Rita Cavallaro, Libero 13/6/2012, 13 giugno 2012
CHI COPIA E CHI CANTA MAMELI L’ESAME TERRIBILE DEGLI AVVOCATI
ROMa-Fischi, urla e perfino il coro dell’inno di Mameli. Quello che sembra il copione del perfetto tifoso italiano durante un match del Mondiale di calcio è successo invece al concorso per l’avvocatura di Stato a Roma. Tanto che, per porre fine al teatrino di proteste messo in atto dagli aspiranti procuratori perché «c’era gente che copiava», ieri nella sala dell’Hotel Ergife sono dovuti intervenire addirittura i carabinieri. Risultato: prova sospesa dalla Commissione d’esame e i 976 candidati arrivati all’albergo per tentare di aggiudicarsi tre posti da pg che tornano a casa. La “rivolta” degli avvocati è iniziata intorno alle 15.30. Il malcontento è scoppiato quando alcuni partecipanti si sono accorti che diversi colleghi erano riusciti a portare in aula i codici commentati, testi il cui utilizzo durante l’esame di Stato è vietato. Quello che dapprima era un vocìo si è trasformato ben presto in un trambusto incredibile, con fischi e urla per richiamare l’attenzione della Commissione esaminatrice, finché alcuni candidati hanno deciso di inscenare una protesta eclatante. Improvvisamente nella sala un gruppo di avvocati si è alzato in piedi e ha intonato l’Inno di Mameli, con tanto di finale “mondiale”, il “sì” gridato in coro. Nel parapiglia c’era chi batteva le mani sui tavoli al ritmo, chi denunciava «irregolarità nelle procedure e poca vigilanza perché c’era gente che copiava», chi invece si lamentava di non aver ricevuto le buste prima della dettatura delle tracce. Un casino, andato avanti per oltre due ore, in cui gli esaminatori hanno tentato una trattativa con l’orda di aspiranti procuratori, senza purtroppo riuscire nell’intento. Tanto che, alla fine, la Commissione è stata costretta ad annullare d’ufficio la prova d’esame e a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per calmare gli animi ormai inferociti. Una decisione, quella di sospendere il concorso, presa a causa di «gravi disordini inscenati da una minoranza di candidati che protestavano in modo esagitato contro i tempi eccessivi trascorsi prima dell’inizio della prova (tempi per lo più dovuti all’appello di ben 975 candidati) allegando anche altre pretestuose lamentele », ha spiegato l’avvocato Generale dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza, il quale ha fatto inoltre sapere che l’Avvocatura «si riserva di esperire ogni utile azione contro i responsabili che sono stati identificati». I candidati “ribelli” però si difendono e fanno addirittura insinuazioni su presunte raccomandazioni e preferenze. «È scoppiata la rivoluzione quando si è scoperto che alcuni candidati erano entrati con i codici “commentati”, che non sono ammessi: abbiamo cominciato a chiederci quanti altri candidati fossero riusciti ad aggirare i controlli ed è successo il finimondo», ha detto un candidato, il quale ha parlato di «tempi biblici per entrare» e di nessun «controllo serio sul fatto che qualcuno portasse con sé cellulari, appunti o dispense». Il ragazzo ha ricordato che «all’ingresso non ci consegnano la busta per l’anagrafica, ma ci viene detto che l’avremmo ricevuta solo dopo la dettatura delle tracce: ma così chi garantisce che a qualcuno non arrivi con il compito già fatto?». Il culmine, per l’aspirante pg, «è stato quando si è scoperto che alcuni candidati, tra cui la figlia di un avvocato dello Stato, il giorno prima erano riusciti a far entrare un codice “commentato”. La contestazione è diventata non più arginabile, il presidente non riusciva più a parlare perché costantemente sovrastato dalle proteste e dai candidati che intonavano l’inno di Mamel». Fino all’arrivo della polizia e la sospensione della prova. Quello di ieri è solo l’ultimo dei concorsi all’Ergife finiti alla ribalta delle cronache. Ad aprile scorso, in occasione del test per l’ammissione alla facoltà di Medicina della Cattolica, tutta Roma Nord è andata in tilt, con code record sull’Aurelia di ben 22 chilometri.