Matteo Persivale, Corriere della Sera 17/06/2012, 17 giugno 2012
FUGHE IN VESPA E CONTI IN SOSPESO. L’ESTATE ITALIANA DI MADONNA
L’apparizione di Madonna in Vespa, aggrappata al fidanzato con casco bianco extralarge, prima tra le vie di Trastevere per andare a mangiare i bucatini cacio e pepe e poi, a Firenze, sempre in scooter e sempre con scorta al seguito questa volta per curiosare tra le gioiellerie di Ponte Vecchio dove ha pagato la catenina per il figlio David e gli orecchini per sé a 800 euro, più educata del suo staff che la sera prima aveva lasciato in un bar fiorentino un conto scoperto da 1.250 euro.
Dopo le apparizioni, le voci: la presunta richiesta di una guest star particolare – Mario Monti – per il suo nuovo video da girare ai Fori Imperiali (la location non è però disponibile e la presenza del presidente del Consiglio sul set appare improbabile). E i fan irriducibili ad assediare l’albergo, le voci sui menu vegani richiesti nel backstage e le 20 linee telefoniche intercontinentali (forse per risparmiare sul roaming del telefonino) e la piccola sosia richiesta per la sicurezza della figlia e i fiori in camerino tagliati «rigorosamente» tutti alla stessa altezza (magari tra i 200 membri dello staff tra cui 30 bodyguard e lo chef personale, l’agopunturista e il lavasecco, ci sarà un geometra per i rilievi sui fiori in camerino). La festa a sorpresa martedì notte a Roma, dopo il concerto, in una sala d’incisione nel cortile di un condominio di via del Commercio e le proteste degli inquilini buttati giù dal letto (scena degna di Alberto Sordi, quella del pizzardone mandato a multare la star rumorosa). E ancora, come scrive il Corriere Fiorentino, la visita privata agli Uffizi — riservata ai vip e con prezzo adeguato — dopo la chiusura per ammirare altre madonne ritratte prima di lei attraverso i secoli.
Insomma da buona rappresentante della pop art americana, Madonna nelle sue vacanze italiane è riuscita a scavalcare completamente il fatto che a Roma (concerto martedì scorso) e Milano (dove ha cantato giovedì e in termini di gossip è riuscita a non combinare nulla di particolarmente rilevante) e Firenze (dove si è esibita ieri sera allo stadio Franchi, ultima tappa del tour italiano) teoricamente era venuta per cantare.
Ancora più astuta oggi, a 53 anni dichiarati, di quanto lo era (già parecchio) agli esordi da «material girl», Madonna sa che l’ultimo cd «Mdna» non è andato benissimo e ormai il successo in termini numerici di Adele e in termini di impatto spettacolare di Lady Gaga non è più alla sua portata. E allora visto che la voce non è più quella di una volta (mai stata peraltro il suo punto di forza) e neanche i legamenti delle ginocchia hanno la stessa resistenza dei vent’anni quando si deve ballare su e giù per il palco di uno stadio per una notte intera, e alla luce del fatto che le «madonnare» del tour di Madonna del 1987 oggi sono mamme di ragazzine che guardano «Twilight» e ascoltano Justin Bieber, Madonna cambia abilmente discorso. Che è poi il succo della pop art. In Turchia dove queste cose fanno ancora scandalo aveva scoperto fugacemente il capezzolo, da noi la butta sulle vacanze romane e fiorentine. Per la donna che da un trentennio fa elegantemente slalom tra i media di tutto il mondo uno zigzag in Vespa costa nulla e vale oro, piccolo remake di «Vacanze Romane» da trasmettere via twitter sugli smartphone, anche se lei era in jeans strappati che avrebbero molto intristito Audrey Hepburn e il suo compagno Brahim Zahibat, 24 anni, più che Gregory Peck ricorda i ragazzi di «Jersey Shore». Tanto Madonna ha gli amici famosi in tribuna a San Siro (Dolce & Gabbana, Donatella Versace), a Roma il cacio e pepe e a Firenze gli Uffizi su misura e i conti dei ballerini non pagati (il gestore del locale di piazza Michelangelo a Firenze si è poi presentato in albergo pretendendo il pagamento, concedendo sconto significativo e ottenendo il lieto fine). Che poi gli stadi di questo tour non fossero esauriti come ai tempi belli del 1987 è un altro discorso: Madonna sa che non è più quella di una volta, ma sa che non lo siamo neanche noi.
Matteo Persivale