Claudio Salvalaggio, L’Espresso 21/6/2012, 21 giugno 2012
Tutti i misteri di casa Putin– da mosca Tornato prepotentemente alla ribalta del potere, tra contestazioni di piazza ormai permanenti (con annesse perquisizioni-intimidazioni nelle case dei dissidenti) e demagogici progetti per un "grande balzo in avanti" in salsa russa, Putin III continua a tenere la sua vita privata nell’ombra
Tutti i misteri di casa Putin– da mosca Tornato prepotentemente alla ribalta del potere, tra contestazioni di piazza ormai permanenti (con annesse perquisizioni-intimidazioni nelle case dei dissidenti) e demagogici progetti per un "grande balzo in avanti" in salsa russa, Putin III continua a tenere la sua vita privata nell’ombra. La vita di "casa Putin" è di fatto un segreto di Stato. I giornalisti russi assicurano che è più facile, e meno rischioso, scrivere su questioni delicate riguardanti la sicurezza nazionale. Della moglie Liudmila, 54 anni, e delle figlie Maria, 27 anni, e Yekaterina, 25 anni, si sa poco o nulla. La first lady era scomparsa da un paio d’anni dalla scena pubblica, inseguita da voci che la volevano addirittura rinchiusa - secondo la tradizione zarista - in un monastero, quello di Yelizarov a Pskov, confine con l’Estonia. Ipotesi che, rompendo un tabù, ha fatto irruzione anche a teatro nell’opera satirica "Berlusputin", tratta dall’"Anomalo Bicefalo" di Dario Fo e censurata da diversi teatri russi. Nella pièce di Teatro.doc, Liudmila aiuta il marito a recuperare la memoria dopo che gli è stato trapiantato l’emisfero destro del cervello di Berlusconi, in seguito ad un attentato a Sochi in cui l’ex premier italiano perde la vita e Putin - vero obiettivo dei terroristi - si salva. L’ibrido che ne risulta parla italiano, soffre di forti disturbi della personalità, ha frequente bisogno di sesso e si dà al lifting: in scena, dove compare subito come "Mr Botox", indossa un ridicolo torso di gomma da body builder e, dopo l’operazione, una maschera da hobbit. Liberata per l’occasione dal monastero, la consorte del presidente sembra divisa tra le simpatie per l’opposizione e l’amore per il marito, ma non rinuncia ad infierire su di lui: lo rimprovera per averla a lungo trascurata, lo informa che "non è più di moda" tra la gente, gli ricorda l’inchiesta a suo carico negli anni ’90 nella Pietroburgo dell’allora sindaco Sobchak, poi insabbiata. "Quello di Liudmila è un ruolo tragico, rappresenta la Russia. Sono convinta che lei capisce perfettamente quale politica conduce Putin, e pazienta perché lo ama. Il suo è un rimprovero aperto ma muto per l’ipocrisia, la menzogna, il torbido, va alle radici di quel che succede nel Paese", commenta Evdokia Germanova, la bionda attrice che interpreta la first lady. Liudmila si è materializzata il 4 marzo, quando è andata a votare per le presidenziali insieme al marito. Qualche internauta malizioso ha poi postato su Internet una foto con la loro stretta di mano e una didascalia che recitava ironicamente "ci vediamo tra sei anni", allusione alle prossime elezioni per il Cremlino. Ma l’ex hostess Aeroflot si è presentata anche alla cerimonia di giuramento, il 7 maggio. Con ogni probabilità, si mormora, ha adempiuto solo ai suoi doveri di facciata: è infatti convinzione comune che i due facciano vita separata da tempo. "Non convivono più da moltissimi anni, ma Putin preferisce nasconderlo perché teme i giudizi negativi della gente", spiega il politologo Stanislav Belkovsky, ex insider del Cremlino. Ancora più top secret la vita delle due figlie, che probabilmente hanno un nome di copertura: nessuno sa dove vivano, cosa facciano, che faccia abbiano. Le ultime foto le ritraggono quando erano delle adolescenti, con il padre su una imbarcazione o con entrambi i genitori. Delle figlie di Putin è dato sapere solamente che hanno frequentato scuole di lingua tedesca e l’Università di San Pietroburgo, dove Maria si è iscritta a biologia e Yekaterina ha seguito studi asiatici. Alcuni media hanno scritto che la prima sarebbe legata sentimentalmente a un giovane sudcoreano figlio di un diplomatico che lavorava all’ambasciata di Seul a Mosca, mentre la seconda a un top manager olandese di una sussidiaria di Gazprom. "In questo caso la segretezza serve a garantire loro una vita normale: Putin ha sempre desiderato che potessero condurre una esistenza tranquilla", puntualizza Belkovsky. E quando nel 2008 un tabloid si