Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 16/6/2012, 16 giugno 2012
SPAGNA, DEBITO RADDOPPIATO IN QUATTRO ANNI
Il debito pubblico spagnolo è raddoppiato negli ultimi quattro anni. Il Paese iberico entrato nella grande crisi con la tripla A, il bilancio in attivo, un tasso di disoccupazione vicino a quello della Germania, e un indebitamento pari al 35,5% del Pil, deve ora abbassare la testa sotto il peso del debito balzato al 72,1% del Pil nel primo trimestre di quest’anno: un record nella serie statistica elaborata dal Banco de Espana a partire dagli anni Novanta, tanto che secondo il Fondo monetario internazionale bisogna risalire fino al 1913 per trovare un dato simile.
La Spagna resta sotto la media Ue e lontana dai livelli sui quali si muovono l’Italia (al 120% del Pil) ma anche la Francia e la Germania (intorno all’90% e al 80% del Pil). Ma almeno tre elementi alimentano i timori sulla gestione di Madrid: primo, la crescita rapida e incontrollata: in un anno il debito pubblico è aumentato di 10 punti percentuali mentre tra Madrid e le Regioni autonome è in corso uno scontro sulla riduzione della spesa; secondo, la dinamica altrettanto preoccupante dell’esposizione dei privati che, tra famiglie e imprese, fa arrivare il dato complessivo sopra il 300% del Pil; terzo, l’impatto ancora da verificare che il piano di aiuti europeo da 100 miliardi di euro diretto alle banche avrà anche sui conti dello Stato: le prime stime indicano un aumento del debito fino al 90% del Pil già nel 2012.
I rendimenti sui titoli del debito a dieci anni si mantengono vicini al 7%, ai massimi storici con il differenziale rispetto ai bund tedeschi sempre sopra i 540 punti base. I mercati e le agenzie di rating hanno bocciato il piano di salvataggio concordato domenica scorsa all’Eurogruppo, i 100 miliardi alle banche potrebbero non bastare alla Spagna: JP Morgan stima che un bailout per l’intero Paese potrebbe richiedere fino a 450 miliardi di euro, una cifra che prosciugherebbe le risorse dei meccanismi di stabilità europei. Nonostante tutto, secondo molti operatori, la Spagna ha «significativi spazi di manovra»: il Tesoro di Madrid ha già raccolto in asta circa 50 miliardi degli 86 miliardi di fabbisogno previsto per il 2012 e può contare su almeno 44 miliardi di euro ancora presenti in cassa.
Ma il premier Mariano Rajoy, in vista di vertici europei e mondiali che si annunciano decisivi, deve incassare senza fiatare le durissime critiche del cancelliere tedesco: «La Spagna - ha detto Angela Merkel con riferimento alla bolla immobiliare scoppiata nel 2008 - paga un decennio di totale irresponsabilità».
Per l’Fmi la Spagna è scivolata in una «recessione senza precedenti» dalla quale sarà «molto difficile» uscire. Nel rapporto annuale sul Paese iberico gli esperti del Fondo sottolineano che «nonostante le riforme e gli sforzi fatti, la fiducia del mercato resta debole», aggiungendo che Madrid mancherà gli obiettivi di bilancio anche quest’anno, che sono necessarie «misure concrete per un risanamento di bilancio nel medio-termine», magari a ritmi meno pressanti «data l’estrema debolezza dell’economia». Tocca all’Europa «avanzare verso l’integrazione bancaria e fiscale», si legge sul report Fmi: «Il sostegno finanziario dell’area euro può aiutare a mitigare i rischi di breve termine, ma le tensioni sul mercato potrebbero intensificarsi soprattutto se le politiche falliranno nell’arginare la fuga di capitali o se ci saranno ulteriori tensioni in altri Paesi dell’area euro». Domani si vota in Grecia ma gli occhi sono puntati sulla Spagna.