Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 17/6/2012, 17 giugno 2012
Nei prossimi giorni, il Tribunale di Roma emetterà la sentenza a carico di Giovanni Lande, il Madoff dei Parioli che ha truffato 300 milioni di euro a 1
Nei prossimi giorni, il Tribunale di Roma emetterà la sentenza a carico di Giovanni Lande, il Madoff dei Parioli che ha truffato 300 milioni di euro a 1.680 clienti della Roma bene. Il pm Luca Tescaroli ha chiesto 12 anni che si aggiungerebbero ai 4 e mezzo già subiti per la bancarotta della filiale italiana della Européenne de Géstion Privée (Egp). Ma è la richiesta di risarcimento alla Consob e alla Banca d’Italia presentata dalle parti lese, non dal pm, che merita due parole. Vista da fuori dei dorati confini dei Parioli, questa richiesta apre un problema etico e uno politico nell’Italia della recessione. I denari affidati al rapido Lande provengono in parecchi casi dall’evasione fiscale; in altri casi, dal riciclaggio di denaro sporco. In altri ancora sono risparmi normali. Tutti sono stati affidati non a una banca normale che promette rendimenti normali, ma al rappresentante di una sconosciuta società estera di gestione del risparmio, che prometteva rendimenti speciali. Nessuno - né chi aveva soldi poco puliti né chi era a posto - si è chiesto quali fossero i rischi connessi ai rendimenti. Guadagnare il 10% quando in genere si perde il 50%, dovrebbe apparire un’enormità, ma l’avidità acceca. Si è letto di attori che, con il tesoretto, volevano farsi la pensione integrativa. E perché sceglievano la Egp e non, poniamo, le Generali? Qui non c’è la vecchietta tradita dalla banca di fiducia che le appioppa le Cirio o i bond argentini nascondendo il rischio. No, Lande bisogna andare a cercarselo. Ora alcune parti lese dal Madoff «dè noantri» vorrebbero essere risarcite da enti pubblici, finanziati dalla collettività. Intendiamoci, ci sono casi nei quali è giusto che il denaro di tutti finanzi il risarcimento di una vittima: per esempio, la persona che fa ingiustamente anni di carcere, il poliziotto che muore in servizio. Ma è questo il caso? La Egp, vigilata dalla Authority francese, operava anche in Italia in virtù del passaporto europeo. La Consob aveva ricevuto un esposto anonimo. Anziché buttarlo nel cestino, l’ha analizzato. Poteva essere più celere? Forse sì. Ma non è questo il punto. Consob e Vigilanza non devono impedire e perseguire reati o errori, ma sorvegliare il rispetto delle regole nelle forme e nei tempi possibili in base alle risorse date. Nel 2009 erano altre le emergenze. Se esiste un dolo o una colpa del funzionario, questa va individuata e colpita, sia pure in modo da non scoraggiare l’attività ispettiva. Ma il risarcimento a carico dell’ente, no. Anche perché ci troveremmo con i normali depositi bancari garantiti fino a 103 mila euro dal fallimento delle banche e con i clienti del Madoff dei Parioli risarciti a piè di lista. Un’evidente, insensata ingiustizia. Sul piano etico, sarebbe il caso che qualcuno dei clienti Vip — mi viene in mente Sabina Guzzanti — si chiamasse apertamente fuori da questa linea di comodo. Sul piano politico, il legislatore dovrebbe forse precisare che gli italiani sono liberi di affidare i soldi a chi credono ma nulla possono pretendere dagli enti nazionali se il soggetto è estero. Giochi con Lande? Reclama a Parigi. mmucchetti@rcs,it