Massimo Muchetti, Sette 15/6/2012, 15 giugno 2012
FIAT IN SERBIA? NON FACCIAMO I TAFAZZI
C’è modo e modo di incalzare la Fiat per evitare che troppa produzione venga trasferita all’estero. L’investimento fatto da Sergio Marchionne a Kragujevac toglie lavoro a Mirafiori. Ma gli aiuti del governo e la modestia del costo del lavoro in Serbia promettono un ritorno sul capitale investito ben superiore a quello possibile a Torino. Il primo modello, è stato detto all’inaugurazione avvenuta a metà aprile, sarà la 500L. Altro seguirà, perché a regime la Fiat si aspetta 200 mila automobili dal sito produttivo sul quale, prima della guerra civile, insisteva lo stabilimento della Zastava. Preoccupati di tutelare i posti di lavoro in patria, i deputati dell’Italia dei valori, Massimo Donadi, Fabio Evangelisti e Antonio Borghesi hanno presentato un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, per contestare l’assicurazione che la Sace avrebbe concesso alla Fiat, nella misura di 230 milioni di euro, per costruire le linee produttive serbe. Un’assicurazione scandalosa perché la Sace, controllata al 100% dal ministero dell’Economia, non potrebbe dare copertura alla delocalizzazione dell’apparato produttivo italiano con soldi che infine sono pubblici.
Con un po’ più di attenzione, i tre dipietristi avrebbero scoperto che un’analoga interrogazione era stata proposta un anno prima da Ludovico Vico, Pd, al ministro Paolo Romani; la risposta di oggi non può che ricalcare quella di ieri: la Sace non assicura l’investimento della Fiat, ma i crediti all’esportazione che la Banca europea degli investimenti (Bei) ha concesso alle imprese italiane che forniscono materiali e impianti per la fabbrica serba. Se la Sace non l’avesse fatto, la Bei non avrebbe erogato il credito e i fornitori italiani sarebbero stati sostituiti dalla Fiat con altri fornitori, magari un po’ meno adatti o un po’ più cari, provenienti da altri Paesi. Quando si dice Tafazzi!
Approfondimenti al vertice. Meglio sarebbe insistere con il ministro Passera e ancor più con il premier Mario Monti sui piani Fiat per l’Italia quali erano stati illustrati da Sergio Marchionne e John Elkann nell’incontro a palazzo Chigi. In particolare, chiedere loro se abbiano o meno approfondito non solo con i due responsabili della Fiat, ma anche, nelle forme dovute, con i capi della Volkswagen in che cosa esattamente consista l’interesse tedesco per l’Alfa Romeo e l’intera industria automobilistica italiana.