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 2012  giugno 15 Venerdì calendario

Femen, noi nude alla meta conquisteremo la libertà – KIEV. Sono le icone pop di un Paese post-sovietico dalla transizione difficile

Femen, noi nude alla meta conquisteremo la libertà – KIEV. Sono le icone pop di un Paese post-sovietico dalla transizione difficile. La loro Blitzkrieg entra a pennello in una coppa di champagne, e ha sfidato flic parigini, ghisa milanesi, guardie svizzere, energumeni del Kgb bielorusso, miliziani di Putin. Ma adesso sono pronte a sferrare l’offensiva perfetta contro i pretoriani dell’Uefa. Sono le Femen, l’organizzazione femminista Ucraina, in cerca di guai e notorietà. Vogliono sensibilizzare l’Europa contro la schiavitù sessuale. Ma sono in molti a criticarle, troppo nude, troppo sexy, troppo presenzialiste. Ci ricevono nel loro bunker situato nel cuore della capitale ucraina. Due militanti accovacciate sembrano maestre di ideogrammi. Tracciano segni su grandi fogli bianchi con pennelli di vernice nera, gialla e azzurra. Sono manifesti con la scritta a mano «fuck Euro 2012 » decorati con il loro logo nei colori della bandiera Ucraina. Altre si preparano all’azione, esercitandosi davanti a un grande specchio tipo scuola di ballo. La loro «sergenta», Jana, le istruisce: «quando agite, niente sorrisi, guardatevi allo specchio, faccia truce, così, posa eretta, ma non sexy, marziale, ricordatevi che siete come soldati!». E loro inforcano il vinok (coroncina di fiori tradizionale) d’ordinanza e partono all’attacco. Anna Gutsol, leader storica del gruppo, Inna Shevcenko, esperta di comunicazione e media, e Jana Zhdanova, culturologa e ballerina di locale notturno, decidono di parlare con noi. Sedendosi ci si rende conto: in quelle stanze nulla è lasciato al caso, tutto è rigorosamente studiato per acchiappare i media. Peccato veniale? Forse, ma ascoltiamo cosa hanno da raccontare. Perché pensate che il topless sia una forma di protesta femminista efficace? Anna Gutsol: «Topless è libertà, libertà dal controllo patriarcale della società». Cosa intendete per controllo patriarcale della società? Anna Gutsol: «Intendiamo libertà dal marito, dal padre, da Putin, dal patriarca [di Mosca] Kirill, da Janukovich [presidente ucraino] e Lukashenko [presidente bielorusso]. Insomma, libertà da ogni forma di controllo sociale, dalla famiglia alla politica». Inna Shevchenko: «Ma veniamo al topless. Dopo aver realizzato quanto sia dura la vita per le donne in Ucraina, le abbiamo provate tutte. Prima ci siamo vestite di rosa, inscenavamo combattimenti nello stile del teatro di strada, ma non c’è nessuno in questo Paese pronto ad ascoltare le donne. Così, abbiamo deciso di fare qualcosa di radicale». Si, ma alla fine usate il corpo di donne piuttosto attraenti per richiamare l’attenzione, non pensate che ormai quel corpo sia diventato un oggetto? O c’è una sfumatura? Anna Gutsel: «Le donne devono essere soggetti della vita economica e politica, e non sarà possibile finché il corpo femminile sarà controllato dagli uomini. Attraverso la nudità controlliamo i nostri corpi». Jana Zhdanova: «Le donne in Ucraina sono sottomesse, è il loro ruolo sociale, e se osano alzare la testa, che so, al lavoro, vengono stigmatizzate come troie». Inna Shev-chenko: «Poi c’è un problema sociale, mia madre guadagna cento dollari al mese...» Non è che confondete l’ingiustizia sociale generalizzata delle società post-comuniste con i problemi di genere? Inna Shevchenko: «E no, questa è proprio la ragione per cui protestiamo, i salari delle donne, le opportunità. È l’origine del problema... se mia madre guadagna cento dollari, un uomo al suo stesso livello ne porta a casa quattrocento». Anna Gutsol: «Fino a due anni fa non cera una sola donna in parlamento, questo è un Paese di soli uomini e per soli uomini». Ma non avevate una prima ministra? Inna Shevchenko: «Vuole dire Julija Timoshenko?» Beh, sì, proprio lei... «Non so come sia accaduto, ma in Europa pensate che solo lei possa salvare questo Paese. Noi che siamo ucraine, e l’abbiamo vista da vicino, sappiamo come agiva quando era premier. Abbiamo tentato di avvicinarla, pensavamo che ci avrebbe aiutate. Ci ha ignorate. Andate