Goffredo Buccini, Corriere della Sera 15/6/2012, 15 giugno 2012
Eh, non troppo zelo, ridacchia Sebastiano Maffettone, liberale così convinto da mettere in discussione persino il proprio convincimento di filosofo: «Un aiutino a decidere per il tuo bene lo Stato deve pur dartelo»
Eh, non troppo zelo, ridacchia Sebastiano Maffettone, liberale così convinto da mettere in discussione persino il proprio convincimento di filosofo: «Un aiutino a decidere per il tuo bene lo Stato deve pur dartelo». Senza esagerare, si capisce. Ma il «pas trop de zèle» di Talleyrand qualcuno deve averlo un po’ dimenticato, dall’altra parte dell’Oceano. Perché, ammettiamolo, sa di mondo alla rovescia che un sindaco non certo dirigista come Michael Bloomberg, l’ex ragazzo prodigio diventato miliardario con le news «inscatolate» per gli operatori di Borsa, decida di mettere il naso persino nei bicchieroni di popcorn che i newyorkesi trangugiano al cinema, aprendo la caccia agli obesi in nome della salute pubblica. Evoca scenari in cui i bootlegger del Ventunesimo secolo, rintanati nei sottoscala, non spacceranno whisky come nell’epopea immortalata da C’era una volta in America, ma frappè al latte, bibitoni gasatissimi e, soprattutto quei micidiali fiocchi di colesterolo così carichi di burro e caramello da lasciar le dita appiccicose (oltre che il cuore colmo di gioia): loro, i dannati popcorn. «I divieti creano miti», medita Massimo Camisasca, sacerdote filosofo e antico sodale di don Giussani. Bastano 1.650 calorie a confezione (tanto totalizza il bicchierone «maxi», bandito da Bloomberg la Tata, come l’hanno ribattezzato sornioni i concittadini)? Bastano davvero a giustificare una scomunica pubblica che a fine luglio potrebbe stravolgere le abitudini alimentari dei newyorkesi al cinema? E, soprattutto, cosa succederebbe se tanta smania di legiferare sul girovita dei governati s’impadronisse dei governanti italiani, magari tracimando di dominio e materia? Merendine tossiche a parte, non è che manchino i guai tra alcol, fumo e — perché no? — alienazione da gioco d’azzardo... «E infatti occorre la virtù della prudenza cristiana, che sta nella capacità di decidere caso per caso», sospira Marcello Pera. Popperiano convinto, eterno amico dell’America, l’ex presidente del Senato marca le differenze: «Dal proibizionismo alla caccia agli snack, gli americani quando prendono questa strada dritta in modo cieco e ottuso non si accorgono del grottesco». Da noi come andrebbe? «Beh, bisogna equilibrare: se faccio mangiare tutti i giorni le merendine ai bambini, quello è il loro stile di vita alimentare; ma se cresco una generazione di obesi, è un problema pubblico. Da loro prevale la dottrina, da noi la prudenza, siamo latini». Che, detto in termini meno istituzionali equivale al limite tra advertising e coercizione di cui parla Maffettone: «Meglio consigliare, però...». Il casco in moto è un buon esempio. «Ovvio che si vieti l’alcol alla guida, per proteggere gli altri. Ma il casco protegge solo me stesso. Dunque lo Stato dovrebbe limitarsi ad avvisarmi, senza impormi nulla?». Idea iper-liberale, certo. «Ma non bisogna esagerare con l’ossessione di vedere ovunque lo Stato paternalista». E il Grande Papà forse può anche turlupinarti, ammettiamolo: «Beh, se scrivo che il fumo uccide e poi ci prendo sopra i soldi è difficile tenere le cose insieme». Forse avrà ragione Camisasca che, facendo eco a Pera, riflette su un mondo di «totale disequilibrio tra diritti e doveri»: o è tutto vietato, o è vietato vietare. «Ci sono cose su cui più lo Stato interviene, peggio è: l’obesità è un problema serio e un costo sociale. Ma che ci si metta a misurare il secchiello del popcorn è ridicolo. Prendiamo l’alcol, da noi. Sempre più dannoso. Ma i giovani mica li salvi coi divieti. Li aiuti ridando il senso dell’avventura della vita». Mimmo De Masi per una volta sembra un po’ stretto nel consueto ruolo di sociologo dell’immateriale: «E lo credo, mi sono appena spostato di posto perché avevo accanto una signora straripata!», s’infervora al cellulare dalla poltrona di un Frecciarossa. Spazi vitali e leggi draconiane? «Sì, dobbiamo difenderci da noi stessi, lo dice un grassottello come me. Gli obesi sono un problema di difesa per chi non è obeso. Nel 2020 ci saranno dieci milioni di obesi in più». Già, e quanti milioni di giocatori in più? «Beh, lo spiegò Einaudi: dovendo prelevare soldi dai cittadini, tanto vale cominciare da cose come queste». Sano realismo, forse. Ignazio Marino ha studiato i numeri, con l’impegno che l’ha portato dall’Italia all’America e ritorno, scranno al Senato incluso: «In Italia il fumo ammazza settantamila persone ogni anno, a Napoli un bambino su cinque è obeso, su due bambine nate oggi una arriverà a cent’anni». La salute è insomma una bomba economica pronta a esplodere sulla testa dei nostri figli: «Sì, il 75 per cento delle malattie che determinano cattiva qualità della vita discendono da fumo, alimentazione sbagliata, mancanza di attività fisica». Diciamolo, alla faccia di Popper: i divieti servono, eccome. «Si possono fare due cose. Premiare gli stili di vita corretti, come fanno le compagnie d’assicurazione americane; o punire, come in Inghilterra, dove non ti fanno il bypass orto-coronarico se non firmi un documento legale in cui dichiari che non toccherai mai più una sigaretta. Io credo nell’educazione agli stili di vita. Però da medico, nel mio campo, penso che un paziente se vuole il trapianto di fegato deve impegnarsi a smetterla con gli alcolici». E in fondo siamo solo bambini un po’ cresciuti, ci nascondiamo dietro maestri di pensiero e padri della patria a smangiucchiare una gavetta colma di popcorn ipercalorico. «Ma nell’impulso non c’è niente di male», dice Massimo Ammanniti: «Il problema è se bevi dieci succhi invece di uno, se perdi cento euro a videopoker invece di cinque». Allora, spiega lo psicologo, appare di nuovo lo Stato-Padre, «quello che si occupa dei cittadini-figli, non responsabili. A quello Stato-protettore, io preferisco lo Stato che responsabilizza». Uno Stato per amico, insomma, altro che 007 dell’Health Board di Bloomberg sguinzagliati a beccare i ciccioni che s’ingozzano nel buio d’un cinema. Del resto noi sempre così saremo, americani intransigenti come Albertone nostro: maccarone, m’hai provocato, e io te distruggo! Goffredo Buccini