Lirio Abbate ed Emiliano Fittipaldi, L’Espresso 21/6/2012, 21 giugno 2012
Consiglio nazionale dello sperpero Tutti sanno che al Cnel, il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, siedono esponenti dei sindacati, esperti e rappresentanti di Confindustria e di Confcommercio
Consiglio nazionale dello sperpero Tutti sanno che al Cnel, il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, siedono esponenti dei sindacati, esperti e rappresentanti di Confindustria e di Confcommercio. Pochi immaginano però che i consiglieri - oltre a prendere un gettone da 2.100 euro al mese - usano spesso l’ente di rilievo costituzionale a loro piacimento, affidando ricerche strapagate a istituti controllati direttamente da sindacati e cooperative, assumendo come consulenti ex consiglieri della Cgil, della Cisl e della Uil e ripristinando manu militari privilegi appena accantonati con fatica dal governo. Già. L’organo di rilievo costituzionale che in tanti vorrebbero abolire ("È l’ente più inutile tra tutti gli enti inutili", ironizzano i più critici) dove siedono i capi di Cgil, Cisl e Uil ha subito dallo scorso gennaio una cura dimagrante, e per volontà di Mario Monti i membri sono scesi da 121 a 64. Il taglio ha portato qualche risparmio, tanto che il presidente Antonio Marzano qualche giorno fa ha restituito allo Stato 3,5 milioni di denaro avanzato, pari al 12 per cento del bilancio complessivo (34 milioni circa) del Cnel. Tutto bene, allora? Non proprio, perché l’ente spende ancora decine di milioni: nel consuntivo 2011 appena approvato le uscite complessive superano i 24,2 milioni, in crescita di ben nove milioni rispetto al 2006 e di tre rispetto al 2010. Un fiume di denaro usato per far funzionare la struttura e pagare consulenze e ricerche di ogni tipo. Andiamo con ordine, partendo dalla battaglia che si sta combattendo dentro le mura di Villa Lubin, la sede del Cnel immersa nel verde di Villa Borghese, tra il segretario generale Franco Massi e i rappresentanti delle associazioni di categoria. Il taglio dei consiglieri imposto dal governo e i risparmi sulle consulenze volute da Massi non sono andate giù a sindacalisti e artigiani, che hanno approvato un nuovo regolamento interno pubblicato l’11 giugno scorso sulla "Gazzetta Ufficiale". Norme che modificano di nuovo l’assetto interno dell’assemblea semplificato solo pochi mesi fa da Monti. In pratica una restaurazione, che aggira la legge e ricostituisce di fatto l’organizzazione precedente: è tornato il comitato di presidenza (i consiglieri l’hanno ribattezzato "consiglio"), mentre nuovi organismi collegiali (come "le consulte" e "le giunte") hanno ripristinato gli osservatori, i comitati e le commissioni da poco cancellate. Perché questo revival? Probabilmente l’assemblea vuole ricreare parte delle poltrone e degli incarichi soppressi dall’ultima Finanziaria, da affidare eventualmente "a soggetti esterni", come recita l’articolo 6 del nuovo regolamento. Così, chissà, gli sfortunati ex consiglieri usciti dalla porta potrebbero rientrare dalla finestra. Il segretario Massi ha tentato di opporsi, spiegando a Marzano con "pacate perplessità" che l’atto è non conforme alla legge. E mettendo in luce il rischio di una nuova impennata delle spese. I nemici hanno tentato di "sfiduciarlo", chiedendo a Marzano di fare pressioni sulla presidenza del Consiglio affinché Massi fosse rimosso. Il segretario ha illustrato al premier le sue ragioni, e in una lettera personale gli ha chiesto di voler solo verificare "la certezza del diritto", evidenziando pure "un contrasto tra alcune disposizioni regolamentari interne e la legge vigente, per il rischio sia dell’eventuale irregolarità delle procedure di bilancio, sia dell’eventuale danno erariale in relazione all’onerosità" delle decisioni dei consiglieri. Il Cnel è stato inventato dai padri costituenti, che sognavano un organismo autonomo capace di dare pareri autorevoli al Parlamento in materia di economia e lavoro. Osservazioni e consigli che però pochi hanno chiesto, e che - anche quando sono arrivati - sono stati immancabilmente ignorati. I disegni di legge proposti in quasi mezzo secolo sono appena 14, e nessuno di questi è stato approvato. A che serve davvero il Cnel, nell’anno di grazia 2012? "Era e resta ancora oggi una mangiatoia per ex politici, sindacalisti e fondazioni di amici degli amici", chiosa tranchant un dipendente maligno. Che di certo esagera, ma qualche ragione da vendere ce l’ha. Di milioni da risparmiare ce ne sono tanti. Il presidente Antonio Marzano - che finché rimarrà presidente ha detto di voler rinunciare alla pensione da 4.725 euro al mese come ex parlamentare di Forza Italia - per mandare avanti la baracca guadagna 215 mila euro l’anno, mentre il suo ufficio di segreteria è costato nel 2011 altri 527 mila euro, a cui aggiungere il costo dell’Audi A6 con autista. Se Massi prende 130 mila, il vicesegretario Michele Dau nel 2011 ne ha intascati 155 mila. Il vicepresidente Bernabò Bocca, ancora presidente di Federalberghi e Confturismo, vanta al Cnel invece un’indennità di 40 