Alessandra Farkas, Corriere della Sera 14/06/2012, 14 giugno 2012
OLOGRAMMI STAR IN CONCERTO MA MARILYN VA IN TRIBUNALE — È
già stata ribattezzata «la guerra degli ologrammi». Un concerto live con una Marilyn Monroe virtuale che interagisce con cantanti e musicisti dal vivo attraverso il suo ologramma è al centro di una disputa giudiziaria fra Digicon Media, organizzatrice dell’evento, e i legali che rappresentano il patrimonio e l’immagine dell’attrice scomparsa.
Il concerto si svolgerà il prossimo agosto in occasione del cinquantenario della morte della leggendaria star in un’arena americana ancora da stabilire e sarà trasmesso in diretta streaming via web. Ma a minacciare una causa milionaria è adesso l’avvocato della «Monroe Estate» Paul Bost che in una lettera all’Hollywood Reporter accusa il progetto Virtual Marilyn di «violazione di proprietà intellettuale».
Dall’esito della disputa dipende il futuro di uno dei trend più nuovi e interessanti dello showbiz americano: la resurrezione dei grandi miti defunti della musica, attraverso tecniche digitali che consentono non solo di riesumarli in clip formato vintage, ma addirittura di «reinventarli» facendogli dire e fare cose che non hanno mai detto e fatto.
A lanciare la nuova moda sono stati Snoop Dogg e Dr. Dre, che al Coachella Valley Music and Arts Festival dello scorso aprile si sono esibiti accompagnati dalla proiezione del rapper Tupac Shakur, morto nel 1996. Durante il concerto — assecondato dalla madre del rapper Afeni Shakur — Tupac non si è limitato ad «apparire» sul megaschermo sopra il palcoscenico ma si è «presentato» di fronte al pubblico, cantando con i suoi ex partner della Death Row Records grazie ad un’ illusione virtuale costata intorno ai 400 mila dollari.
«I prezzi di questa tecnologia sono ancora esorbitanti», ammette Ed Ulbrich, Ceo della Digital Domain, la compagnia dietro la performance di Shakur, «con questi ologrammi non ci limitiamo a riesumare vecchi clip d’archivio ma diamo una nuova vita e una nuova anima a star che ci hanno lasciato». «È il futuro che ci chiedono i fan», gli fa eco Justin Wilkes, vicepresidente esecutivo di @radical, una ditta che crea ologrammi per la pubblicità.
Ma in America il pubblico si è già spaccato in due di fronte a quello che alcuni considerano come l’equivalente musicale della clonazione umana. «È un enorme passo avanti verso un futuro in cui l’esperienza live dei concerti sarà completamente diversa rispetto ad oggi», teorizza il blog Priceplunge, mentre un altro blogger, Spinner, difende «la musica dal vivo per i vivi».
Ma in un Paese dove la rivista Forbes fa annualmente i conti in tasca ai morti che guadagnano di più (Michael Jackson l’anno scorso ha incassato 170 milioni di dollari, Elvis 55 e John Lennon 12) sono soprattutto gli eredi degli ex big a guidare la nuova crociata dell’ologramma. La Digital Domain ha appena firmato un contratto esclusivo con la Elvis Presley Enterprises per una serie di concerti virtuali con The King. Stanno facendo lo stesso gli eredi di Jim Morrison, storico leader carismatico dei Doors morto nel 1971, e di Jimi Hendrix, uno tra i più grandi chitarristi di tutti i tempi scomparso nel 1970.
Le versioni virtuali dei due artisti si aggiungono a quella di Freddie Mercury, anch’essa in fase di lavorazione. «Sto lavorando all’ologramma di Morrison in 3-D da circa 10 anni», spiega alla rivista Billboard Jeff Jampol, che oltre a gestire il patrimonio dei Doors rappresenta Otis Redding, Janis Joplin, Peter Tosh e Rick James. Jampol annuncia «un’esperienza multimediale che coinvolgerà emotivamente i fan dei Doors». «L’effetto che vogliamo ottenere — spiega — prevede che Jim si muova sul palco, cammini verso lo spettatore, lo guardi negli occhi, canti e poi esca di scena».
E a dar retta all’Hollywood Reporter la tecnologia presto potrebbe contagiare anche il cinema. «Immaginate Marlon Brando che recita dal vivo a Broadway in Un tram chiamato desiderio», scrive il quotidiano, «o Jimmy Stewart virtuale nel remake di La vita è meravigliosa».
Alessandra Farkas