Leonardo Piccini, Libero 13/6/2012, 13 giugno 2012
SCOMMETTE SU PAESI A RISCHIO E TRASFORMA IL GRANO IN ORO
Parlare del “fenomeno Glencore” significa prima di tutto parlare di lui: Ivan Glasenberg cittadino svizzero di origine sudafricana, da 10 anni chief executive di una delle multinazionali più potenti al mondo, il cui business è rappresentato dalle materie prime. Di lui per la verità si sa poco: ha 55 anni, ha iniziato la sua carriera acquistando miniere di carbone e ha fatto di tutto per rimanere il più anonimo possibile. I suoi collaboratori sono pronti a seguirlo in capo al mondo, perché dicono «pochi hanno il suo carisma e tanto fiuto per gli affari» . Lui è solito affermare che «i soldi non godono mai di buona stampa, per cui è meglio stare alla larga dai giornalisti ». Ma da quando ha quotato in Borsa il suo gruppo, prima a Londra, poi a Hong Kong, con un’operazione definita dagli analisti «la più importante degli ultimi dieci anni in Europa», si è dovuto rassegnare: ora nelle piazze finanziarie si parla solo di lui e della quotazione in Borsa del 15,8% di Glencore: un’operazione che gli ha fruttato 11 miliardi di dollari. L’iniezione di liquidità servirà per finanziare nuove acquisizioni, come miniere e giacimenti in Liberia, Sierra Leone e Zambia. Il lancio è stato effettuato con un nome in codice suggerito dallo stesso Glasenberg: “Operazione Galaxy”. Forse per un istante, mentre il suo gruppo scalava gli indici delle Borse internazionali, quest’uomo schivo, avrà ripensato per un attimo alla sua vita, al suo passato e alla tanta strada fatta con tenacia e caparbietà: prima la laurea in Economia all’Università di Johannesburg, poi il master in California e in pochi anni, la consacrazione come trader più potente al mondo. Tanto potente da permettersi relazioni e amicizie con leader politici e capi di Stato e di Governo. Lui, il più grande esportatore di grano dalla Russia, nel 2010 ha realizzato cifre da capogiro trattando direttamente con Vladimir Putin, persuadendo Mosca a imporre un embargo sulle esportazioni proprio quando la siccità portava nel resto del mondo a un rincaro del grano. Qualcuno si chiede che incidenza abbia avuto Glancore nell’ultima impennata dei prezzi di pane e cereali che ha rovinato il bilancio del gruppo McDonald’s, e provocato rivolte e sommosse popolari che hanno scosso l’intero nord Africa dall’Egitto, alla Tunisia, dalla Libia alla Siria. Glencore nell’ultimo anno ha avuto un giro d’affari di 145 miliardi di dollari eunutile netto di 3,8 miliardi. La sede principale si trova a Baar, a dieci minuti da Zurigo, nascosta in un anonimo palazzone bianco. Gli abitanti di questo borgo situato nel cantone di Zugo, un vero e proprio paradiso fiscale, dove hanno trovato casa l’ad di Fiat Sergio Marchionne e Michael Schumaker, nemmeno si sono accorti di lui, perché qui la discrezione è un obbligo. Glencore è un colosso del commercio internazionale, con 57.000 dipendenti e filiali sparse per ogni dove. Il gruppo elvetico ha fatto il suo ingresso trionfale nel FTSE100, l’indice dei cento titoli azionari più importanti della Borsa di Londra: possiede miniere, giacimenti, concessioni minerarie, porti e magazzini stipati di tonnellate di materie prime. E poi, partecipazioni azionarie in società di mezzo mondo e rapporti privilegiati con Russia, Cina, India e Africa. Ivan Glasenberg controlla il 60% del mercato mondiale dello zinco, il 50% del mercato del cuoio, il 45% del piombo, il 30% della produzione mondiale di alluminio, il 25% del carbone, il 10% del grano e il 3%del petrolio. Glasenberg è definito dai suoi collaboratori «una persona dai nervi d’acciaio, un negoziatore paziente e tenace, sempre attaccato a uno dei suoi cinque cellulari». Il suo motto è «kill or die» e pare avere una speciale predilezione per quei collaboratori che vantano un’educazione militare; non a caso come presidente del consiglio di amministrazione si è scelto Simon Murray, un ex parà della legione straniera. «I miei ragazzi - dice con orgoglio - sono capaci di mantenere la calma quando altri perdono la testa e sono capaci di investire là dove altri se la danno a gambe». Glencore opera in Paesi instabili e insicuri come la Repubblica Democratica del Congo, la Colombia, l’Iraq e il Kazakistan. Gli inizi ricordano il film di Oliver Stone “Wall Street”: tutto inizia con Marc Rich il più grande trader di petrolio che la storia ricordi. Fu lui a fondarla nel 1974, allora si chiamava “March Rich & Co”. Nel ’94 Rich, è vittima di un golpe interno e costretto alle dimissioni dal suo management, guidato dal giovane Ivan Glasenberg. Lui dice con orgoglio: «la nostra missione è il business e chi lavora con me fauna montagna di sold». Lo sanno bene i fondi sovrani e gli hedge funds che lo hanno scelto come loro partner: tra questi la Aabar Investments di Abu Dhabi, il Governo di Singapore, Credit Suisse, Ubs, la Black Rock e la banca francese Bnp-Paribas che con lui opera nel settore dell’acciaio.