mila euro l’anno, identica a quella del collega della Uil Salvatore Bosco. I 64 consiglieri del Cnel prendono invece 1.500 al mese netti: nell’ultima consiliatura (dal 12 gennaio 2012 si è passati a 64) non sono riusciti a farsi rinominare né il decano Raffaele Vanni, ex segretario della Uil entrato in consiglio nel lontano 1958, né big come Emma Marcegaglia e l’ad dell’Eni Paolo Scaroni. Tra i fortunati 64 si contano invece tutti gli attuali leader dei sindacati, da Susanna Camusso della Cgil (c’è anche Guglielmo Epifani) a Raffaele Bonanni della Cisl, da Luigi Angeletti della Uil a Giovanni Centrella dell’Ugl, più nomi meno noti di Confindustria e Confcommercio. Ci sono anche esponenti della Compagnia delle Opere e delle cooperative. "I più assidui vengono una volta al mese, altri una all’anno", spiega il dipendente. Ci si aspetterebbe, poi, che i consiglieri (e i 70 dipendenti circa, quasi tutti laureati e sottoutilizzati) producessero relazioni e pareri su temi economici rilevanti. Ma sono pochi i lavori interni pubblicati: 4 "indagini" tra il 2007 e il 2012 (la più interessante sembra essere l’inchiesta sulla condizione abitativa degli under 35 in Italia, intitolata: "Vogliamo dare casa ai giovani?"), appena 11 tra "relazioni" e "ricerche" negli ultimi tre anni (una verte sulla "Diffusione della mobilità su bicicletta e l’attuazione del progetto Tandem") di cui 6 scritte da Giorgio Alessandrini, infaticabile professore di liceo di Latina (classe 1938) ed ex sindacalista della Cisl. Alessandrini è l’eccezione, non la norma: il più delle volte le analisi vengono commissionate all’esterno, con generoso esborso di quattrini. Solo tra il 2010 e il 2012 sono state stipulate 21 convenzioni di ricerca con enti e fondazioni varie, per un costo complessivo di 720 mila euro. Tutte assegnate senza alcun bando di evidenza pubblica, come ha sottolineato la Corte dei conti in un procedimento archiviato qualche giorno fa. La più ricca sovvenzione è stata data al Cesos, un centro studi controllato dalla Cisl. Il presidente del cda dell’istituto si chiama Giuseppe Acocella, professore di Etica a Napoli e, in barba al conflitto di interessi, consigliere del Cnel. Il suo Cesos nel 2010 ha avuto dai suoi colleghi del Cnel ben 80 mila euro per scrivere un rapporto su "Le relazioni sindacali in Italia e in Europa, anni 2008-09". Non è la prima volta che accade: sono cinque i volumi Cesos pubblicati dall’ente negli ultimi due lustri. Altri soldi (54 mila euro per tre ricerche) sono andati al Centro Europa Ricerche, un istituto fondato da Giorgio Ruffolo e posseduto dalla Sator di Matteo Arpe, la Fondazione Etica presieduta da Gregorio Gitti e una grande cooperativa come Manutencoop. Il Creli, della Cattolica di Milano, ha ottenuto 60 mila euro (più Iva) per la ricerca su "Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano", il Ref Ricerche altri 54 (sempre per tre ricerche sul "quadro macroeconomico italiano e internazionale", tema su cui si sono esercitati anche i bolognesi di Prometeia per altri 30 mila euro): in entrambi i casi bisogna fare i complimenti all’economista Carlo Dell’Aringa, presidente di entrambi gli istituti. Dell’Aringa nel 2011 ha avuto 35 mila euro extra grazie a Marzano, che lo ha voluto come suo consulente personale. Lo studio sulle "ricadute occupazionali degli scenari di produzione elettrica al 2020 in Italia" è stato invece affidato per 48 mila euro alla Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi, che ha tra i soci fondatori Confindustria, il gruppo Marcegaglia, Terna e Legacoop. Anche le consulenze elargite al Cnel nel 2011 riservano qualche sorpresa: se per avere a disposizione il medico geriatra Stefano Gaudino l’ente ha speso 40 mila euro, il presidente ha pagato 25 mila euro la consulenza di Giovanni Scanagatta, segretario dell’Unione cristiana dirigenti e garante dell’Associazione Italiana arbitri. Ma il Consiglio sembra non voler dimenticare nemmeno gli ex consiglieri, soprattutto quando sono legati al sindacato: Luigi Di Vezza, della Cisl trasporti, ha preso un co.co.co da 20 mila euro per curare una banca dati su "orario e costo del lavoro", mentre Gabriele Olini - dell’ufficio studi della Cisl - altri 20 mila per uno "Studio sul tema del rapporto tra politiche di stabilità finanziaria e politiche per la crescita". Stessa cifra anche per Raffaele Matteucci, ingegnere elettronico nominato anni fa dalla Cgil come consigliere nel settore "credito e assicurazione", che ha ottenuto un contratto per aggiornare il database dell’osservatorio dei servizi pubblici locali. Il vicepresidente Bocca ha speso 30 mila euro per richiamare a Villa Lubin Elio Ciaccia, ex Cisl e Confartigianato che l’anno scorso ha lavorato "a supporto delle attività istituzionali" di Bocca. L’altro vice Bosco, pezzo grosso della Uil, ha fatto di meglio chiamando come supporto alla sua segreteria (per 16 mila euro l’anno) l’ex consigliere in quota Uil Giovanni De Nichilo. I due si conoscono bene: Bosco è il presidente della Uil pubblica amministrazione, De Nichilo è uno dei suoi dirigenti. n