Marco Moussanet, Il Sole 24 Ore 16/6/2012, 16 giugno 2012
CARREFOUR LASCIA IL MERCATO ELLENICO
Carrefour, numero due mondiale della distribuzione, esce dal mercato greco, alla vigilia di un appuntamento elettorale cruciale per la permanenza di Atene nell’Eurozona, e la Borsa finalmente applaude, dopo anni di pesanti sanzioni per il deludente andamento del gruppo. Il titolo è infatti salito ieri del 5,8% a 14,5 euro, dopo aver perso il 24,5% da gennaio e il 47% nell’ultimo anno.
Gli investitori hanno accolto così il comunicato con cui ieri mattina Carrefour ha annunciato la cessione al partner greco Marinopoulos del suo 50% della joint venture paritaria creata nel 1999. Anche se l’operazione comporta una minusvalenza di circa 220 milioni nei conti della società francese.
Ma non fa niente. In questo momento, è evidentemente l’opinione del mercato, l’importante è andarsene dalla Grecia. L’unico Paese in cui Carrefour ha avuto una perdita nel 2011 e dove ha registrato un ulteriore calo delle vendite del 16% nel primo trimestre di quest’anno.
Per Carrefour la Grecia, dov’è presente dal 1991, è il secondo mercato europeo, in termini di numero di punti vendita: 463, tra cui 41 ipermercati e 252 supermercati.
Si tratta anche della seconda decisione operativa importante presa dal nuovo numero uno del gruppo, Georges Plassat, ex del concorrente Casino, che ha appena sostituito Lars Olofsson. L’altra, anch’essa apprezzata dagli investitori, è stata quella di rafforzarsi in Argentina rilevando, per circa 52 milioni, i 129 punti vendita del discount Eki. Oltre al pessimo andamento delle sue filiali nell’Europa del Sud, a Carrefour viene infatti rimproverato di non aver scommesso a sufficienza e per tempo sui mercati emergenti, tra cui appunto il Sud America.
Sulle modalità di uscita dalla Grecia sta riflettendo anche il Crédit Agricole, i cui conti sono da tempo appesantiti dall’acquisizione, nel 2006, della banca Emporiki. L’operazione è già costata all’istituto di credito francese circa 6,6 miliardi (570 milioni nel solo primo trimestre del 2012), scatenando l’ira degli azionisti. Due sembrano essere le ipotesi sul tavolo: la fusione con altre banche greche, per diluire la partecipazione dell’Agricole al 10%; oppure il disimpegno totale, decretando di fatto il fallimento di Emporiki, la quinta banca del Paese. Secondo le stime degli analisti, la fine dell’avventura greca dovrebbe costare alti 5,2 miliardi, portando il conto finale a 11,8 miliardi.
Nel frattempo l’Agricole tenta di salvare quanto c’è ancora di buono in Emporiki: due giorni fa la banca greca ha trasferito alla capogruppo francese le filiali in Romania, Bulgaria e Albania.