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 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

Il governo senza soldi cerca 30 miliardi in Svizzera - Monti a caccia di soldi in Svizzera. Quanti? Difficile dire ma si vocifera di circa 30 miliardi di euro

Il governo senza soldi cerca 30 miliardi in Svizzera - Monti a caccia di soldi in Svizzera. Quanti? Difficile dire ma si vocifera di circa 30 miliardi di euro. Una gran bella cifra che forse potrebbe evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento che varrebbe dai 7 agli 8 miliardidi euro l’anno. Obiettivo di Mon­ti: scovare i capitali italiani che riposano tranquilli nei forzieri svizzeri e tassarli. A questo scopo ha incontrato ieri il presiden­te della Confederazione elvetica, Eveline Widmer-Schlumpf. Il traguardo è quello di siglare quanto prima l’accordo di Rubik, gioco-cubo nel quale tut­ti i tasselli vanno al loro posto, sulla scia di quan­to già fatto tra Svizzera, Germania, Inghilterra e Austria. Il giochino è il se­guente: il governo di Ber­na si fa dire dalle banche elvetiche quanti denari sono di provenienza stra­niera. Poi riscuote un’im­posta liberatoria alla fon­te – ovvero sui conti dei contribuenti stranieri – e quindi la versa agli altri Paesi. In cambio, Berna si impegna a non rivela­re i nomi che stanno die­tro ai conti, garantendo così il più completo ano­nimato dei correntisti. Germania, Inghilter­ra e Austria l’accordo l’hanno già siglato e l’imposta scatterà dal 2013. La Merkel ha stabilito che l’aliquota da imporre ai corren­tisti tedeschi fuggiti in Svizzera vari dal 21 al 41 per cento. La differenza dipende dall’ammonta­re del patrimonio e dal numero di anni in cui i soldi hanno dormito fuo­ri dalla patria. Gli ingle­si, invece, avevano ini­zialmente concordato una forchetta di tassazio­ne che va dal 20 al 25 per cento. Mentre l’Austria ha stabilito un’aliquota che va dal 19 al 38 per cento. Questo una tan­tum. In pratica: il tede­sco che da decenni ha trasferito un capitale di 100 milioni di euro in Svizzera, nel 2013 po­trebbe vedersi tagliare una fetta di 30 milioni, prontamente girata al fisco di Berlino.Poi c’è il discorso relativo ai redditi finanziari. Quel capitale verrà tas­sato anche sulla sua futura rendita finanzia­ria. Chi, su 100, guadagnerà 10, verrà colpi­to dal fisco su quel 10 per cento guadagna­to. Ma le cifre e le aliquote sono tutte ancora da concordare tra Roma e Berna. La domanda clou è: quanti capitali italia­ni giacciono nei forzieri svizzeri? Doman­da da un milione di dollari. Dall’Italia dico­no «boh», dalla Svizzera poco di più. Fonti governative elvetiche, tuttavia, escludono la cifra ventilata qualche giorno fa: 4.200 mi­liardi di euro di capitali stranieri. «Molto meno - dicono - potrebbero essere circa 2.200 miliardi di franchi». Poco meno di 2mila miliardi di euro. Di capitali non sviz­zeri, poi. Mentre è impossibile cercare di ca­pire quanti arrivino dall’Italia. Si presume, tuttavia, che nei caveau elvetici ci siano cir­ca 150 miliardi di euro italiani. Se così fosse, e se l’aliquota media fosse del 20 per cento, Monti potrebbe raggranellare fino a 30 mi­liardi di euro. Un bel gruzzolo. Ma che vantaggi ha la Svizzera a siglare un accordo di tal fatta? Non va dimenticato come il nostro Paese tratta gli elvetici. I qua­li lamentano: noi diamo lavoro a moltissi­mi italiani, i cosiddetti frontalieri. Però im­pedite alle nostre ditte di lavorare in Italia: ci sommergete di carichi burocratici alluci­nanti, ci considerate un paradiso fiscale e ci inserite nella blacklist.