MATTIA FELTRI, La Stampa 15/6/2012, 15 giugno 2012
A Parma il primo giorno dello “scontro dei mondi” - Lo scontro dei mondi, sembrava. Da un lato tutti professoroni, con sapienza d’abito e di cipiglio, una certa sicumera da scafati e un po’ di ribrezzo per gli usurpatori
A Parma il primo giorno dello “scontro dei mondi” - Lo scontro dei mondi, sembrava. Da un lato tutti professoroni, con sapienza d’abito e di cipiglio, una certa sicumera da scafati e un po’ di ribrezzo per gli usurpatori. Sui banchi opposti gli alieni, gli invasori, i ragazzini impacciati e sfrontati, tirati insieme in qualche modo come a un appello d’esame, ma belli tosti, pronti alla sfida folle. La prima seduta del Consiglio comunale di Parma aveva per tutti il sapore sproporzionato dell’attesa al varco. Il sindaco del Movimento 5 Stelle, Federico Pizzarotti, aveva reagito nervosamente – all’ingesso in comune – quando il cronista gli aveva posto l’ovvia domanda: e la Giunta? Ancora incompleta, infatti, poiché manca la nomina di tre assessori. Ma niente poteva rovinare la festa. La secentesca sala consiliare era colma oltre mezzora prima. Tutti i parenti schieratissimi coi telefonini e i tablet per la foto ricordo. Rossana, la suocera dell’assessore Giovanni Marani (allo sport) era l’inviata speciale della famiglia: «Stasera devo raccontare a tutti come è andatata». Sveva, la fidanzata del consigliere Roberto Furfalo, che maneggiava una macchina fotografica con un obiettivo che pareva un cannone. Bastava porre la domanda: «Parente?». La zia di uno, la cognata dell’altro. E pure cittadini qualsiasi. Serena Brandini che si era portata appresso la mamma Margherita «per senso del dovere. Dobbiamo partecipare». E come no. Anche fuori, sotto i portici del Grano, c’era il maxischermo con ottanta posti a sedere, esauriti subito, e intorno tanti sulle selle delle bici o appoggiati alle colonne. Li vogliono vedere come felini allo zoo, questi mattacchioni piombati alla guida della seconda città emiliana. E naturalmente i giornalisti, ché lo scontro dei mondi è tutto da raccontare. Ed è subito così. I giovinotti grillini – se nessuno s’offende per un aggettivo ancora senza alternativa – si erano scelti fra di loro il presidente del Consiglio comunale: Marco Vagnozzi, trentottenne di Terni. Un sacrilegio procedurale. Avevano avvertito quelli dell’opposizione soltanto giovedì sera con frettolose telefonate, anziché in conferenza dei capigruppo. «Cominciamo malissimo!» ha detto Ettore Manno, consigliere comunista. «E che sia l’ultima volta!», ha aggiunto. E tutti gli altri allo stesso modo, sbrodolanti sadismo: non gli pareva vero di averli presi in castagna. Il povero designato Vagnozzi aveva la disperazione stampata in faccia. Sono seguite scuse, e mica volevamo fare uno sgarbo, il tempo è quello che è, eccetera. L’incidente è stato chiuso alla svelta, ma era il preludio di una guerra antropologica lì per scoppiare: la maggioranza inesperta e affamata di ciccia contro una minoranza leguleia e convinta che la prova durerà poco per manifesta incapacità. Le gaffe non sono mancate, era scontato. C’erano difficoltà persino con i tasti per votare. «Facciamo un’altra prova che siamo tutti remigini (cioè alunni di prima elementare, ndr)», diceva il consigliere anziano Nicola Dall’Olio del Pd. Pizzarotti ha preso la parola per il discorso programmatico introducendosi con un agghiacciante «salve a tutti» (avrebbe dovuto ringraziare il «signor presidente» del Consiglio), e a Elio Ubaldi, ex sindaco di centrodestra, calava una cera scandalizzata da signorina Rottenmeier. E poi, a ogni sillaba, partiva il frenetico applauso, vietatissimo, e sui banchi della minoranza cercavano imploranti lo sguardo del presidente Vagnozzi, infine informato dei suoi doveri di buttafuori. Minuzie, insomma. Piuttosto la relazione del sindaco si conservava sul vago, non aggiungeva nulla a quanto detto in campagna elettorale e subito dopo. Ma lui era felicissimo, all’esordio in Consiglio e in cravatta, tanto da mandare un sms a Beppe Grillo: «Seguici in streaming». Intanto si avvicinavano pericolosamente le 18, orario del fischio d’inizio di Italia-Croazia. Il senso civico dei parmensi barcollava. I consiglieri di opposizione replicavano a Pizzarotti un po’ con la bonaria comprensione verso il nipotino, un po’ col contrattacco sprezzante. Erano i doveri della politica, intervallanti soltanto dallo smanettare sul telefonino, casomai Mario Balotelli ci avesse riuniti tutti nell’abbraccio patriottico. E poi la più bella non è arrivata da un grillino allo sbaraglio, ma da Paolo Buzzi, unico del Pdl in Consiglio, che ha proposto la devoluzione del gettone di presenza ai terremotati, lui che nella precedente Giunta era assessore alle Partecipate, forse nel senso che molto hanno partecipato al buco miliardario dei conti della città. Sicuro: sarà lo scontro dei mondi.