Camillo Langone, Libero 14/6/2012, 14 giugno 2012
ANGELA, LA LUTERANA CHE VUOL PURIFICARE GLI STRACCIONI LATINI
E poi dicono che la religione non conta più nulla: l’atteggiamento di Angela Merkel nei confronti dell’Italia e delle altre nazioni euro-mediterranee affonda le sue radici proprio nella religione e non, come si pensa, nell’economia. «Un po’ di purificazione farà bene all’Europa» è una frase che poteva uscire solo dalla bocca di un protestante. Ancor meglio: dalla figlia di un pastore protestante, quale Angela Merkel è. Il padre era un religioso luterano che si muoveva piuttosto facilmente fra Germania Est e Germania Ovest e questa libertà di spostamento, del tutto anomala all’epoca del Muro (che per i cristiani era ancora più alto che per gli atei), ha dato adito a qualche dubbio: che non fosse pure lui, come tanti tedeschi orientali, un collaboratore del regime comunista? Forse invece era soltanto un don Abbondio del Brandeburgo, un uomo più attento a non inimicarsi i potenti che a servire Cristo. Ma questo cosa c’entra, si potrebbe obiettare. C’entra, c’entra. Senza dubbio le eventuali colpe dei padri non devono ricadere sulle figlie ma il luteranesimo di papà Horst purtroppo è ricaduto tale e quale su Angela, che a tutt’oggi si professa luterana e del protestantesimo ha numerosi tratti caratteriali: il moralismo, la rigidità, la convinzione che la ricchezza sia un segno di predestinazione divina... Da ciò deriva un’idea (forse più calvinista che luterana ma tanto se non è zuppa è pan bagnato) esiziale per i sud europei in crisi: il povero è fuori dalla grazia di Dio, la miseria è una punizione divina e se c’è una punizione ci dev’essere anche una colpa. Noi italiani, che in effetti non abbiamo più un soldo, secondo questo modo di pensare dobbiamo solo vergognarci. E accettare un lungo e doloroso programma di espiazione all’interno del quale ci viene concesso un unico diritto: scegliere se auto flagellarci o farci flagellare. Lo scodinzolare di Monti deve aver convinto la Cancelliera che siamo disponibili a entrambe le ipotesi, pur di venire purificati a fondo. Un gioco delle parti sadomaso dove purtroppo la parte maso tocca sempre e solo a noi, destinati a un penoso purgatorio per la cui descrizione ci vorrebbe l’accesa fantasia di un Dante Alighieri. A proposito: nel protestantesimo il purgatorio non esiste e le anime se ne stanno o di qua o di là, senza vie di mezzo. Quindi le colpe vanno espiate in vita, una volta morti non c’è più niente da fare ed è inutile pregare per i defunti sperando di migliorare il loro stato. È una visione del mondo manichea, i buoni da una parte e i cattivi dell’altra, senza sfumature, uno sguardo impietoso che spiega bene la condotta di Berlino nei confronti di Roma, Madrid, Lisbona, Atene. Dicono che la religione non conti più nulla eppure eccola rispuntare nella forma di una teologia che arriva a condizionare le scelte finanziarie di un intero (e ignaro) continente. Sono convinto che se al posto della protestante Merkel ci fosse stato ancora il cattolico Kohl, il gigante della riunificazione tedesca, le cose sarebbero andate diversamente. Se non altro ci avrebbe risparmiato certe espressioni di sufficienza, certe insopportabili alterigie. Helmut Kohl era un democristiano, cosa che la Merkel, pur militando nello stesso partito, non è, per la semplice ragione che per essere democristiani bisogna essere cattolici e quindi più ecumenici e meno intransigenti. Uno come lui difficilmente avrebbe pensato all’European Redemption Pact, o lo avrebbe chiamato in un altro modo. Sarebbe un nuovo strumento di tortura, pardon, un nuovo strumento finanziario dal nome inglese ma di marca teutonica: se entrasse in funzione i paesi in crisi potrebbero farvi confluire una parte dei propri debiti pubblici e in cambio dovrebbero prestarsi a ricevere flagellazioni altrettanto pubbliche. In altre parole: ulteriori umiliazioni politiche, ulteriori cessioni di sovranità. Ma quello che più mi fa pensare è l’uso della parola «Redemption», redenzione. Io credevo che l’unico Redentore fosse Gesù Cristo ma per i protestanti nordeuropei non è così: la redenzione è la ricchezza e chi non paga tutti i suoi debiti non è un indebitato, è un dannato.