Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 15/06/2012, 15 giugno 2012
«NOI E IMPREGILO, CAMPIONE NAZIONALE. IL VERO BUSINESS? LE COSTRUZIONI»
Ingegner Salini è vero che ha incontrato il premier Mario Monti?
«Sì, qualche settimana fa. Un incontro a due nel quale ho presentato il nostro progetto su Impregilo: da due grandi imprese di costruzioni private un nuovo campione nazionale capace di competere e vincere nel mondo. Non ho chiesto benedizioni né avrebbe avuto senso attendersele».
Dal governo non si aspetta proprio nulla?
«Mi aspetto provvedimenti per la crescita delle imprese: incentivi fiscali alle fusioni, ombrelli sociali qualora le sinergie di costo determinino riduzioni dell’occupazione».
E’ il vostro caso?
«No. Nel nostro gruppo, pur attivo soprattutto all’estero, gli enti centrali non caleranno mentre aumenteranno gli impiegati di cantiere. Salini-Impregilo hanno ricavi aggregati per 3,2 miliardi. Che saliranno a 7 nel 2015».
Un aumento dei ricavi del 118% in tre anni? Troppa grazia.
«In otto anni siamo passati da un fatturato di 148 milioni a uno di 1,4 miliardi nel 2011. Certo, abbiamo acquisito Todini, ma vale per 500 milioni. Insomma, la storia di Salini parla da sé».
Nell’assemblea del 12 luglio chiederete la revoca del consiglio di amministrazione.
«Per la prima volta i soci di minoranza sono l’ago della bilancia! Non è questa una svolta buona per il Paese?».
Non è la prima volta che la Borsa si esprime. E non è un bene di per sè. L’Opa Telecom ha portato all’impoverimento dell’azienda. Perché sfiduciare gli amministratori in carica?
«Perché oggi Impregilo non guadagna nelle sue attività di costruzioni, che per noi sono quelle vere: 20 milioni su 1,8 miliardi di ricavi, niente».
Questo consiglio ha un nuovo presidente, Fabrizio Palenzona, e nuovi consiglieri.
«Premesso che per cambiare il consiglio si dovrebbe passare da un’assemblea, sono comunque espressi dallo stesso azionista, l’Igli».
Ma nell’Igli prima c’erano Benetton, Gavio e Ligresti. Gavio è padrone solo da febbraio.
«Non è cambiata la strategia. Da una parte, un’Impregilo che si fonde con il gruppo italiano più dinamico nel settore delle costruzioni e si focalizza; dall’altra, la commistione tra le costruzioni e le concessioni, violando lo statuto e impiegando male il capitale».
Impregilo è da sempre attiva nelle concessioni.
«Lo statuto di Impregilo le esclude. Dunque, quegli investimenti sono illegali».
L’avete denunciato in procura o in Consob?
«Non è il nostro scopo. Non sempre un’attività illegale costituisce reato. A noi interessa far capire ai soci di Impregilo l’urgenza di una scelta industriale».
Investire in concessionarie rende poco?
«Che senso ha un investimento come il 29% di EcoRodovias che rende il 6% quando a Impregilo il capitale costa almeno il doppio?».
In realtà, se si somma l’apprezzamento del titolo e i dividendi viene un total return molto più alto.
«Ragiona con la testa rivolta all’indietro. Oggi dobbiamo decidere se questo miliardo sta bene investito in un Paese come il Brasile, sempre soggetto a svalutazioni del reais, o se può essere impiegato meglio».
Grandi gruppi come Astaldi, Vinci, Acs Dragados sono entrati nelle grandi concessionarie autostradali. Tutti ciechi?
«Investe nelle concessioni esistenti chi vuole rendimenti contenuti e bassi rischi. Noi possiamo far rendere molto di più il capitale costruendo. Certo, parteciperemo — nello statuto di Salini è previsto - alle concessionarie di un’opera che parte dal prato verde. Ma dopo aver costruito, si monetizza e si aprono altri cantieri».
Il 24% di EcoRodovias, dice Gavio, è bloccato da patti parasociali.
«Se si vuole, si vende presto».
E quanto si prende?
«Anche più di un miliardo. E sarebbe capitale in eccesso da redistribuire ai soci con un dividendo straordinario».
Volete crescere da 3 a 7 miliardi di ricavi in tre anni e non avete bisogno di capitale?
«Le costruzioni assorbono molto meno capitale delle concessioni. Il nostro piano quinquennale prevede che saremo investment grade comunque, tripla B. E poi con la fusione tra Salini e Impregilo, che sarà il passo successivo, i dividendi torneranno in Impregilo».
La parte di Salini, vorrà dire. Ma come far approvare la fusione se in assemblea straordinaria Gavio avrebbe la minoranza di blocco?
«La decisione del 12 luglio sarà una lezione per tutti. Gavio e i soci di minoranza dell’Astm potranno ripensarci».
Se Gavio accettasse, emergerebbe un accordo tale da costringere la Consob a imporre un’Opa?
«No. Nessun accordo sotto banco, ma autonoma condivisione di una strategia».
Se perdesse il 12 luglio, Gavio potrebbe lanciare un’Opa. Lei rilancerebbe con una contro-Opa?
«No. I capitali sono scarsi e, così, sarebbero sprecati…Il Paese sprecherebbe un’altra occasione. D’altra partre, che interesse avrebbe Gavio a lanciare un’Opa e trovarsi poi un socio al 30% come noi che non molla?».
A quanto ha in carico le azioni Impregilo?
«A 2,7 euro circa».
Secondo Exane Paribas, avete finanziato gli acquisti di azioni Impregilo in larga parte con gli anticipi sui lavori che devono coprire costi futuri.
«Abbiamo usato la cassa, che è formata da anticipi e utili. E gli anticipi diventano utili già quando coprono l’acquisto di macchinari indispensabili ai cantieri che, però, abbiamo già».
Perché la vostra governance di Impregilo sarà migliore?
«La nostra lista comprende molte personalità indipendenti…».
"Financial gigolò", direbbe Guido Rossi.
«Una vecchia battuta. Non riguarda i nostri indipendenti. Che hanno curricula eccellenti. Del resto, il nuovo consiglio avrebbe il mandato di proporre le necessarie variazioni statutarie per ridurre a 13 membri il consiglio assicurando 4 seggi alle liste di minoranza».
Nella vostra lista non figura Luisa Todini.
«Avrebbe caratterizzato troppo come gruppo Salini la lista».
Chi sarà il capo azienda del futuro polo Salini-Impregilo?
«Dovrei essere io».
La sua famiglia è d’accordo?
«Tra i vari rami della famiglia Salini è aperta una discussione che, paradossalmente, ha favorito una gestione sempre più manageriale del gruppo».
La Sapar, che detiene il 43% della holding di famiglia, ha impugnato i bilanci Salini e fatto due ricorsi d’urgenza ex art. 700 contro vostre iniziative.
«I ricorsi ex art. 700 sono rigettati. Le impugnazioni sono atti negoziali, ma l’aggregazione con Impregilo potrà aiutare tutti a interpretare il ruolo dell’azionista in modo più adatto alle sfide del domani».
Massimo Mucchetti