Francesco Cramer, il Giornale 13/6/2012, 13 giugno 2012
Il governo senza soldi cerca 30 miliardi in Svizzera - Monti a caccia di soldi in Svizzera. Quanti? Difficile dire ma si vocifera di circa 30 miliardi di euro
Il governo senza soldi cerca 30 miliardi in Svizzera - Monti a caccia di soldi in Svizzera. Quanti? Difficile dire ma si vocifera di circa 30 miliardi di euro. Una gran bella cifra che forse potrebbe evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento che varrebbe dai 7 agli 8 miliardidi euro l’anno. Obiettivo di Monti: scovare i capitali italiani che riposano tranquilli nei forzieri svizzeri e tassarli. A questo scopo ha incontrato ieri il presidente della Confederazione elvetica, Eveline Widmer-Schlumpf. Il traguardo è quello di siglare quanto prima l’accordo di Rubik, gioco-cubo nel quale tutti i tasselli vanno al loro posto, sulla scia di quanto già fatto tra Svizzera, Germania, Inghilterra e Austria. Il giochino è il seguente: il governo di Berna si fa dire dalle banche elvetiche quanti denari sono di provenienza straniera. Poi riscuote un’imposta liberatoria alla fonte – ovvero sui conti dei contribuenti stranieri – e quindi la versa agli altri Paesi. In cambio, Berna si impegna a non rivelare i nomi che stanno dietro ai conti, garantendo così il più completo anonimato dei correntisti. Germania, Inghilterra e Austria l’accordo l’hanno già siglato e l’imposta scatterà dal 2013. La Merkel ha stabilito che l’aliquota da imporre ai correntisti tedeschi fuggiti in Svizzera vari dal 21 al 41 per cento. La differenza dipende dall’ammontare del patrimonio e dal numero di anni in cui i soldi hanno dormito fuori dalla patria. Gli inglesi, invece, avevano inizialmente concordato una forchetta di tassazione che va dal 20 al 25 per cento. Mentre l’Austria ha stabilito un’aliquota che va dal 19 al 38 per cento. Questo una tantum. In pratica: il tedesco che da decenni ha trasferito un capitale di 100 milioni di euro in Svizzera, nel 2013 potrebbe vedersi tagliare una fetta di 30 milioni, prontamente girata al fisco di Berlino.Poi c’è il discorso relativo ai redditi finanziari. Quel capitale verrà tassato anche sulla sua futura rendita finanziaria. Chi, su 100, guadagnerà 10, verrà colpito dal fisco su quel 10 per cento guadagnato. Ma le cifre e le aliquote sono tutte ancora da concordare tra Roma e Berna. La domanda clou è: quanti capitali italiani giacciono nei forzieri svizzeri? Domanda da un milione di dollari. Dall’Italia dicono «boh», dalla Svizzera poco di più. Fonti governative elvetiche, tuttavia, escludono la cifra ventilata qualche giorno fa: 4.200 miliardi di euro di capitali stranieri. «Molto meno - dicono - potrebbero essere circa 2.200 miliardi di franchi». Poco meno di 2mila miliardi di euro. Di capitali non svizzeri, poi. Mentre è impossibile cercare di capire quanti arrivino dall’Italia. Si presume, tuttavia, che nei caveau elvetici ci siano circa 150 miliardi di euro italiani. Se così fosse, e se l’aliquota media fosse del 20 per cento, Monti potrebbe raggranellare fino a 30 miliardi di euro. Un bel gruzzolo. Ma che vantaggi ha la Svizzera a siglare un accordo di tal fatta? Non va dimenticato come il nostro Paese tratta gli elvetici. I quali lamentano: noi diamo lavoro a moltissimi italiani, i cosiddetti frontalieri. Però impedite alle nostre ditte di lavorare in Italia: ci sommergete di carichi burocratici allucinanti, ci considerate un paradiso fiscale e ci inserite nella blacklist.