Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 15/6/2012, 15 giugno 2012
LA SPAGNA SFONDA IL MURO DEL 7%
Mai così vicina al precipizio. Nemmeno nei giorni più neri per la crisi dell’Eurozona la Spagna si era spinta così in là, verso la soglia del non ritorno. Nemmeno la scorsa estate quando la Bce per evitare il contagio si trovò costretta ad avviare il programma di acquisto dei titoli del debito dei grandi Paesi periferici, nemmeno sabato scorso quando ha dovuto arrendersi e chiedere il salvataggio internazionale, seppur mascherato da «sostegno mirato al settore finanziario», il rischio pagato in interessi sul debito pubblico da Madrid era schizzato tanto in alto: ieri mattina i rendimenti dei bonos spagnoli hanno raggiunto il 7%, un record assoluto, con lo spread sui bund tedeschi a 551 punti base, livelli al quale il Paese iberico non era mai arrivato da quando esiste la moneta unica. «Il livello raggiunto dagli interessi sul debito è insostenibile nonostante il sostegno dei nostri partner europei. Non so quanto potremo andare avanti così», ha detto, visibilmente scosso, il ministro delle Finanze Luis de Guindos ricordando che «è fondamentale restare calmi, dobbiamo rispettare il piano di aiuti, adottare le misure che stiamo definendo con Bruxelles. Sappiamo che ci sono tensioni internazionali in questo momento che hanno conseguenze pesanti sui mercati, ma dobbiamo mantenere la calma».
Il giorno dopo la bocciatura di Moody’s - che ha tagliato il rating spagnolo da A3 a Baa3, a un solo passo dal junk, la spazzatura - anche i mercati bocciano il piano di salvataggio da 100 miliardi di euro concordato sabato scorso all’Eurogruppo. Il salvataggio farà salire il debito fino al 90% del Pil e avrà ripercussioni anche sulla spesa per interessi e quindi renderà ancora più difficile centrare nel 2012 l’obiettivo di deficit al 5,3%: la stessa Commissione europea stima uno sforamento di almeno 10mila miliardi, con un disavanzo al 6,4% tanto che si sta discutendo di concedere a Madrid un anno in più per il risanamento. Gli aiuti inoltre andranno a chiudere le perdite delle banche ma non potranno, almeno nel breve periodo, riattivare l’economia già in recessione.
Il Governo di Mariano Rajoy guarda al vertice a quattro del 22 giugno a Roma, confida nell’intesa tra Mario Monti e il francese Francois Hollande e nella comprensione della Germania. Spera che il vertice europeo di fine mese trovi una soluzione: «Sono convinto che prenderemo delle misure che ridurranno la pressione dei mercati nei prossimi giorni e nelle prossime settimane», ha detto ancora de Guindos. La Spagna continua a chiedere maggiori poteri per la Banca centrale europea di Mario Draghi, «l’unica istituzione che può garantire da subito stabilità e liquidità all’Eurozona». E che comunque a maggio ha sostenuto con 287 miliardi di prestiti, il sistema bancario spagnolo, bloccato sul mercato interbancario e su quello dei capitali.
Con l’Unione europea si stanno negoziando i dettagli del piano di salvataggio per le banche. Da chiarire anche il ruolo dell’Fmi che ieri ha smentito il proprio supporto finanziario: «Non c’è stata alcuna richiesta per un’assistenza finanziaria dell’Fmi né alcun piano dell’Fmi per una simile assistenza». Il Governo spagnolo attende le valutazioni indipendenti sulla reale situazione delle banche per formalizzare la richiesta di aiuti: gli audit di Oliver Wyman e Roland Berger confermano un fabbisogno di 60-70 miliardi di euro: 19 miliardi per Bankia, 10 per NovaGalicia e 10 per Catalunya Caixa.
Ma «il peggio deve ancora venire» per Robert Tornabell, professore all’Esade di Barcellona: nel primo trimestre i prezzi delle case sono scesi ancora, del 12,6% su base annua dopo un calo dell’11,2% negli ultimi tre mesi del 2011, rendendo ancora più incerti i bilanci delle banche esposte per almeno 330 miliardi sull’immobiliare. E per S&P’s i prezzi del real estate sono destinati a scendere ancora del 25 per cento.