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 2012  giugno 16 Sabato calendario

Show di Benigni: “Monti? Lo metterei in Purgatorio” - La mano sul cuore, sulle note dell’inno nazionale, e la faccia che sprizza felicità

Show di Benigni: “Monti? Lo metterei in Purgatorio” - La mano sul cuore, sulle note dell’inno nazionale, e la faccia che sprizza felicità. Un Benigni così, salutato da una scrosciante standing ovation, non lo si vedeva dalla notte degli Oscar, quella del ’99, in cui vinse la statuetta per «La vita è bella». Un attimo di emozione, e poi parte il fuoco di fila: «Chi se l’aspettava una cerimonia così bella! A me, che vengo da una città lontanissima, una grande città cinese... Prato. Finalmente Matteo Renzi ci è riuscito a darmi la cittadinanza in questo splendido salone, la Sala dei Cinquecento... secondo l’Inps, secondo la Fornero la Sala dei Cinquanta... Me l’ha data proprio oggi perché è scattata l’Imu e così devo pagarla». E ancora: «Finalmente questo riconoscimento, dopo che da anni parlo di Firenze, certo, sono 20 anni che parlo anche di un’altra persona, ma da Arcore non è arrivato nulla». Il sindaco-rottamatore, che lo ha presentato parlando di cittadini e d’onore, è però nel centro del mirino: «Renzi mi ha dato la cittadinanza onoraria perché ci sono le primarie. Ora sono cittadino di Firenze, quindi devo votare a Firenze, il posto dove hanno inventato l’arte moderna, dalle pale del Cimabue alle camicie di Formigoni. Tra una settimana sono a Bologna e Bersani mi ha dato la cittadinanza di Bologna, insieme a Merola». Ma il punto è sempre lui, il primo cittadino con la fascia tricolore sul petto e l’aria soddisfatta del ragazzino che ha superato gli esami: «Tu ci devi dire sì o no - continua l’attore e regista -, ci pensano tutti, io ancora non l’ho capito se Renzi si è deciso a presentarsi oppure no... pure Balotelli, l’altra sera, durante la partita con la Spagna, quando si è fermato davanti alla porta, era perché stava pensando “ma Renzi si candida oppure no?”». D’altra parte, continua tra gli applausi, «alle primarie del Pd ora c’è la fila, il Salone dei Cinquecento ha preso il nome dal numero dei candidati alle primarie». E comunque la promessa è già fatta: «Quando sarai premier, se si libera il posto, vengo a fare il sindaco, lo faccio volentieri, anche perché i comici vanno di moda, sono a disposizione». Prima di allora, a Firenze, Benigni tornerà, dal 20 luglio al 6 agosto in piazza Santa Croce, con una nuova, appassionata avventura dantesca. Stavolta, spiega, sarà di scena l’Inferno profondo, quello «dove c’è la lordura, la putrefazione del peccato, gli scialacquatori, i bestemmiatori, i ruffiani, i seduttori, i simoniaci, i barattieri, cioè le persone che si arricchivano con il peculato, la concussione, la corruzione, le bustarelle, quelli che facevano lo stalking ante-litteram...». Insomma, ridacchia il toscanaccio, «tutte cose che accadevano nel Medioevo, non c’è nessun riferimento all’attualità». Eppure, tra Inferno, Paradiso e Purgatorio, tutti , prima o poi, troveranno il loro posto: «Dove metterei Mario Monti? Povero Mario... Lo metterei in Purgatorio, è la cantica più dolce, pacata, educata e anche la più riuscita, la più tecnicamente perfetta, lì ci sono gli spiriti così, tecnicamente perfetti». E poi, conviene Benigni, «il Purgatorio porta fuori dallo spread infernale...». C’è spazio anche per l’omaggio alle vittime del terremoto «a cui siamo vicini, senza dimenticare quelle dell’Aquila» e per un discorso sull’importanza del lavoro che, di questi tempi, ha il sapore di una preghiera: «Il lavoro non è solo ricompensa, nella busta paga, c’è dentro molto altro. Lì troviamo noi stessi, la nostra identità, quella è la sacralità del lavoro, e qualsiasi politica che mina questo concetto, compie sacrilegio. Il lavoro è la base della democrazia». Nelle prime file i vecchi amici si spellano le mani: «Gliel’hai detta quella cosa? - chiede una signora al marito Se gliel’hai detta va bene, Roberto è sveglio, se la ricorda, sennò come farebbe a sapere la Divina Commedia a memoria?».