Francesco Dal Mas, Avvenire 17/06/2012, 17 giugno 2012
NEL NORDEST LA DENATALITA’ PESA ANCHE SUGLI IMMIGRATI
Allarme denatalità. A fare meno figli non sono soltanto le coppie italiane (come si sa, ormai da anni), ma anche quelle straniere. L’ultima rilevazione che porta la firma di Caritas Migrantes e di Anolf Cisl indica in una percentuale del 6.5% le minori nascite, l’anno scorso, in provincia di Treviso. «Ben 139 bambini in meno», sottolinea, preoccupato, Franco Marcuzzo della Cisl. «Nel Veneto gli oltre 500mila stranieri presenti hanno registrato un saldo demografico negativo di ben 411 unità», precisa don Bruno Baratto, che per conto della Caritas si occupa di statistiche e rilevazioni. In alcune comunità del Nordest, da Verona al Friuli, le percentuali di denatalità, nelle famiglie d’immigrati, arrivano al 10%. «In Italia l’immigrazione – ricorda ancora don Baratto – costituisce un rimedio, seppure parziale, al continuo processo di invecchiamento demografico e al basso tasso di fecondità (1,29 per le donne italiane rispetto a 2,13 per quelle straniere)». Il futuro, anche dal punto di vista dello sviluppo, si propone in tutta la sua precarietà economica, oltre che sociale.
«Avevamo bisogno, in quest’area, almeno di un’altra generazione perché le famiglie del Nordest potessero avvicinarsi ai ritmi di natalità del passato», commenta Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest. «Se anche gli immigrati assumono i nostri modelli riproduttivi, c’è veramente da temere il peggio». La crisi economica è il fattore che incide di più nelle scelte di paternità e maternità degli stranieri. Crisi che ormai in migliaia di situazioni - spiega il sindacalista Marcuzzo - impone il rientro in patria della moglie e dei figli. «Qui rimane il capofamiglia, soprattutto per non perdere la casa che sta pagando con il mutuo». È una fuga temporanea, tanto quanto basta per non perdere la residenza. «Quando non ci sono i licenziamenti, le fabbriche ricorrono ai contratti di solidarietà, l’ultimo alla Safilo - insiste l’esponente della Cisl - e con una busta paga ridotta è evidente che in Italia può sopravvivere solo una persona ». C’è chi gioisce perché Treviso, il Veneto ed il Nordest cominciano a ’scolorirsi’. Ma la maggior parte della popolazione la pensa in modo del tutto opposto. Come il presidente di Confindustria Friuli, Adriano Luci, per il quale «la decrescita sarà inesorabile se ad aumentare sarà soltanto l’invecchiamento della popolazione e verrà a mancare il ricambio generazionale».