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 2012  giugno 15 Venerdì calendario

Ronaldo e la sindrome Messi l’eterna sfida tra due fantasmi - Fantasmi in campo. Quelli dei giocatori che non sono all’Europeo, quelli dei campioni di cui fino a qui si è vista solo l’ombra e Ronaldo rischia di impazzire a furia di inseguire ossessioni

Ronaldo e la sindrome Messi l’eterna sfida tra due fantasmi - Fantasmi in campo. Quelli dei giocatori che non sono all’Europeo, quelli dei campioni di cui fino a qui si è vista solo l’ombra e Ronaldo rischia di impazzire a furia di inseguire ossessioni. Nella notte di Danimarca-Portogallo, dopo una vittoria faticosa e logorante in cui sua maestà CR9 è stato solo comprimario, i tifosi danesi si sono vendicati con il diabolico coro: «Messi, Messi, Messi». Ronaldo ha cercato di ignorarli, ma la partita era già girata troppo storta per mantenere la calma. Lui indolente e appesantito a sprecare occasioni e Varela, riserva senza pedigree, che si prendeva la scena per il gol decisivo. L’invidia non c’entra, la stella portoghese era ben contenta del risultato ma già sentiva ronzare in sottofondo il paragone. Varela, che non gioca titolare neanche nel Porto, costa 7 milioni scarsi, meno di un decimo del valore di Cristiano, uno che ha un marchio per soprannome. Per il panchinaro tre minuti nel Portogallo e una rete da ricordare, mentre Ronaldo arranca. Mai che riesca a prendersi la nazionale sulle spalle. Già mogio per il contesto, al momento del coro, Ronaldo è crollato anche perché a ogni passo qualcuno gli chiedeva: «E il grido Messi?». Una volta di troppo evidentemente perché molto poco cristianamente Ronaldo è esploso: «Messi? Lo sapete dov’era Messi a questo punto nell’ultima Coppa America? Lo sapete? Eliminato e il torneo era pure a casa sua. Mi sembra stesse peggio di me». Verissimo, anche se l’Argentina è uscita da quel torneo ai quarti e non nel girone ma sono dettagli. Il punto è che nemmeno stare in due continenti diversi basta per tenere i due a distanza. Ronaldo ha segnato 60 reti in questa stagione, ha vinto il campionato e ha giocato al meglio eppure la sua personale sfida l’ha persa perché Messi ha totalizzato 73 gol, 50 solo nella Liga. È un gioco al rialzo o al massacro dipende dai punti di vista, di certo un tormento che infastidisce più Ronaldo di Messi. Nessuno dei due brilla con la maglia della Nazionale, micidiali in squadre create intorno a loro e mediocri in quelle che dovrebbero inventare. Maradona resta in un’altra galassia, ma quello è un confronto tutto argentino che non tocca Ronaldo. Lui ha solo un nome a cui pensare, purtroppo non ha capito qual è perché non è quello di Lionel Messi, è il suo. Lo scatto è comprensibile però se sei designato come l’uomo della provvidenza e ti comporti come uno che passa per caso, la presa in giro è il meno che ti possa capitare. Farebbe meglio a dimenticare i calcoli sul miglior marcatore del secolo e iniziare a contare i gol segnati con il Portogallo. Statistica debole: in 21 partite tra Mondiali ed Europei è fermo a 5. In patria lo criticano con garbo, sanno che qualsiasi reale ambizione parte comunque da lui e il presidente della federazione lo soccorre subito: «Pensate sempre che sia una questione tra Cristiano e gli avversari, dateci credito: siamo una squadra». In Spagna si dividono tra Dio e Gesù scannandosi, in Inghilterra lo sfottono, lui ripete: «Messi per me non è un problema ma chi mi grida il suo nome non è normale». Poco sensate sono anche le voci impazzite che rincorrono l’argomento. Ronaldo si sarebbe rifiutato di firmare un autografo a un bambino con la maglia di Messi, Ronaldo avrebbe fatto la linguaccia a un gruppo di tifosi spagnoli che cantavano cori pro pulce agli allenamenti. Fantasie e fantasmi: per scacciarli Ronaldo deve tornare con i piedi per terra.