in giro, chiedete ai passanti, anche a chi la sosteneva, ora sono tutti contro di lei. È una oligarca come gli altri. Come i politici al governo, come l’attuale presidente. L’unica differenza è che Timoshenko portava la gonna». L’Unione europea propone un boicottaggio politico del campionato di calcio per protesta contro la detenzione di Julija Timoshenko. Inna Shevchenko: «E un vero paradosso, è terribile. Anche per noi che siamo contro Euro 2012. Boicottano per una oligarca che ha dei problemi. Ma non pensano al destino di migliaia di donne in questo Paese che si stanno trasformando in schiave sessuali a causa di Euro 2012». Pensate veramente che in Ucraina ci sia un problema di traffico di esseri umani a scopo sessuale? Anna Gutsol: «È un problema tipico dei Paesi corrotti, con difficoltà economiche, accanto a Thailandia e Brasile c’è anche l’Ucraina. In questi Paesi la donna è una merce che si vende e si compra». Ci sono altre città europee piene di prostitute, anche in Europa occidentale... Jana Zhdanova: «È vero, ci sono prostitute in tutte le capitali europee, ma da dove vengono? Ucraina, Brasile, Romania, Paesi dove c’è povertà». Inna Shevchenko: «In Ucraina ci sono leggi che proibiscono la prostituzione, ma nessuno le applica. È cosi evidente, per le strade, negli hotel, vengono distribuiti volantini, un vero adescamento, e nessuno fa nulla. L’industria del sesso è robusta e organizzata. Femen ha spesso investigato e scoperto dei bordelli. Ha tatto liste, le ha portate alla polizia. Siamo state accolte col sorriso, non potevano fare niente». Non pensate che le vostre provocazioni sexy possano essere male interpretate e confermino l’immagine stereotipata della donna ucraina, bella e disinibita? Anna Gutsol: «Prima che il movimento Femen si tacesse notare, in questo Paese succedeva di tutto, ma le autorità lo tenevano nascosto. Qui le autorità non hanno paura di nulla, tranne del’immagine all’estero, grazie alle nostre azioni la prostituzione di massa è diventata un fatto noto, soprattutto oltre confine, ecco fatto». Inna Shevchenko: «Femen a parte, è vero, alla donna ucraina in genere piace vestirsi sexy, ma ciò non significa che sia disponibile o di facili costumi. È parte della nostra tradizione e poi c’è il bisogno di attirare l’uomo, soprattutto straniero, per sposarsi. Certe ragazze pensano che solo sposando uno straniero potranno vivere come europee». L’Unione europea lo sottolinea, nel vostro Paese lo Stato di diritto langue. Inna Shevchenko: «Conosciamo il regime di Putin e quello di Lukashenko, l’Ucraina non è ne la Russia ne la Bielorussia. Io sono stata sequestrata nel dicembre scorso dopo una protesta a Minsk dagli uomini del Kgb bielorusso e so cos’è un regime dove non si può dire quel che si pensa. Per ora in Ucraina si può ancora protestare per strada, ma temo che stiamo andando in una direzione alla russa, insomma, la via asiatica. Infondo, la protesta di Femen è un test democratico, vedere che cosa accade alle attiviste dopo i nostri blitz. In Russia siamo state arrestate, in Bielorussia sequestrate e in Ucraina ci sono otto denunce penali contro di noi, in altri Paesi europei siamo state bloccate, ma senza conseguenze». E in Italia? «A Milano e a Roma non è successo nulla, mentre in Vaticano durante la messa del Papa siamo state arrestate». AnnaGutsol: «Siamo state un test interessante per la democrazia turca, per esempio. Lì ci arrestarono e ci deportarono, ma poi il nostro avvocato fece ricorso. E il verdetto della corte fu a nostro favore, perché la nudità non aveva finalità oltraggiose, era una protesta sociale di modello europeo». E non è così in Ucraina ? Inna Shevchenko: «La settimana scorsa Jana ha passato cinque giorni in cella per la protesta contro la Coppa. Perché c’è Euro 2012, ci vogliono controllare». Jana Zhdanova: «L’accusa non aveva nulla a che fare con la Coppa. Sono stata fermata per aver mostrato il seno in pubblico, fatto che in Ucraina non è nemmeno reato». Perché in Ucraina molte donne e le organizzazioni femministe vi criticano? Inna Shevchenko: «Mi stupirei del contrario, la gente è passiva, ha paura, è delusa e non è pronta a fare qualcosa per sé. Dicono "Oh, si spogliano, sono delle cretine"».