Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 15/6/2012, 15 giugno 2012
OPEC, LA PRODUZIONE GIORNALIERA RESTA A 30 MILIONI DI BARILI - A
spezzare la lunga attesa per conoscere l’esito del vertice Opec è arrivata Italia-Croazia. La partita, trasmessa sul maxischermo della sala stampa dai tecnici del segretariato, sopraffatti dalla noia, è stata l’unico diversivo in oltre tre ore punteggiate da voci e smentite sullo sviluppo delle discussioni tra i ministri del Cartello. Il verdetto doveva essere annunciato alle diciassette. Erano passate le venti quando finalmente si è saputo: il tetto di produzione collettivo resterà fermo a 30 milioni di barili al giorno, livello che era stato deciso lo scorso dicembre.
Il comunicato finale, tuttavia, contiene un invito particolarmente pressante ad «aderire» a tale quota. Il segretario generale dell’Opec, Abdallah El Badri, ha poi chiarito esplicitamente quale sia l’implicazione: «Significa che rispetto a oggi bisognerà ridurre l’output di 1,6 mbg». Di fatto si tratta quindi di un taglio? «Sì. Alcuni membri dell’Organizzazione, non voglio fare nomi, finora non hanno contribuito molto al rispetto dei limiti».
Il riferimento, anche senza fare nomi, è più che evidente: El Badri parla dell’Arabia Saudita, che da mesi mantiene la sua produzione intorno a 10 mbg, un record da trent’anni, con l’obiettivo dichiarato di colmare ogni carenza di greggio – «reale o percepita», aveva specificato il ministro Ali Al Naimi – facendone scendere il prezzo sotto 100 dollari al barile.
Ora che l’obiettivo saudita è stato non solo raggiunto, ma superato (il Brent vale circa 93 $/bbl) a Riad è stato chiesto di fare marcia indietro. «Certo che hanno accettato – assicura El Badri –. Questa è una decisione collettiva». Qualche resistenza, comunque, è probabile che i sauditi l’abbiano fatta, spalleggiati dagli altri produttori del Golfo Persico, anch’essi impegnati nel recente sforzo produttivo (il ministro kuwaitiano Hani Hussain si era comunque lasciato sfuggire ieri mattina che i prezzi erano ormai scesi «un pochino troppo»).
Potrebbe dunque essere questo il motivo della lunga discussione, che ha ritardato l’annuncio di una decisione che tutto sommato sembrava già presa: molti ministri dell’Opec auspicavano il cosiddetto "roll over", ossia il mantenimento della quota di produzione. E gli altri si erano mostrati ben disposti ad accettare quello che doveva essere apparso come il miglior compromesso possibile, date le incertezze che incombono sul mercato, con la domanda di petrolio minacciata dalla crisi economica e l’offerta messa a rischio dal prossimo avvio delle sanzioni contro l’Iran.
Secondo indiscrezioni, i ministri avrebbero provato invano ad accordarsi su una sorta di meccanismo o soglia di prezzo che attivasse la convocazione di un meeting di emergenza, se non direttamente un taglio di produzione. Invece il prossimo appuntamento è stato fissato il 12 dicembre, sempre a Vienna, per un nuovo vertice ordinario.
Un altro argomento di discussione che può aver contribuito a prolungare la riunione dei ministri è l’individuazione del prossimo segretario generale dell’Opec, che dovrà prendere il posto di El Badri quando a fine anno il suo mandato scadrà. «Ne abbiamo discusso – conferma lo stesso El Badri – ma abbiamo dovuto rimandare la decisione a dicembre». La nomina richiede l’approvazione unanime da parte dei membri dell’Organizzazione. E anche in questo caso è in corso un braccio di ferro tra Arabia Saudita e Iran, che hanno espresso ciascuno un candidato (altri due sono stati presentati da Ecuador e Iraq).