PAOLO PEJRONE, La Stampa 15/6/2012, 15 giugno 2012
La rivincita della Cenerentola verde - Lunedì 11 giugno a Milano, alla libreria Armani, si è parlato di orti, anche di quegli orti che dovranno essere il fulcro visivo (e non soltanto) dell’Expo 2015
La rivincita della Cenerentola verde - Lunedì 11 giugno a Milano, alla libreria Armani, si è parlato di orti, anche di quegli orti che dovranno essere il fulcro visivo (e non soltanto) dell’Expo 2015. Finalmente ci si comincia a interessare anche di loro: c’è voluta Michelle Obama che, accompagnata da figlie, cuochi, fotografi e cameramen, aveva dato il la alla grande orchestra della giardineria globale del futuro. Aver riportato uno dei fenomeni meno conosciuti, la vera Cenerentola del giardinaggio, alla ribalta dell’attualità fu un primo grande passo, accolto con enorme entusiasmo. Evidentemente l’orto, finalmente sdoganato, sta entrando nelle parti più sensibili del vivere quotidiano. Chiunque abbia il privilegio di poter disporre di uno spazio al sole può, con un poco di umiltà e un pizzico di sapienza, diventare un seguace di un nuovo modo di pensare. E di un modo molto previdente di agire: le verdure, i piccoli frutti, di un orto anche se di superficie trascurabile, possono essere l’anticamera di una filosofia di vita intelligente e oggi terribilmente «trendy». La crisi incalza, non c’è spazio per cose e lavori inutili. Un orto non è soltanto un grande contenitore di piante da produzione: può diventare un posto - perché no? - di guida e di maturazione dello spirito. Il lavoro manuale è da sempre un’impagabile terapia: piegare la schiena, mettersi in ginocchio a togliere le erbacce, fa parte di un rituale solido e consolidato. Così come aspettare, con qualche impazienza, che i semi germoglino, una di quelle benefiche ansie che rinvigoriscono i destini. L’orto può dare, con la sua ormai sperimentata generosità, grandissime soddisfazioni. Venticinque, trenta metri quadrati sfamano abbondantemente due famiglie. E non soltanto: conservare per l’inverno parte dell’abbondante e generoso lavoro estivo e autunnale sarà una vera arte. Dall’azalea alle zucchine, dai gelsomini ai fagiolini, terrazze e giardini di città stanno velocemente cambiando: la via è tracciata. Per fortuna anche le scuole stanno velocemente trasformandosi in luoghi di cultura e coltura: insalate, patate, piselli e cipolle possono essere prodotte durante i periodi scolastici e possono essere consumate, quasi come risarcimento dalle fatiche e dall’impegno, dai piccoli coltivatori. Un’Europa (e un’Italia) orticultrice e giardiniera potrebbero cambiare il clima idiota e consumistico, che ha inquinato le nostre falde mentali e fisiche da tempo. Concimi adatti alle esigenze biologiche possono (e devono) essere adoperati con sapienza e rigore, veleni, insetticidi, anticrittogamici non dovrebbero più varcare, la soglia del coltivato. Sarà invece il sole a dispensare benefici grandissimi: l’orto deve essere coltivato, anche per questo motivo, in pieno sole. Come ottimo pure è un posto ventoso: arie movimentate (e assolate) producono salute e profumi. Il Potager Royal di Versailles fu il primo passo, e certamente il più antico, verso lo sdoganamento dell’orto. Ma a toglierlo dalle coulisse dei «backstairs» del coltivato fu l’idea più volte copiata e forse insuperabile degli orti di Villandry, in Francia, nel dipartimento Indre et Loire: metri e metri quadri di lattughe, di cavoli,di bietole mescolate a rose e a pergoline, sono serviti a far capire il valore ornamentale di quel grande puzzle che può essere un orto. Veloce nella consueta lentezza del giardinaggio, generoso nella sua strabiliante produzione, elegante e povero nella sua aristocratica ricchezza, affascinante nella sua rarefatta bellezza, l’orto ha tutti i numeri per non aver più rivali: i tempi sono finalmente maturi!