Francesca Schianchi, La Stampa 16/6&2012, 16 giugno 2012
Bisogna razionalizzare la macchina. Sa qual è la principale duplicazione nel nostro Paese?», chiede Vincenzo Visco, economista, ex ministro delle Finanze che attuò la riforma decisiva per la nascita delle agenzie fiscali, temutissimo viceministro nell’ultimo governo Prodi e principale ispiratore degli strumenti di tracciabilità per scovare evasori allergici al fisco
Bisogna razionalizzare la macchina. Sa qual è la principale duplicazione nel nostro Paese?», chiede Vincenzo Visco, economista, ex ministro delle Finanze che attuò la riforma decisiva per la nascita delle agenzie fiscali, temutissimo viceministro nell’ultimo governo Prodi e principale ispiratore degli strumenti di tracciabilità per scovare evasori allergici al fisco. No, qual è la principale duplicazione? «Le forze di polizia: lì ci sarebbe da specializzare». Valle a toccare, mi immagino la levata di scudi… «Non c’è dubbio. Mentre se accorpi l’Agenzia del Territorio con quella delle Entrate, fai bella figura con poco. Ma non serve a niente». Dice? Non servono a niente gli accorpamenti annunciati ieri? «Glielo dico con certezza. Non hanno alcun senso, nessun significato né aziendale né di risparmio, direi un errore clamoroso, fatto senza compiere prima uno studio, un dibattito sulla materia». Una bocciatura senza appello. «Le varie agenzie sono state fatte perché hanno funzioni diverse, non ha senso accorparle. Il catasto non ha niente a che fare non le Entrate; i Monopoli hanno qualcosa a che fare con le Dogane per la parte di accise dei tabacchi, ma coi giochi non c’entrano nulla. Così il rischio è che si paralizzi l’attività». Altro che risparmio, a quel punto… «Anzi, penso che questa decisione faccia spendere soldi: perché o lasci la stessa organizzazione così com’è e la metti solo sotto un unico cappello, ma allora è inutile, altrimenti, se provi a rifare l’organizzazione interna, allora costa. In Europa l’unica fusione c’è stata in Inghilterra: l’Agenzia delle Entrate con le Dogane. Qualche sinergia lì potrebbe esserci, ma io sconsiglierei anche quello da noi, per ragioni storiche e organizzative». Cosa si potrebbe fare allora per razionalizzare? «Prendere il settore entrate dell’Inps e unificarlo all’Agenzia delle Entrate. Loro sì che fanno lo stesso mestiere, usano la stessa base imponibile… È complicato, ci vorrebbero anni, però varrebbe la pena farlo». Altre idee? «Ad esempio accorpare i Comuni. Ora non ho sott’occhio tutta la mappa della Pubblica amministrazione, ma per fare queste scelte bisogna studiare, fare consulenze, vedere i conti per capire quanto si recupera a livello di costi ed efficienza operativa. Che con questi accorpamenti invece viene peggiorata». Se è un’idea senza senso, perché è saltata in mente al governo? «Propaganda. Nella migliore tradizione della gestione precedente». Cosa intende dire? «Beh, nei ministeri le persone sono le stesse, i ministri si affidano a loro. Sono assolutamente certo che Monti pensi che questa misura serva. Ma chieda a chi lavora nelle Agenzie o al sottosegretario Ceriani: non ho parlato loro, ma non crederò mai che siano d’accordo». E invece del taglio dei dirigenti di Palazzo Chigi e del Tesoro? «Bisogna sapere in quali funzioni e quali ruoli vengono fatti i tagli, ma i dirigenti della Pubblica amministrazione sono in genere eccessivi. Però poi ci sono altre figure e funzioni che si potrebbero creare: ad esempio all’Agenzia delle Entrate servirebbero accertatori di alto livello, ma svincolandoli dalla qualifica di dirigenti».