GIORDANO STABILE, La Stampa 16/6/2012, 16 giugno 2012
In Spagna gli affreschi più vecchi del mondo - Quando nel maggio del 1879 l’archeologo dilettante Marcelino San de Sautuola scoprì i bisonti rossi di Altamira e li attribuì agli uomini primitivi che erano vissuti nella montagne dell’Asturia migliaia di anni prima di Cristo gli diedero del «matto, incompetente, falsario» Accuse feroci piovute dalle più alte cattedre di paleontologia e dal Congresso di Lisbona del 1880, dove si concluse che l’ipotesi più plausibile era che se li fosse dipinti lui
In Spagna gli affreschi più vecchi del mondo - Quando nel maggio del 1879 l’archeologo dilettante Marcelino San de Sautuola scoprì i bisonti rossi di Altamira e li attribuì agli uomini primitivi che erano vissuti nella montagne dell’Asturia migliaia di anni prima di Cristo gli diedero del «matto, incompetente, falsario» Accuse feroci piovute dalle più alte cattedre di paleontologia e dal Congresso di Lisbona del 1880, dove si concluse che l’ipotesi più plausibile era che se li fosse dipinti lui. Non tutti i cattedratici erano d’accordo, perché la pulizia dei tratti, lo splendore dei colori erano tali da presupporre un grande artista. Naturalmente contemporaneo. Le scuse a Sautuola, già morto, arrivarono nel 1902. Poi, scavo dopo scavo, la datazione è andata sempre più ritroso, sedicimila, ventimila, trentasettemila anni fa. Altre caverne, El Castillo, Tito Bustillo, sono state scoperte con reperti, utensili, ossa e disegni lasciati da migliaia di generazioni che si sono succedute nei siti. Ora Altamira ha conquistato la palma della più antica testimonianza dell’Homo sapiens in Europa, molto più antica degli altri celebri affreschi preistorici, quelli di Lascaux. Persino troppo antica. Perché l’ultima retrodatazione, a 41mila anni fa, opera del paleontologo britannico Alistair Pike, rischia di nuovo di scardinare parecchie certezze. Questo volta l’équipe dell’Università di Bristol che ha condotto la ricerca non potrà essere accusata di «dilettantismo». Ma il problema c’è. Quella data, 40.800 anni fa, non collima con studi solidissimi che ci dicono l’Homo sapiens, allora, aveva appena messo piede sul Continente. L’Europa era dominata dai cugini di Neanderthal, tarchiati, robusti, resistenti al freddo ma non certo con il phisique-du-rôle dell’artista. La datazione però è incontestabile. L’équipe di Bristol ha analizzato la patina di carbonato di calcio che si è formata sopra alcuni affreschi, in particolare in piccoli dischi rossi. Il carbonato si forma esattamente come stalattiti e stalagmiti e assorbe un piccolo numero di atomi di uranio, presenti in natura. L’uranio decade, con tempi di dimezzamento precisissimi, in atomi di torio. Calcolando il rapporto fra uranio e torio nel carbonato, Pike è riuscito a datare gli affreschi «con un margine di errore di pochi decenni». Possibile che l’Homo Sapiens, appena due secoli dopo lo sbarco nelle Penisola iberica, fosse già arrivato all’estremo Nord, si fosse impossessato dei migliori rifugi fino allora proprietà dei neandertaliani? Difficile. Allora, delle due, una. O siamo arrivati prima o anche i nostri cugini dalla fronte basa erano grandi artisti. Ne è già convinto, per esempio, Joao Zilhao, dell’Università di Barcellona: «È una sensazione di pancia, la conferma definitiva può venire solo dalla scoperta di un affresco più vecchio di qualche secolo. Ma ci sono buone probabilità che i piccoli dischi rossi siano opera dei Neanderthal». La ricerca sarà ampliata «in altre caverne, in Spagna, Portogallo e tutta l’Europa occidentale». Se sarà confermata la tesi, non potremo più guardare dall’alto in basso neppure i Neanderthal. Secondo Picasso, «dopo Altamira, nell’arte c’è stato soltanto il declino». Forse perché i cugini dalla fronte bassa erano più bravi di noi.