Filippo Ceccarelli, il venerdì 15/6/2012, 15 giugno 2012
Belle e invasate, la guerra totale delle ragazze ucraine – Spesso e volentieri l’attualità post-moderna accoglie presenze che richiamano la mitologia
Belle e invasate, la guerra totale delle ragazze ucraine – Spesso e volentieri l’attualità post-moderna accoglie presenze che richiamano la mitologia. Immagini di creature, per lo più femminili, che provengono da un mondo arcaico, ma che proprio per questo hanno il potere di affermarsi sulla scena pubblica contemporanea come in un sogno, o in un cupo carnevale. È il caso delle femministe ucraine titolari del marchio Femen che si affacciano alle pagine 66 e 67 del Venerdì come forse un tempo si affacciavano dai bassorilievi, dal bordo dei vasi o scolpite in forma di statue. Di solito mezze nude e quindi reclamando, oggi come in quel tempo lontanissimo, un tipo di attenzione che va oltre la loro stessa rimarchevole nudità. Ed è un po’ complicato capire perché queste bellezze protestano mostrando il loro corpo scoperto, rischiando botte e arresti dalle polizie di mezza Europa. O forse non è così difficile da comprendere, perché dalla carne denudata promana una potenza ipnotica che attrae l’attenzione dei media, e nel caso delle donne questa potenza è idolatrata, ma al tempo stesso tenuta a bada con ferocia, insemina tutto si può fuorché ignorarla. Nel suo servizio, Sergio Cantone ha dato loro la parola, da cui risulta un’abbondante dose di buonsenso. Ma negli scatti della fotografa polacca Agnieszka Rayss, che ai corpi dedica da sempre una cura insieme severa e visionaria (culturismo, spogliarelli maschili, mistica termale, tifo ornamentale, vale senz’altro la pena una visita a: http://agnieszkarayss.com), le donne di Femen paiono proiettarsi in una realtà che appare nata prima della storia, nelle notte dei tempi, pure animata da Erinni, Menadi, Amazzoni, cacciatrici, invasate, guerriero e vendicatrici, comunque donne in lotta contro il potere maschile. La ragazza bionda con il seno nudo, ad esempio, le gambe leggermente aperte e i pugni sui fianchi, non si offre a nessuno e anzi propone chiaramente una sfida. E tuttavia questa sfida assume le regole della mercificazione del corpo femminile, ma per portarle alle estreme conseguenze, per renderle esplosive. Anche la visione delle altre ragazze s’impone come una specie di sogno allarmante. Sguardi persi o ambigui, veli e tatuaggi, pugni e cartelli levati al cielo, squallidi muri sporchi sullo sfondo e miseri giacigli. Il punto di rottura sta nella coroncina di fiori che quasi tutte indossano fra i capelli. Nelle pitture e sculture antiche a volte la guarnizione delle chiome si arricchiva di serpenti intrecciati. Chi tocca muore, o forse smette anche di nascere.