azzardò ad annunciare la notizia, poi seccamente smentita dall’interessato, del divorzio segreto tra Putin e la moglie Liudmila e del suo imminente matrimonio con la bellissima campionessa olimpica di ginnastica Alina Kabaeva (ora deputata del partito di Putin e presente anche al suo giuramento al Cremlino) fu costretto a chiudere. Da allora i media russi stanno ben attenti a non varcare la soglia della privacy del presidente, tanto che la successiva attribuzione a Putin a fine 2009 della paternità del primogenito della Kabaieva (chiamato Dmitri, come Medvedev) fu data solo dalla stampa Usa. Su Internet, unico spazio in Russia che rompe il muro dell’autocensura, la notizia fu commentata con toni ironici, moralisti ma anche comprensivi. Putin l’ha ripetuto sino alla nausea, anche prima della sua rielezione: la sua vita privata è off limits. "Putin ha una sensibilità per lo "stile sovietico" che differisce molto dalla prassi occidentale di mostrare la famiglia dei dirigenti politici in pubblico", osserva Hubert Seipel, regista di un recente documentario tedesco sulla vita privata del leader russo intitolato "Ich’’ (Io). Putin si è concesso a lungo, ma a una condizione: niente vita privata. La pellicola mostra un uomo di 59 anni in gran parte solo, che trascorre più tempo con i suoi bodyguard e con il suo cane (il labrador Koni) piuttosto che con la sua famiglia. Eppure chi lo conosce e lo frequenta da vicino assicura che ama la compagnia degli amici e soprattutto delle belle donne, pare sensibili al suo machismo e al fascino dei suoi occhi di ghiaccio. Gli ultimi rumours risalgono alla scorsa estate, quando una avvenente ex modella russa, Iana Lapikova, in passato finalista del concorso Miss Mosca, fu ufficialmente ingaggiata dal governo per seguire come fotografa l’allora premier Putin. I blogger entrarono in fibrillazione, mentre i portavoce governativi tentarono di frenare le maliziose illazioni, qualificando la ex top model solo come una "brava fotografa". La stampa britannica ha attribuito all’ex ufficiale del Kgb anche una love story con la seducente Anna Chapman, detta "Anna la rossa" per il colore della sua chioma, la spia russa rimpatriata dopo il suo smascheramento in Usa e diventata modella, presentatrice tv, consulente, nonché dirigente dell’organizzazione giovanile del partito di Putin. Lo zar intanto continua a forgiare il destino del suo Paese. Nel giorno stesso del suo insediamento ha firmato 13 "ukaz" (ordini) in cui disegna la sua Russia anche oltre il 2018, segno che forse potrebbe ricandidarsi per un quarto mandato: 25 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020, aumento della produttività del lavoro del 150 per cento, crescita degli investimenti sino al 25 per cento del Pil entro il 2015, prolungamento della speranza di vita da 70 a 74 anni entro il 2018, passaggio entro sei anni dal 120 al 20 posto nell’indice sulla facilità di fare impresa della Banca mondiale. Roba che ricorda i sovietici piani quinquennali. Oppure il "grande balzo in avanti" della Cina lanciato da Mao a fine anni Cinquanta, come sottolinea scetticamente in un rapporto l’Istituto per lo sviluppo della scuola superiore di economia di Mosca. Ma l’economia russa, fondata sull’export di energia e materie prime, resta fortemente vulnerabile e già risente della crisi dell’eurozona. Non sembra inoltre incoraggiante in tema di modernizzazione e privatizzazioni il nuovo governo russo di Medvedev, dove Putin ha piazzato i suoi fedelissimi anche nei ministeri economici e le facce nuove provengono in gran parte dall’apparato burocratico, mentre i ministri trombati sono stati riciclati per la loro lealtà come consiglieri al Cremlino. La logica di Putin sembra quella di tenere tutti i suoi uomini nel sistema, riuniti in una grande famiglia: "Putin ormai è il nome di un clan, un brand per fare business ma che rischia di andare fuori moda, come dimostrano le proteste di piazza", profetizza Belkovski, mentre il partito del presidente sta facendo approvare in Parlamento una legge con multe salatissime contro i raduni non autorizzati. Proteste che, come "Berlusputin", continuano a influenzare anche il teatro: il nuovo allestimento del "Godunov" al Marinski - con il regista inglese Graham Vick ma con il direttore d’orchestra russo Valery Gherghev - porta in scena gli Omon (i famigerati agenti antisommossa) e i manifestanti che gridano: "Perestrojka". n