un demone evasore, potrebbe essere licenziata in presenza di giustificato motivo oggettivo: elemento da valutarsi ovviamente non a giudizio dello spregevole figuro che ne garantisce la busta paga, ma di qualche tirapiedi sindacalista. L’ultimo sms del test riguarda i lavoratori autonomi: soggetti privi di qualsiasi forma di tutela da parte dell’ordinamento. Non vantano alcun tipo di diritti in quanto considerati dal Legislatore non la spina dorsale del paese, ma gli autori del golpe economico che ha messo la penisola in ginocchio. Costoro, dovendo lavorare il doppio del dovuto per mantenere in media una decina di maestrine a cranio, rispondono quando possono. A volte si dimenticano di aver ricevuto un messaggino e ricevono solleciti stizziti. Capita anche a me: sms, mail, cellulare, telefono fisso e appuntamenti de visu. Non ce la faccio a star dietro a tutto l’ambaradan tecnologico: a volte temo di soccombere. E proprio quando sono lì lì per arrendermi, arriva la telefonata del cliente delle 9 di sera: avvocato io ho diritti, strimpellano dall’altra parte della cornetta. Risultato del test è sempre lo stesso da 50 anni: il pubblico scoppia di diritti, il privato di doveri…