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 2012  giugno 15 Venerdì calendario

BRIATORE CHIUDE E SE NE VA ALL’ESTERO


Il Billionaire abbandona la Sardegna. Si trasferisce a Madeira, a Dubai, forse a Las Vegas. Lo ha annunciato Flavio Briatore, comunicando anche l’abbandono dello stabilimento balneare in Versilia. Può darsi che gli opinionisti «de sinistra» siano pronti a stappare bottiglie di gassosa (lo champagne mai, loro sono filo-proletari), convinti di essersi liberati in questo modo di un Paperone molto cafonal (rubando il termine a Dagospia).
Probabilmente indifferenti al rischio che 500 persone perdano il loro posto di lavoro. Briatore assicura che farà di tutto per imporre agli acquirenti di mantenere i livelli di occupazione attuali, ma non ha la certezza di spuntarla. Soprattutto, non ha la certezza di spuntarla se rimane in Italia con le sue imprese, vessate da un fisco implacabile, da una burocrazia devastante, dal clima di sospetto che avvolge ogni iniziativa imprenditoriale, dal pregiudizio che perseguita chi è ricco e chi produce ricchezza. «Basta», ha dichiarato mister Billionaire: «Questi professorini stanno solo facendo di tutto per farci andar via dall’Italia. Uno ha un’attività, magari con buone prospettive di affari, se tenta di tenerla in piedi nel nostro Paese si fa soltanto del male da solo. Tra pressione fiscale, balzelli, controlli esasperanti e complicazioni si fa di tutto per dissuadere anche chi ha entusiasmo e idee». Di qui la decisione di mollare tutto. Di qui lo sfogo contro il governo. Di qui il paragone (imbarazzante con il trattamento ricevuto in Spagna: «A Marbella, mi sono venuti a trovare il sindaco e l’assessore al Turismo e mi hanno chiesto che cosa avrebbero potuto fare per aiutarmi, per darmi una mano a partire il prima possibile con la mia attività. Esattamente il contrario di quel che accade in Italia». E la conclusione: «Ma che Paese è diventato, che Paese sta diventando l’Italia di Monti e dei suoi tecnici?». Briatore è un privilegiato. Ha i mezzi per sganciarsi e trasferirsi altrove. La stessa denuncia, formulata da tanti piccoli e medi imprenditori, da tanti artigiani, ha un finale diverso: la chiusura dell’attività, il fallimento, senza vie d’uscita. Venti giorni fa l’Unioncamere calcolava che, dall’inizio dell’anno, 26mila imprese avevano chiuso i battenti. La disoccupazione offre dati sconfortanti. Briatore denuncia il clima di «odio sociale» innescato dal governo attuale in Italia. Ma le tasse, i controlli esasperanti e la burocrazia oppressiva non danneggiano soltanto le attività di élite (magari cafonal) che attirano anche turisti ricchi e soldi dall’estero. E se la Confindustria sta cambiando opinione su Monti non è perché i «poteri forti» congiurano contro l’esecutivo. È l’esecutivo che si sta facendo del male da solo, rinviando giorno dopo giorno le misure destinate a garantire lo sviluppo (combattendo la recessione in atto) del Paese. Briatore è la punta dell’iceberg (quella che non va a fondo), ma sott’acqua finiscono in tanti, ogni giorno che passa. Imprenditori e lavoratori ridotti alla canna del gas. A sinistra preparano una mozione di sfiducia per Elsa Fornero, il ministro che ha esordito piangendo e che adesso fa piangere tanta gente. Ma anche il centrodestra non nutre più una simpatia eccessiva per il ministro, per i suoi colleghi e per il loro presidente. Monti deve fare i calcoli non il cambiamento di clima. Altrimenti corre il rischio di essere lui a subire il clima di «odio sociale» che si sta diffondendo a macchia d’olio.