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 2012  giugno 16 Sabato calendario

MORTO GARAUDY: COMUNISTA, MUSULMANO E NEGAZIONISTA


Comunista, musulmano e antisionista. Roger Garaudy, filosofo francese morto ieri a 99 anni, è stato il simbolo vivente della deriva di molti intellettuali europei dalla critica del razionalismo e dell’individualismo occidentali a posizioni estremiste, antimoderne e addirittura negazioniste della Shoah. Nato a Marsiglia nel 1913, Roger Garaudy in gioventù professò il protestantesimo e fu anche presidente dell’Unione universitaria ugonotta, benché il padre fosse ateo e la nonna fervente cattolica. Nel 1933 entrò nel Partito comunista francese e tre anni dopo ottenne la laurea in filosofia. Nel periodo tra le due guerre mondiali Garaudy fece parte di quella nutrita schiera di intellettuali - Louis Aragon, Georges Politzer e Paul Nizan fra gli altri - che aderirono al marxismo. Sostenitore di Leon Blum e della politica del Fronte Popolare, nel 1939 si arruolò nell’esercito, poi venne catturato dalla polizia di Vichy e rinchiuso in un campo di concentramento in Algeria. Dopo la guerra divenne membro del comitato centrale del Pcf, fu eletto deputato e poi senatore. Venne espulso nel ’70 per «deviazionismo di destra». Sono gli anni in cui si riavvicina alla religione, prima al cattolicesimo. Nel libro “Dall’anatema al dialogo” (1965) Garaudy riflettè sui cambiamenti dei rapporti tra comunisti e cattolici attraverso l’analisi del Concilio Vaticano II: studiò Gramsci e Togliatti, di cui apprezzò il famoso «discorso di Bergamo» con cui il segretario del Pci mirò al dialogo tra laici e religiosi. Dopo aver abbracciato per breve tempo la fede cattolica, nel 1982 si convertì all’islamismo e adottò il nome di Ragaa. Dopo la conversione, la sua opera diviene una sponsorizzazione della religione maomettana: “Promesse dell’islam (1981), “Per un’islam del XX secolo” (1985), “Palestina, terra dei messaggi divini” (1986) e“Dove stiamo andando?” (1990). Nel 1996 pubblicò “I miti fondatori della politica di Israele”, per il quale fu processato con l’accusa di istigazione all’odio razziale e negazione di crimini contro l’umanità, ricevendo una condanna a due anni nel 2000. Nel libro sostiene l’esistenza di un complotto sionista che avrebbe inventato l’Olocausto per giustificare l’espansionismo israeliano. Non a caso nel 2002 ha ricevuto in Libia il «Premio Gheddafi per i diritti umani».