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 2012  giugno 15 Venerdì calendario

Il piano B per l’Italia? L’euro-lira - L’Italia ora è nel mirino della speculazione internazionale

Il piano B per l’Italia? L’euro-lira - L’Italia ora è nel mirino della speculazione internazionale. I Btp triennali hanno registrato un tasso di interesse di 5,30%. Christine La­garde, capo del Fondo monetario, ha detto che la sorte dell’euro si de­cide fra due mesi. Nel gergo finan­ziario questo si traduce con «l’Ita­lia è costretta a uscire dall’euro». Infatti il crollo dell’euro non dipen­de dalla Grecia, neppure bastereb­be per decretare la sua fine la fuo­riuscita della Spagna. Occorre che cada anche l’Italia. Infatti a quel punto l’area dell’euro è troppo pic­cola e alla Bce mancherebbero le cospicue riserve auree italiane. Crollato l’euro, l’unica moneta di riserva mondiale è il dollaro. Agli industriali americani e al governo Usa il disordine in Europa occiden­tale non piace. Ma la finanza è di­versa dall’economia e conduce la danza. L’euro è ancora un bambi­no, conviene cercare di strozzarlo ora. Mario Monti si è accorto final­mente di ciò e ha sterzato, un po’ tardi rispetto alla sua linea consi­stente nel dichiarare che l’Italia era sull’orlo del burrone e che lui ne era il salvatore. Ora va a Berlino a spiegare che l’Italia è solida e il mi­nistr­o tedesco dell’Economia glie­lo riconosce. Si può far credere agli italiani, mediante i grandi media, che sia bastato il provvedimento tributario di 1,5 punti di Prodotto nazionale (Pil) del decreto Salva Italia per far recedere l’Italia dal burrone. Ma i mercati finanziari continuano a vedere i nostri punti deboli e ad ignorare quelli forti. Fat­to sta che il nostro merito di credito è molto più basso del giusto. E ora il modo come è stato fatto il salvatag­gio delle banche spagnole suscita l’ipotesi che la Spagna possa esse­re costretta a uscire dall’euro, con la conseguenza dell’attacco all’Ita­lia. La ragione di ciò è che, a quanto sembra lo Stato spagnolo deve ga­rantire i 100 miliardi che vanno al­le sue banche. Questa cifra è il 10 % del Pil spagnolo, sicché il debito pubblico della Spagna sale di col­po dal 70% all’80% del Pil. E dato che il deficit di bilancio di Madrid è sopra il 7% il debito/Pil arrivereb­be nel 2012 oltre il 90%. Noi potrem­mo essere obbligati a versare 17 mi­liardi, sui 100 di prestito alle ban­che di Spagna perché il nostro con­tributo al Fesf (Fondo europeo di stabilizzazione e sviluppo) è del 17%. In cambio di questa donazio­ne di sangue abbiamo lo schiaffo di un aumento dello spread del no­stro debito decennale fra 360 e 380. Noi vorremmo che le istituzioni fi­nanziarie europee facessero una barriera contro gli attacchi specu­lativi al nostro debito, che è solvibi­le. E sarebbe utile che l’Unione Eu­ropee finanziasse infrastrutture per la crescita. Lo si può fare con il project financing , delle imprese, in cui la quota pubblica europea sa­rebbe solo il 10% dell’investimen­to. Ma poiché sembra che l’Euro­pa continui nel «ni» dobbiamo di­sporre di un piano B, riguardante l’uscita eventuale dell’Italia dal­l’euro: che a mio parere deve consi­stere nel dichiarare che faremo una euro-lira che agganciata al­l’euro con un serpente monetario, con una fascia di oscillazione del 10% e svalutando subito del 5-6%. In questo modo la nostra esporta­zione avrà immediatamente un grande impulso e la nostra crescita riprenderà anche in concorrenza con Germania e Francia. La svalu­tazione di questa piccola percen­tuale della nostra moneta non comporterebbe un rialzo di tassi e ci darebbe bensì svantaggi, ma an­che vantaggi. Non mi dilungo su modalità e pregi di questo piano co­me piano B. Comunque comporta di far capire che l’Italia non è la po­vera Grecia ed ha uno strumento per salvarsi da sé. E che non siamo solo noi interessati all’Europa del­l’euro, ma che anche gli altri euro­pei hanno interesse a che noi ci si stia, ma alla pari, non in serie B...