Mario Cianflone, Nòva24 17/6/2012, 17 giugno 2012
IL VERO NODO RESTA LA RICARICA
L’evoluzione e il futuro della "specie automobile" sono legati alla sua elettrificazione, al lento e progressivo abbandono dei motori a combustione interna (ciclo otto e diesel) in favore di sistemi di propulsione elettrica. Una sorta di nemesi storica: la prima autovettura della storia che superò il "muro" dei 100 km/h fu la Jamais Contente. Correva l’anno 1899. E, quindi, già due secoli fa, agli albori della storia dell’auto, della straordinaria rivoluzione (umana e industriale) della mobilità individuale ci si dibatteva su quale fosse la scelta migliore: il motore elettrico o quello a combustione interna (ed esterna, vista l’epoca). Vinse quello a scoppio e non per la sua efficienza invero modesta, quanto piuttosto per la praticità della sua riserva di energia: un serbatoio facilmente rifornibile in pochi minuti con un liquido (benzina, gasolio) che brucia trasformando l’energia termica in energia meccanica. Le auto elettriche rimasero al palo per decenni, le batterie oltre a essere troppo pesanti offrivano (e offrono) una densità energetica bassa e dunque un’autonomia ben più limitata rispetto alle vetture con motore a scoppio.
Adesso siamo all’alba di una trasformazione epocale, dopo i fallimenti degli anni 90 dove si faceva affidamento su batterie al piombo (la Panda Elettra montava accumulatori per una massa di ben 450 kg) ora la new wave delle elettromobilità è nel solco delle batterie a ioni di litio ed è spinta da imprescindibili esigenze di sostenibilità ambientale in ambito urbano: riduzione delle emissioni inquinanti, di poveri sottili e di CO2, che però ricordiamo non è un inquinante vero e proprio ma è un gas serra, indispensabile alla vita ma che si ritiene sia responsabile, nelle quantità emesse dalla attività umane, dei cambiamenti climatici. In ogni caso l’automobile, deve evolvere, andare oltre la proulsione termico. Non è certo possibile pensare di bruciare petrolio per sempre e l elettrificazione è inevitabilmente la strada maestra., Certo, i motori diesel a benzina fanno continuamente progressi e sono sempre più efficienti e performanti ma in fondo appartengono a un vecchio e complicato mondo dell’auto che ora si trova ad affrontare una spinta al cambiamento radicale. Siamo davvero all’alba della rivoluzione elettrica e le batterie sono (e resteranno) un grave problema. Quelle a ioni di litio, utilizzate nelle poche auto elettriche disponibili nei concessionari hanno una densità di carica davvero esigua: in 25 kg "contengono" l’equivalente di 25 cc di benzina. Un quarto di litro. Davvero poco, ed ecco che un pacco di celle Li-Ion, con la medesima struttura e tecnologia di quelle usate in smartphone e notebook, deve essere realizzato mettendo insieme innumerevoli celle in serie e in parallelo per avere tensione e corrente sufficiente a muovere una vettura. Attualmente questa è la tecnologia disponibile in modo pratico ed economicamente sensato, altre ne arriveranno ma al momento l’evoluzione anche in termini di costi è praticamente ferma. E l’era dell’idrogeno e delle fuel cell resta una chimera (per decenni a venire). I tempi di ricarica sono lunghi: nell’ordine delle 8 ore (per fare il pieno a una macchina bastano invece pochi minuti e si fanno anche 700 km), nelle elettriche l’autonomia resta scarsa: in media tra gli 80 e i 150/160 km. Ma è davvero un problema? La "range anxiety" è spesso più psicologica che reale: in effetti, un centinaio di km al giorno, in ambito urbano bastano e avanzano, per andare al lavoro e magari andare all’happy hour e poi a cena. E dopo si arriva a casa e si ricarica la macchina con un meccanismo mentale automatico e analogo a quando mettiamo lo smartphone sul comodino. E qui invece iniziano i problemi gravi, quelli della ricarica. Va tutto bene se si vive in uno scenario "americano" con villetta e box con presa di corrente ma se uno abita al settimo piano di un palazzone di periferia mica può tirar giù 30 e passi metri di prolunga.
Esasperazioni a parte, la ricarica è il nodo principale e le colonnine che stanno iniziando a essere installate non sono sufficienti. Ma è, tuttavia, un inizio verso una rivoluzione elettrica che se avverrà, magari sulla scia di nuove tecnologie per le batterie, sarà di portata epocale perché trasformerà l’industria dell’automobile che ha un notevolissimo peso nel sistema economico. E non sarà un passaggio indolore. Anzi. L’automobile di oggi, vista la sua complessità costruttiva, è composta da una miriade di componenti che nelle vetture elettriche non servono (dai cambi ai filtri dell’aria, solo per fare un esempio). E intere aziende della sua lunga filiera potrebbero fare la fine dei produttori di puntine per giradischi dopo l’evento del compact disc o delle pellicole con la foto digitale. Ma qui le dimensioni del fenomeno sono ben maggiori e ben più drammatica l’eventuale perdita di posti di lavoro. Le case automobilistiche hanno tuttavia in ragione dei limiti tecnici una roadmap lenta, progressiva, per evitare traumi e l’ibrido che abbina i due mondi permette di mantenere in piedi a lungo la filiera automobilistica. E non va dimenticato che la fine dell’era del petrolio scatenerà un terremoto geopolitico, senza contare che gli Stati sono «alimentati a benzina", in virtù delle tasse che gravano sui carburanti, ma forse troveranno il modo di tassare in modo differente (e salato) gli elettroni "per autotrazione».