Diego Gabutti, ItaliaOggi 14/6/2012, 14 giugno 2012
Quando la storia ha voltato le spalle alla sinistra Come il 1968 cominciò a rifluire nel 1969, e via via che “anticlimax” prese a diventare una parola concreta nel mio lessico», scrive Christopher Hictchens nella sua bella autobiografia, Hitch 22, Einaudi, pp
Quando la storia ha voltato le spalle alla sinistra Come il 1968 cominciò a rifluire nel 1969, e via via che “anticlimax” prese a diventare una parola concreta nel mio lessico», scrive Christopher Hictchens nella sua bella autobiografia, Hitch 22, Einaudi, pp. 551, euro 22,00, «un’altra espressione iniziò a imporsi. La gente cominciò a salmodiare la frase “il personale è politico”. Nell’istante stesso in cui udii questa micidiale espressione, capii, come capita quando si sente una malaugurata fregnaccia, che si trattava — e qui lo stereotipo è perdonabile — d’una pessima novità. Da quel momento in poi, sarebbe bastato essere membro d’un sesso o d’un genere, o d’una sfumatura della pelle, o che d’una “preferenza” erotica, per qualificarsi come rivoluzionario. (_) Ci sono molti modi di datare il momento in cui la sinistra perse o — come preferisco dire — rinunciò al suo vantaggio morale, ma questa era la prima volta che dovevo assistere a una svendita così a buon mercato». Giornalista politico, saggista, in gioventù trotzkista e leader studentesco, ateo militante, polemista, autore d’un geniale pamphlet su Madre Teresa di Calcutta e sulla psicopatologia del fanatismo religioso, Hitchens è mancato pochi mesi fa per un tumore, di cui ha raccontato il decorso, senza lasciarsene mai sgomentare, fino all’ultimo. Hitch 22 è la storia, in senso proprio, di come la storia ha d’un tratto voltato le spalle alla sinistra, che dopo gli anni Sessanta, quando cominciò a crescere l’audience dei movimenti libertari e il movimento operaio e socialista perse senso e sostanza, non ritrovò più le sue radici, se non in caricatura: prima le barricate del sessantotto, poi il terrorismo, infine il delirio armato d’al Quaeda («in uno stupendo giorno di settembre, l’intera punta di Manhattan fu a un tratto inghiottita da una nuvola tumultuante e ribollente di spazzatura che oscurava il sole. In questa spazzatura erano contenuti i resti carbonizzati di tanti miei simili. In un servizio buttato giù a caldo, scrissi che era come se Charles Manson fosse stato fatto dio per un giorno»). Tra le cause umane, di cui un tempo i partiti di sinistra avevano il monopolio, non ci fu più una sola causa di sinistra. Passarono tutte al nemico: le destre hard, liberali e liberiste. Indifferente alle vittime degli attentati, ridotta a flirtare con l’antisemitismo e col medioevo islamista, sempre lì ad augurare e ad augurarsi catastrofi, la sinistra uscì puramente e semplicemente dai territori della ragione per approdare di nuovo, come ai tempi dello stalinismo ma senza più anticorpi, in una Wonderland di puro orrore storico e intellettuale. Hichens ha fatto da testimone a tutto questo. In Polonia, nei giorni di Solidarnosc, «era stupefacente vedere quanto e in che misura il partito-stato dipendesse dalle bugie», racconta Hitch. «Bugie grandi e bugie piccole. Misere bugie nemmeno degne d’essere dette, bugie che avrebbero fatto vergognare un moccioso colpevole e piagnucolante che si caccia le dita nel naso, ed enormi bugie le quali avrebbero persino fatto arrossire un ricattatore o uno spergiuro incallito». E ancora: «Mi ero troppo abituato al nuovo stile della pseudosinistra in base al quale se il tuo avversario riteneva d’avere individuato la più abietta possibile tra le tue motivazioni, era sicuro che quella fosse la tua unica vera spinta ad agire. Questo metodo volgare, che è adesso norma e modello anche per molto giornalismo non di sinistra, sembra concepito per trasformare qualunque idiota vociante in un grande analista». Ma soprattutto: «Il brillante marxista austriaco Ernst Fischer, dopo aver pubblicamente difeso il patto Hitler-Stalin come un imperativo tattico, perse presto tutte le sue certezze quando un dummkopft (un imbecille) comunista gli disse tutto contento: “Sentito le notizie? Abbiamo preso Parigi!” L’idiota si riferiva alla marcia della Wehrmacht sugli Champs-Élisées». O comunismo! O umanità!