Maurizio Molinari, La Stampa 14/6/2012, 14 giugno 2012
Ha imparato a giocare a golf prima di parlare inglese, assieme alle mazze sul green si porta l’iPad, ha appena 14 anni e quando gli hanno comunicato che diventerà il più giovane giocatore di un Us Open si è limitato a rispondere
Ha imparato a giocare a golf prima di parlare inglese, assieme alle mazze sul green si porta l’iPad, ha appena 14 anni e quando gli hanno comunicato che diventerà il più giovane giocatore di un Us Open si è limitato a rispondere. «Sono molto onorato», riprendendo subito l’allenamento. Questo è Andy Zhang, il bambino cinese arrivato quattro anni fa in Florida da una remota località della Repubblica Popolare dove l’istruttore americano Andrew Park lo aveva individuato durante una delle sue periodiche missioni in Asia a caccia di prodigi per conto dell’accademia Leadbetter. Proprio alla Leadbetter di Orlando il piccolo Andy Zhang si è fatto largo, imponendosi per ritmi di lavoro da stacanovista, negli studi come sui campi di golf. Terminerà le scuola solo nel 2016, ma il suo primo traguardo americano lo ha tagliato 48 ore fa quando Park gli si è avvicinato durante un allenamento, comunicandogli che era stato ammesso fra i 156 giocatori che gareggeranno al torneo in programma all’Olympic Club di San Francisco. In ragione della sua età, Andy Zhang diventa così il più giovane concorrente di sempre a quei livelli, visto che finora il primato era detenuto da Tyrell Garth che nel 1941 giocò in un Major un mese prima del suo 16º compleanno. Per avere un’idea di cosa significa, basti pensare che Tiger Woods tentò per la prima volta di essere ammesso a un US Open quando aveva 15 anni ma fallì di poco l’obiettivo. Il motivo tecnico per cui Zhang è stato accettato si deve all’inatteso forfait di Paul Casey, che si è dovuto ritirare a causa di un infortunio a una spalla modificando di conseguenza la classifica delle selezioni. Ma ciò che conta è che Zhang avrà la possibilità di cimentarsi con i grandi campioni del momento in un confronto a distanza che evoca la mitologia. Davanti all’improvvisa notorietà, il quattordicenne con gli occhi a mandorla si schermisce: «Sono onorato di questo e tenterò di divertirmi il più possibile, l’unica cosa che voglio è giocare bene» si limita ad affermare. Per gli appassionati di golf è l’occasione di ammirare l’infaticabile giocatore entrato nelle selezioni per l’Us Open a Lecanto, in Florida, riuscendo ad arrivare fino ai playoff accompagnato dalla stima degli avversari e dalla curiosità di chi ha avuto modo di conoscerlo. Fra ciò che lo distingue c’è il fatto di allenarsi portandosi dietro, oltre a mazze e palline, anche un iPad 2.0 ovvero quello con la telecamera che consente di riprendere la postura del giocatore e la traiettoria dei lanci, quindi di esaminare in tempo reale quanto avviene sul green grazie a un avveniristico software molto utile per correggere subito ogni sorta di errore e posizione. «La differenza fra la mia generazione e quella di Zhang è l’accesso alla tecnologia - ha spiegato Tiger Woods -. Questi giovani hanno a disposizione, sin dall’inizio della carriera, degli strumenti per studiare lo swing che noi non abbiamo mai neanche immaginato potessero esistere. In Corea ho visto bambini che giocavano da appena un anno ma già in grado di impartire alla pallina delle traiettorie praticamente perfette».